Entrare al “Tubaldi” di Recanati è una sfida con me stesso. Non ricordo una sola volta che non ho avuto problemi. Quest’oggi non si trovava l’addetto per gli accrediti, e dopo oltre 30 minuti di attesa e qualche imprecazione, riesco ad entrare giusto in tempo per assistere al mini corteo degli ospiti. La città Leopardiana dista poco più di 10 km da Castelfidardo, e questo farà si che saranno in quasi 300 unità, di cui un centinaio di ultras.
La gara è importante per entrambe le squadre, la Recanatese a soli 2 punti sopra i Play out, mentre al Castelfidardo serve una vittoria per uscirne. Entrambe le tifoserie quindi, cercano di portare più gente possibile allo stadio appellandosi con volantini e adesivi.
Lo spettacolo che offriranno le due fazioni sarà di quelli che piacciono a me: “piccole realtà” che non fanno comunque mancare mai il sostegno alla propria compagine.
Andando per ordine e cercando di essere il più imparziale possibile, inizio a raccontare la tifocronaca di Recanatese-Castelfidardo. Gli ospiti partono molto bene, con belle manate e accendendo diverse torce verdi. I loro cori, specialmente nei primi venti minuti di gara, saranno molto forti e continui, tanto da spingere la loro squadra a chiudere il primo tempo in vantaggio di un gol. Calano nella ripresa, accusando anche il doppio vantaggio dei padroni di casa. La rabbia della sconfitta, che li condanna matematicamente agli spareggi per mantenere la Serie D, è tanta e a fine gara contesteranno la squadra all’esterno degli spogliatoi.
Parlando dei padroni di casa, orfani da inizio campionato del loro settore, prendono posto nell’unica tribuna dell’impianto. Come al solito saranno un bel vedere e sentire, molto colorati con bandiere e due aste sempre alzate. Saluteranno l’ingresso in campo dei giallorossi con bandierine e una bella torciata. La loro prestazione, malgrado lo svantaggio iniziale, sarà veramente bella, con manate accompagnate da quel meraviglioso suono del tamburo, un paio di sciarpate, diversi cori goliardici e contro i rivali di Porto Potenza. Molto gradito dal sottoscritto, di origine partenopee, il ritornello di “O’ sole mio” tirato fuori quando una pioggia fitta e fastidiosa cominciava a dare diversi problemi.
A fine gara la squadra viene chiamata sotto il settore, per ricevere il giusto applauso per questa vittoria che dà la quasi matematica salvezza. I loro cori proseguiranno persino quando giocatori e terna arbitrale faranno rientro negli spogliatoi. Approfittando della gentilezza di un adetto, riesco ad entrare sugli spalti, unendomi agli ultimi cori e dando sfogo alla mia ugola. Il viaggio di ritorno sarà carico di emozioni, per questa stupenda domenica passata fra cori, torce e tamburi, alla faccia di chi vede in questa passione il male di una Nazione.

Francesco Fortunato.