Tranne in quel raro periodo di Maggio/Giugno in cui i palazzetti diventano una sauna per migliaia di persone assiepate sugli spalti, una partita di basket si intona più o meno sempre alla stagione climatica. Oggi, per esempio, dopo una stupenda quanto insolita giornata di caldo e di sole novembrino, col primo rinfrescare e il calare del buio è un piacere finire il fine settimana assistendo ad un match di pallacanestro. Per me il piacere è doppio, essendo questa la prima partita di basket stagionale, sebbene il ritardo all’appuntamento sia dovuto a cause non riconducibili alla mia volontà.
Le motivazioni nella scelta di questo Varese-Torino non sono da big-match, ma riconducibili alla classica curiosità insita nella sicurezza di trovare, se non altro, due tifoserie l’una contro l’altra. Da una parte una realtà, quella di Varese, dalla fortissima tradizione e di cui, personalmente, ho un vago ricordo a Roma contro la Virtus ormai più di 15 anni fa. Nulla di recente e, oltretutto, per me è la prima assoluta al PalaOldrini (scusate ma, come preferisco la dicitura PalaEur a PallaLottomatica, allo stesso modo la regola si estende a tutti gli impianti sportivi del mondo). Sulla sponda opposta i Torinesi, tornati nell’élite del basket dopo 22 anni. Con una mossa abbastanza intelligente, la società piemontese ha ripreso lo storico nome Auxilium, garanzia di tradizione cestistica nella città sabauda. La parte ottimistica di me mi dice che, essendo Varese, geograficamente, la trasferta più vicina per i Piemontesi, oltre ai sempre presenti “Rude Boys” dovrebbero esserci un po’ di tifosi “regolari”. La parte realista di me mi dice che, invece, anche in questa occasione il cartellino sarà marcato dai soli ultras gialloblu. E così sarà. Torino soffre lo stesso problema di città come Roma e Milano: il pubblico a vedere il basket ci va, se ci va, quando gli gira e rigorosamente solo in casa; la trasferta è un’utopia, e nessuno sogna praticamente mai di sobbarcarsi centinaia di chilometri per una trasferta. Figuriamoci, ormai nessuno, a parte gli ultras, si muove neanche per il calcio.
Come detto, vincerà la parte più realista di me. Durante il mio avvicinamento al PalaOldrini sento già i Piemontesi in forte spolvero, ma potrò vederli solo dopo aver fatto il mio ingresso sul parquet. Quando posso dare una prima quanto attenta occhiata agli spalti, noto la trentina di ultras dei Rude Boys già posizionati e compatti dentro quella gabbia che qualcuno chiama settore ospiti. Essendo per me il palazzetto di Varese una novità, il ghetto riservato a chi viene da fuori non mi lascia buone sensazioni. L’acustica, ovviamente, è pessima. Figuriamoci la visibilità per coloro che, dopo essersi sobbarcati la trasferta, pagano un regolare biglietto. In ogni caso, quella dei Piemontesi resta una presenza di qualità, improntata sul far quadrato e sul farsi sentire con continuità.
Su sponda Varese, invece, non è di certo questa la partita in grado di richiamare il grande pubblico. Dopo un avvio in sordina, i Lombardi hanno dato segni di ripresa, e aspettano questa partita contro l’ultima in classifica per avere conferma dei progressi mostrati. Anche la curva di casa si riempie pian piano. Chiaramente ho grande curiosità per la prova degli “Arditi” nella loro tana. Quando arriva il momento della palla a due il palazzetto è pieno per due terzi, e la Curva Nord si è abbastanza popolata. Tra i Varesotti spicca lo stendardo in balaustra dei Viking Ticino della vicina Castelletto sul Ticino.
Durante la presentazione delle squadre, l’attenzione del pubblico biancorosso è tutta puntata su Roko Ukic, giocatore croato con contratto in scadenza a Dicembre: i tifosi, per convincerlo a restare, hanno stampato migliaia di fogli con scritto “Roko”, mentre dalla Nord si alza lo striscione “Roko Varese voli te puno” (tradotto dal croato “Roko Varese ti ama”).
Dopo questo momento d’amore per il proprio giocatore, il tifo di Varese comincia con cori tenuti con continuità e alcuni bei bandieroni, sventolati nei momenti di non gioco. La dinamica della curva di casa appare chiara: a tifare è prevalentemente il corposo gruppo alla destra del tabellone, mentre la parte a sinistra, pur presenziando in piedi, è meno rumorosa e costante. Bello, comunque, vedere la presenza fissa del megafono e del tamburo.
Gli ultras ospiti non stanno a guardare e fanno la loro bella presenza. Come pronosticato si sentono poco per la pessima acustica del loro spicchio, ma il tifo viene eseguito con grandissima compattezza e regolarità. Tanti i battimani, bello l’effetto del gruppo coordinato e colorato. Non per niente, anche la sciarpata del secondo quarto può definirsi ben riuscita.
Varesotti e Torinesi non sembrano apprezzarsi particolarmente: durante la partita, almeno da parte di Varese, c’è stato qualche coro contro, mentre non sono ben riuscito a capire se ci sia stata una qualche risposta dalla parte opposta. Bisogna evidenziare come la maggior parte delle dediche biancorosse fosse rivolta agli odiati rivali di Cantù.
Le prime due fasi da 10’ vedono un match piacevole ed equilibratissimo. L’andamento è incerto e il risultato aperto ad ogni soluzione. A partire dal terzo quarto, invece, Varese prende il largo, per poi dilagare nell’ultima frazione. Con la partita sempre più favorevole ai biancorossi (arrivati anche a +21) aumenta la partecipazione del pubblico di casa. Penso a quanto possa “alzarsi la temperatura” quando si gioca un derby. Il potenziale c’è e a tratti appare piuttosto evidente. Nonostante la sconfitta sempre più inevitabile, non mollano di un centimetro i Rude Boys, sfavoriti da risultato, numero e posizionamento del proprio settore.
Il match termina 92-78. È festa totale per Varese, ormai saldamente lanciata in zona play-off, per quanto questo sia ancora l’inizio di questa lunga stagione. Torino deve fare i conti con l’acclimatamento nella nuova categoria, ma le distanze in classifica per ora sono minime, se non nulle. Per me è stato un piacevole momento per riordinare le idee e per avere ancora un po’ di piacere nel raccontare una partita tra due tifoserie contrapposte. Almeno nel basket si può ancora.
Stefano Severi.
- Varese-Torino 8Nov15 basket
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