Secondo il questore Carmelo Gugliotta «la Curva Nord del Perugia è spettacolare» e «vietare le trasferte ai tifosi è una sconfitta per lo sport». Stadio, sicurezza e analogie tra il suo ruolo e quello dell’allenatore sono le tematiche affrontate nel corso della trasmissione tv Speciale dilettanti condotta su Tef da Mario Mariano.

Per il derby Gugliotta ha riaperto i cancelli ai tifosi.
«Bisogna guardare al passato per apprezzare il presente. In passato durante i derby tra Perugia e Ternana ci sono stati feriti, situazioni pericolose, danneggiamenti, agenti all’ospedale, l’ultima sfida di Coppa Italia si è disputata a porte chiuse. Programmando e organizzando l’evento nel 2015 abbiamo riportato 18 mila spettatori sugli spalti e oltre mille ospiti».

L’Osservatorio del Viminale valuta il rischio dei match più caldi.
«Vengono segnalate le partite a rischio in base ai precedenti e al comportamento dei tifosi violenti. Chiaramente gli elementi variano nel tempo. Domenica, per esempio, è stata vietata la trasferta ai tifosi della Roma a Bergamo. Penso che vietare le trasferte rappresenti una sconfitta per lo sport. Cose di questo genere purtroppo avvengono solo in Italia, non credo siano vietate in altri Paesi europei».

E se le spese per l’ordine pubblico venissero imposte alle società anziché rimanere a carico dello Stato?
«Condizionare l’atteggiamento di certe società che a volte favoriscono o quanto meno non contrastano adeguatamente i tifosi violenti – non sto parlando di quelle locali – potrebbe essere indicativo. Se dovessero sobbarcarsi le spese magari ci ripenserebbero… teniamo presente però che la polizia interviene in moltissimi eventi, tra cui concerti di musica, perciò il discorso andrebbe ampliato. Per ogni servizio d’ordine più impegnativo chiediamo uomini che devono lavorare ma anche mangiare e dormire. Allo stadio ne chiediamo troppi o troppo pochi? Quando le cose vanno male sento dire che l’evento è stato preso sottogamba e ne avremmo dovuti pretendere di più, quando invece va tutto bene il commento è che lo stadio era blindato. Prevenire è sempre meglio. A Perugia ormai il nostro piano è collaudato e funziona: è necessario isolare il percorso dei tifosi ospiti per evitare il contatto tra le frange rivali indirizzandoli direttamente nel loro settore. Dal punto di vista della viabilità è un piccolo sacrificio per la gente ma pur sempre sopportabile».

In Umbria ci sono tensioni minori tra gli ultrà e la polizia rispetto ad altre piazze dove non esiste neppure il dialogo.
«A Perugia possono andare allo stadio le famiglie perché non succede nulla. Qui ho trovato un tifo meraviglioso, la Curva Nord è spettacolare, sono innamorato di questa curva perché incita la squadra per 90 minuti anche quando va male. Non assistiamo a contestazioni che mi è capitato di dover gestire in altre città. Di solito la sconfitta crea momenti di tensione, qui invece c’è un tifo caldo ed estremamente corretto. Sono rimasto soddisfatto del comportamento dei tifosi biancorossi in moltissime circostanze. C’è soltanto una piccola frangia di irriducibili che potrebbe migliorare…».

Il ruolo del questore è paragonabile in qualche modo a quello dell’allenatore?
«Serse Cosmi a Trapani ha avuto il coraggio di lanciare un ragazzino che dall’Eccellenza si è ritrovato in Serie B. Questo è un grande merito per un buon allenatore con scarse risorse economiche a disposizione. I questori non hanno la bacchetta magica per risolvere i problemi ma credo che l’importante sia motivare sempre chi lavora al tuo fianco per farli esprimere al meglio. I funzionari e il personale della questura non li definisco collaboratori bensì professionisti che mi affiancano. Sono protagonisti quanto me del progetto».

Il suo Palermo cambia allenatore un po’ troppo spesso…
«Cambiare allenatore non significa automaticamente far funzionare la squadra. Nei campionati maggiori assistiamo a continui turn-over di panchine ma è necessario fare programmi a lunga scadenza per mettere tecnico e giocatori nelle condizioni migliori per poter lavorare».

Al questore invece i cittadini chiedono sicurezza. Pur sempre risultati…
«I numeri finora ci stanno dando ragione perché i reati sono diminuiti ma la percezione dell’insicurezza è ancora alta. Lavorare sulla percezione è difficile ma non è solo compito nostro. Intanto la polizia si concentra sulle cose reali. I perugini sono nostalgici e ricordano una Perugia che non c’è più e difficilmente tornerà. A Perugia la qualità della vita è ottima, temo che molti perugini non abbiano piena coscienza della situazione generale e di come si vive in altre parti d’Italia. In questa città si vive bene, la gente è riservata ma cordiale e collaborativa».

Dal punto di vista della sicurezza il centro storico è migliorato.
«Bisogna tenere alta l’attenzione e guardarsi, sempre, la società ne prenda atto. In centro alcuni cittadini hanno attuato un progetto molto interessante di collaborazione: attraverso Android ci hanno inoltrato immagini su cui abbiamo potuto lavorare per operazioni di polizia. Ora però il problema maggiore del capoluogo umbro non è il centro storico quanto le periferie. Lì vivono i ceti sociali più poveri, ci sono minori controlli, circola meno gente e perciò diventa più facile commettere reati di microcriminalità. Anche perché nonostante la crisi molte persone non vogliono abbassare il tenore di vita precedente e perciò sono costretti a delinquere. E’ necessario focalizzare l’attenzione sulle periferie, vanno pianificati progetti. Va anche aumentata la videosorveglianza».

Gugliotta è arrivato a Perugia nel gennaio 2014. Complice un po’ di fortuna sono diminuiti gli omicidi, gli accoltellamenti, le morti per overdose…
«A Perugia ho vissuto la mia miglior esperienza professionale. Non subisco pressioni esterne e questo è un complimento alle istituzioni politiche. In questi 28 mesi ho potuto lavorare in piena autonomia e nella massima libertà. Posso garantire che non è sempre così, spesso siamo pressati da richieste. Vengo dalla Sicilia, un territorio dove condizionamenti ce n’erano».