La storia, lì per lì, è passata in secondo piano, fino a tornare al centro della scena con la clamorosa decisione del sindaco di Bellegra (piccolo paese di 3.000 abitanti in provincia di Roma) di far giocare alla propria squadra tutte le partite a porte chiuse fino al termine della stagione. Il primo cittadino di Bellegra, quindi, si sostituisce al giudice sportivo, usando una mano molto più pesante, nell’ambito di una classica storia di violenza nel calcio di provincia che però, tuttavia, sta cominciando persino a distribuire dei Daspo in un paese solitamente estraneo a queste dinamiche.
Come detto, Bellegra è un paese in provincia di Roma situato un po’ in altura. Il campo si trova al termine di una strada senza uscita in discesa. La squadra si chiama Serpentara Bellegra Olevano, una delle strane creature nate da fusioni che sarebbero state quasi improponibili in altri tempi. Per quelle che sono le medie laziali, il Serpentara Bellegra Olevano ha un buon pubblico, e anche un gruppo di ragazzi che si raduna dietro ad uno striscione. Del resto, anche il campionato di Eccellenza è un ottimo palcoscenico a queste altitudini. Mercoledì scorso si giocava la partita di ritorno dei sedicesimi di Coppa tra il Serpentara e l’Audace San Vito Empolitana, praticamente l’ex Pisoniano, compagine che ha anche militato in Serie D e che, nonostante il paese abbia neanche un migliaio di abitanti, vanta un’ottima tradizione nel calcio laziale. Questo almeno nel calcio prima della crisi economica, che ha portato anche il Pisoniano a fare diverse fusioni e cambi di denominazione. Quello tra Serpentara ed Audace è un vero derby: essendo distanti pochi chilometri, si conoscono i giocatori e spesso i dirigenti, che a più riprese non se le sono mandate a dire per svariate faccende.
Come si vede dal video a fondo articolo, il derby si è acceso già a fine partita, quando un fallo laterale ha scatenato numerosi diverbi tra i giocatori, coinvolgendo la tribuna. La situazione è degenerata nel post partita, quando è stato coinvolto prima un giocatore ospite (lancio di una bottiglietta d’acqua addosso da parte di un sostenitore locale, pur con la recinzione a dividere) e poi il nonno dello stesso che, cercando di recuperare in auto il nipote, è stato anch’egli aggredito dai locali, i quali non hanno gradito l’audace manovra al volante. Stando alle testimonianze, c’erano tre carabinieri che, almeno sul momento, hanno fatto finta di nulla. Per chi non è pratico del calcio minore laziale, quando si va in piccoli centri, soprattutto se isolati, capita spesso che il conoscersi troppo bene tra paesani porta al non intervento. Gli attimi di tensione hanno coinvolto più persone e, tutto sommato, date le premesse, nonostante le botte volate, la situazione non è degenerata in maniera estrema.
Tuttavia gli strascichi sono stati inevitabili. Tramite passaparola, un dirigente di polizia, di grado piuttosto alto, ha saputo della vicenda e chiesto approfondimenti al commissariato locale che, a quel punto, non ha più potuto ignorare la faccenda e avrebbe convocato alcuni sostenitori del Serpentara coinvolti, comminandogli tre Daspo. Oltre a ciò, il clamore mediatico e alcune precedenti segnalazioni sui parametri di sicurezza del campo di Bellegra (è stato spesso contestato il fatto che il settore ospiti, costruito da poco, ha come unico passaggio la tribuna locale) hanno indotto il sindaco di Bellegra al provvedimento più drastico, ovvero chiudere al pubblico lo stadio per il resto della stagione. È curioso come tale ordinanza sia stata attuata a seguito di uno spiacevole episodio e non quando c’erano state le prime segnalazioni, peraltro già da tempo; un classico esempio di mentalità italiana dove i provvedimenti arrivano dopo il danno e devono per forza essere estremi, invece di ragionare su soluzioni per prevenire e più di buon senso.
Se per i tifosi delle maggiori serie nazionali tra Daspo di gruppo, recidive, settori chiusi, trasferte vietate e tessere del tifoso la vita è dura, anche nei campionati locali non si sorride: la repressione più estrema non arriva più esclusivamente dalle forze dell’ordine, ma anche dagli organi cittadini.
Stefano Severi