All’indomani dell’incontro con Zagabria, c’è un’altra partita dei preliminari dell’Europa League nel Granducato. Data una certa mia disillusione della vigilia, mi aspetto quasi niente. So che ci saranno tifosi turchi, ma tutti della “diaspora”. Dunque, da un punto di vista ultras, poco interesse attorno a questo match.
Decido di andare allo stadio comunque, seppur con pochissima voglia. L’atmosfera è totalmente diversa rispetto alle premesse della vigilia. Di fronte al settore ospite, posso notare un gruppo di ragazzi con uno striscione, un tamburo e magliette ultras. Seconda cosa, l’addetto stampa si è mostrato totalmente disponibile e sia io che il buon Giovanni siamo in lista a nome “Sport People”, piccola soddisfazione che ci era stata negata il giorno prima. Ultima cosa, possiamo scattare liberamente a bordo campo anche se non ci sono più pettorine disponibili.
Oggi è il Differdange a fare gli onori di casa, una squadra di una città a 20 km a sud della capitale che riceve sempre allo stadio “Josy Barthel”, sede delle partite della nazionale. Solo la gradinata e la tribuna sono aperte e ci saranno 3.455 spettatori, tra cui almeno 700-800 sono turchi, tifosi del Trabzonspor.
Il settore ospite oggi è diverso da quello di ieri: ad accogliere i tifosi avversari è designata metà della gradinata. Diversi striscioni e tante bandiere turche.
Per la squadra Lussemburghese, ci sono tre stendardi, uno con la bandiera del paese e il nome della città, l’altro con “Ultras Differdange” e l’ultimo è una bandiera nazionalista di Cipro (in chiave anti-turca). Il peggio non so se sia appendere queste pezze restando tutti seduti, senza nessuno in piedi a tifare, oppure se è più ridicola la bandiera provocatoria su Cipro con nessuno dietro che se ne assuma le conseguenze…
Passiamo ai vicini di gradinata, cioè gli ospiti. Ci sono tre striscioni che dominano, il primo è la sezione Europa di un club, oltre al quale ci sono due striscioni più significativi: il primo semplicemente recante la scritta “Ultras” e l’altro sempre di una sezione Europea, ma questa volta di un gruppo di stampo ultras che si chiama “Vira”. Uno di loro mi dice che non si sono tifosi della Turchia, ma solo dell’Europa. Per quelli che vivono in Turchia c’è bisogno di un visto, e dunque loro ci sono solo per le partite più importanti.
Trabzon è un importante porto a nord est della Turchia. La sua squadra calcistica è giovane, essendo nata nel 1967 dalla fusione di quattro squadre di Trabzon, ciò nonostante fa parte del gotha del calcio turco, tanto che è stata la prima squadra non di Istanbul a vincere il titolo. Il calcio turco è sempre stato dominato dalle tre grandi società Stambuliota (Besiktas, Fenerbace, Galatasaray), ma il Trabzonspor è riuscito comunque a vincere la bellezza di 6 scudetti ed 8 coppe nazionali dalla sua fondazione ad oggi.
Quando le due squadre entrano in campo, comincia il tifo dal settore turco. I ragazzi del “Vira” sono una quarantina e si distinguono con le loro magliette nere, a differenza della maggiore parte dei tifosi turchi che indossano la maglia azzurro-granata della società. Ci sono due lancia-cori senza megafono e a seguirli saranno tra i centocinquanta e i duecento, a seconda della fase della partita. Un tamburo dà il ritmo e per tutto il primo tempo ci sarà un tifo continuo.
Si possono vedere tante donne, con il velo o senza, alcune delle quali tifano in mezzo al gruppo, come una di mezz’età, col suo velo e i suoi occhiali da sole, che tifa praticamente per tutta la partita: passione pura, molto più di quella racchiusa negli slogan che certi ragazzi stampano su magliette o sciarpe, ma lasciano inapplicata nei fatti.
Ci sono pure un sacco di famiglie ai lati, ma anche qualcuna in mezzo al gruppo che tifa. Il primo tempo finisce 0-1 per il Trabzonspor. Poche le speranze residue per i giocatori lussemburghesi, che avevano già perso 1-0 all’andata.
Il secondo tempo riprende su questo bel ritmo, con canti non clamorosamente potenti, ma che comunque si sentano bene.
Verso l’ora di gioco decido di andare proprio sotto il loro settore, perché tradizione vuole che al 61° minuto di ogni partita accendano torce e lancino petardi. Perché questa tradizione? Il 61 è il numero sulle targhe automobilistiche della regione di Trabzon ed è anche una data simbolo, nel 1461 infatti, la città fu presa dagli Ottomani, ultimi reduci dell’impero Bizantino.
In effetti, al 61° minuto comincia lo spettacolo, con un boato a cui fanno seguito i fumogeni e altre torce. Non sono tante, ma è un bel colpo d’occhio. Stranamente gli steward si mettono in disparte, segno che oggi la Sicurezza sapeva qualcosa ed ha preferito lasciar fare, piuttosto che andare a colpire i ragazzi.
Il tifo continua e sembra che l’entusiasmo vada addirittura aumentando, fino a quando il Differdange segna: il miracolo non è tanto il goal in sé, quanto il fatto che per la prima volta della partita, si alzino alcuni canti di sostegno ai biancorossi di casa. Un accenno d’entusiasmo che durerà appena un minuto.
Il Trabzonspor riprende poi la sua corsa verso la vittoria, segnando il goal del 2-1 definitivo. La partita si conclude così, con i giocatori che vanno a ringraziare il loro pubblico e qualcuno che regala la propria maglia per ringraziare i più fedeli autori di questo bel supporto.
Testo di Sebastien Louis.
Foto e video di Giovanni Ambrosio, Black Spring Graphics Studio.