Dalla manciata di gradi della Russia Bianca al clima ancora estivo della Sicilia. Tutto questo in pochi giorni, giusto il tempo di tornare a casa il venerdì sera per ripartire la domenica mattina, ovviamente armato di costume e asciugamano. Approfittando di un lunedi non lavorativo, mi fermerò in terra sicula anche per il posticipo fra Trapani e Perugia.
Sbarcato con l’aereo proprio nello scalo trapanese, raggiungo il capoluogo in pullman, scendendo in Via Lazio, a pochi metri dal Renzo Barbera. Dopo qualche goccia, il cielo apre lentamente, lasciando spazio ad un caldo dapprima piacevole e poi umido e fastidioso. Percorro a piedi la strada fino allo storico impianto palermitano, dove un’ora prima del match sono radunati ai classici chioschetti tutti i gruppi del tifo rosanero che tra una birra e un panino con le panelle intonano cori ed accendono diverse torce e fumoni. Sempre bello vedere questo momento d’aggregazione, in un movimento che tende sempre più alla disgregazione e all’individualismo.
Dopo aver superato i prefiltraggi ritiro il mio accredito e salgo la tortuosa scalinata che conduce alla tribuna stampa. Mancando pochi minuti al fischio d’inizio rimango abbastanza sorpreso da un aspetto: lo stadio è pressoché vuoto. E’ vero che l’inizio di campionato non ha certamente visto un Palermo scintillante, ma è anche vero che i ragazzi di Iachini non occupano di certo l’ultimo posto a dieci punti di distanza dalla penultima, e soprattutto siamo ancora alle prime giornate. Praticamente, se oggi non ci fossero stati gli ultras delle due squadre, la partita si sarebbe giocata a porte chiuse. E questo deve essere sintomatico e far capire quanto la gente ormai si sia disaffezionata al calcio ed alle sue turbe psichiche. Se Palermo, che è una delle città più grandi del Paese, fa poco più di 15.000 spettatori per una partita importante come questa, un motivo ci sarà pure. Basti pensare che lo scorso anno, con la stessa gara giocata in notturna, di sabato e soprattutto con i biglietti al doppio del prezzo (una curva costava 40 Euro, contro i 20 di oggi), c’erano almeno il doppio degli spettatori.
Anche il dato del settore ospiti non è certamente di quelli che passeranno alla storia. Saranno poco più di 300 i romanisti presenti. Il mio scetticismo è dovuto al fatto che ormai raggiungere Palermo non è più un’impresa titanica come un tempo. Ricordo le mie prime volte ai piedi del Monte Pellegrino, con viaggi in treno interminabili che quando arrivavi ti sembrava di aver toccato la punta dell’Italia. Ormai quasi tutti si muovono in aereo, con prezzi spesso stracciati, e vista la situazione cui è costretto il tifo romanista, impossibilitato a sostenere i giallorossi all’Olimpico, mi aspettavo qualcosa in più a livello numerico.
Le squadre entrano in campo e come sempre la Nord si divide in due tronconi. Uno più striminzito, occupa la parte superiore, dietro lo striscione Ultras Palermo, mentre quello più corpulento è posizionato in basso. La Curva Nord Inferiore è ormai una realtà consolidata da qualche anno, ed i ragazzi dei gruppi che la compongono hanno fatto davvero un ottimo lavoro, riportando il tifo palermitano su ottimi livelli. Anche qui il cruccio rimane quello numerico, ma per il resto saranno gli indiscussi protagonisti nel vuoto del Barbera. Manate, sciarpata, qualche torcia accesa qua e là, tanti bandieroni e il ritmato suono del tamburo a scandire i canti eseguiti nel tipico stile italiano. Nonostante oggi il Palermo non scenda praticamente in campo, andando sotto di tre gol dopo appena 30 minuti, i suoi ultras dimostrano attaccamento e dedizione alla causa, mettendo quella “tigna” giusta che apprezzo infinitamente, al cospetto di un movimento dove ormai al primo gol subìto generalmente si smette di cantare per dar spazio a contestazioni più esibizioniste che altro.
Su fronte ospite, buono il primo tempo degli ultras capitolini, ovviamente galvanizzati dal triplice vantaggio. Numerosi stendardi e belle manate ad accompagnare i loro cori. Come sempre non mancano gli attestati di rispetto con i dirimpettai rosanero, a sottolineare l’amicizia tra alcuni gruppi di casa e gli ultras della Capitale che ormai dura dalla notte dei tempi. Ovviamente non mancano sfottò contro avversari comuni come Lazio e Catania, applauditi praticamente da tutto lo stadio.
Nella ripresa i padroni di casa tentano di raddrizzare le sorti dell’incontro, accorciando prima le distanze con Gilardino e segnando poi il 2-3 allo scadere con Gonzalez. Ma ci pensa uno scatenato Gervinho a chiudere i conti, siglando il definitivo 2-4 in pieno recupero. Il pubblico siciliano ha apprezzato la reazione dei suoi giocatori ed al triplice fischio li applaude, comprendendo anche il differente tasso tecnico tra le due compagini. Applausi e ovazioni anche per la Roma, che approfittando del pareggio dell’Inter a Genova con la Sampdoria, rosicchia altri due punti ai meneghini.
Prendo velocemente tutto il mio materiale e mia avvio verso le uscite. Da buon malato mentale ho deciso di buttare un’occhio anche al basket, con il palazzetto posto a circa 5km dallo stadio e un tragitto da fare, in tutta probabilità, a piedi vista la scarsa frequenza dei mezzi pubblici. Ma questa è un’altra storia!
Simone Meloni