Vercelli ad agosto è per forza come ce la si immagina.
Silenzi intervallati da voci quasi schiacciate dall’umidità che ammorba queste terre, tanto belle quanto lontane.
Lontane dal rumore delle città che fanno ombra. Lontane dalla frenesia.
Il “Piola” in questo senso è un simbolo e dà l’impressione di mal digerire il tempo che passa. Conserva intatto il fascino dei tempi che furono attraverso piccoli lampi di storia fra l’opprimente modernità obbligata.
Barriere, acciaio, tornelli.
Ma anche qualcuno affacciato ai balconi dei palazzi, le vie strette tutt’intorno, le insegne messe lì a ricordare quanta storia è passata di qui.
Il “Piola” ai miei occhi somiglia maledettamente alla propria città, portandosi dietro tutti i suoi pregi ed i suoi difetti.
La tipica freddezza piemontese ma anche l’orgoglio estremo che è attaccamento alla propria storia, alla propria antica tradizione.
Per questo dentro il tifo procede a fiammate, non tanto legate alla gara ma a folate di passione, a volte persino inaspettate.
Il merito è di chi ancora prova a crederci e nel suo piccolo porta avanti un certo modo di vivere lo stadio e la città. E a cui va dato atto.
Io spesso mi distraggo a guardare chi si danna per far tifare tutti e penso a quanto difficile sia tener vivo il fuoco in città come Vercelli.
Nei silenzi però non posso far a meno di pensare al vero vuoto che riempie gli occhi di questa serata agostana.
Un settore ospiti deserto che racconta di un altro estremo attaccamento alla propria città ed alla propria storia.
Da Ascoli non è partito nessuno.
Il terremoto che ha sconvolto il centro Italia ha richiesto l’intervento di tutti e ha trovato nella curva ascolana un bacino di aiuti immediato ed importante.
Non serve aggiungere altro.
Vercelli ed Ascoli mi hanno raccontato, ognuna a proprio modo, una storia di amore per la città e per i propri colori.
Semplice, di certo non trascendentale, ma sicuramente sincera e diretta. Senza fronzoli.
Essere Ultras in buona sostanza è tutto qui. E di questi tempi non è per nulla scontato.
Gianluca Pirovano.