Se penso al Monopoli e ai monopolitani non posso che avere bei ricordi. Era il 2005, se non erro, la prima volta che vidi gli ultras biancoverdi in azione. Altri tempi, sono passati ben dieci anni nonostante mi sembri ieri. Era uno Scafatese-Monopoli di Serie D, forse uno dei miei primi approcci con una tifoseria dell’hinterland barese. Ricordo bene come, assieme all’altro ragazzo con cui giravo sempre in quel periodo, rimanemmo davvero molto soddisfatti da quella partita e in particolar modo dalla prestazione degli ultras del Gabbiano. Nella stessa annata li andammo a vedere anche in quel di Torre Annunziata, e il copione non cambiò di una virgola.

A due decadi di distanza tante cose sono cambiate e avere aspettative ormai credo sia persino sbagliato. La regressione del movimento ultras italiano è palese. Purtroppo tutto ha un inizio e una fine. Eppure quando so che il Monopoli giocherà non troppo lontano da casa mia, ad Aprilia, per il ritorno della semifinale di Coppa Italia Dilettanti contro la Lupa Castelli Romani, nonostante sia impegnato al lavoro cerco in tutti i modi di cambiare turno per andare a dare un’occhiata. E ci riesco.

La Lupa Castelli Romani è, probabilmente assieme alla Lupa Roma, il massimo prodotto da calcio moderno in circolazione di questi tempi nel Lazio. Un sodalizio nata sulle ceneri di un’altra società senza storia e tradizioni, quel Real Torbellamonaca Zagarolo che solo leggerne il nome è esplicativo di quello che possa, o meglio dire non possa, aver rappresentato. La sede del club è Frascati, storica cittadina dell’unica vera Lupa che sia mai esistita nel Lazio, vale a dire la squadra legata alla città che diede i natali al “Fornaretto” Amedeo Amadei, indimenticato attaccante della prima Roma scudettata e che ha perso il proprio club in luogo della Lupa Roma, artifizio giullaresco attualmente in Lega Pro.

Sta di fatto che pur avendo la sede a Frascati, la Lupa Castelli Romani disputa le sue gare interne a Rocca Priora, altro paesino dell’area castellana. Un terreno di gioco inadeguato, basti pensare alla chiusura per gli ospiti in occasione del big-match contro la Viterbese (da leggere l’articolo scritto da Stefano Severi in merito https://www.sportpeople.net/quei-viterbesi-sulla-collina-di-rocca-priora/) che di fatto rende il campionato falsato in parte e che mai avrebbe potuto ospitare i numerosi tifosi pugliesi intenzionati a seguire la propria squadra in trasferta.

Per l’occasione la gara viene pertanto spostata al Quinto Ricci di Aprilia, contesto più consono a una partita di Serie D rispetto al derelitto impianto di Rocca Priora. Nonostante il 2-2 dell’andata da Monopoli è attesa una massiccia rappresentanza, con i biglietti posti in vendita dal venerdì.

Per raggiungere la cittadina pontina opto per il comodo treno, che in mezz’ora mi porta a destinazione. Lo stadio non è propriamente vicino, ma con una ventina di minuti sono al botteghino dove ritiro l’accredito, prendo la pettorina ed entro in campo. Nel settore ospiti sono già presenti tutte le pezze dei gruppi, per un numero di circa 250-300 tifosi biancoverdi. Una presenza di tutto rispetto, anche al di là delle mie più rosee aspettative. Non va dimenticato che siamo pur sempre in un giorno lavorativo e che al Gabbiano serve una vera e propria impresa per accedere alla finale: battere una corazzata che finora sta letteralmente uccidendo il proprio girone. Che il fattore campo non sia un problema non c’è neanche bisogno di dirlo, nella tribuna di casa infatti siedono solo parenti dei giocatori e addetti ai lavori, nonostante nella passata stagione un piccolo gruppetto, i Warriors, avesse provato a portare un minimo di sostegno alla squadra.

Gli ultras pugliesi riscaldano i motori una decina di minuti prima del fischio d’inizio, offrendo un paio di belle manate ritmate dall’immancabile tamburo, oltre a mostrare i bandieroni che per tutta la gara saranno sempre tenuti in alto. Quando le formazioni mettono piede sul terreno di gioco può iniziare anche il vero e proprio spettacolo del tifo. I monopolitani dettano subito la linea del loro stile, con cori lunghi e lenti che si accendono grazie alla buona gestione del lanciacori.

Sulla loro prestazione in realtà c’è poco da dire, il gruppo centrale che fa tifo riesce quasi sempre a coinvolgere il resto dei presenti e a livello di colore la performance è di quelle da ricordare, con ben due sciarpate e gli stendardi tenuti quasi sempre alti. Al 43’ l’episodio chiave della partita, con D’Anna che insacca il pallone nella porta avversaria provocando la scalmanata esultanza dei propri tifosi. Una gioia liberatoria, soprattutto per quanto si era visto in campo, con la Lupa vicina in più di un’occasione al gol.

Nella ripresa sugli spalti si ricalcano i primi 45’. Ben poco da eccepire ai tifosi biancoverdi, in particolar modo apprezzo il fatto che il loro repertorio abbia mantenuto anche cori tradizionali, senza sconfinare a tutti i costi nella playlist made in YouTube che sta cominciando a diventare uno dei veri e propri cancri del tifo italiano, uccidendo quel residuo di fantasia e creatività che ci era rimasto. La seconda frazione scorre con gli attacchi costanti ma sconclusionati dei padroni di casa e la sofferenza cronica dei supporters del Gabbiano, i quali negli ultimi minuti alzano i decibel, intuendo che la vittoria è vicina.

Il direttore di gara concede 5’ di recupero e quando dopo l’ultimo giro di lancette decreta la fine delle ostilità bellissimo è il boato del settore ospiti, con i giocatori che corrono a festeggiare arrampicandosi sulla rete per abbracciare i tifosi. La finale è centrata, nella gara secca del Due Strade di Firenze i pugliesi troveranno la Correggese. In campo entrano un po’ tutti, con la polizia che guarda vigile ma, una volta tanto, non interviene capendo le intenzioni del tutto pacifiche di ragazzi e signori che vogliono solamente celebrare un importante traguardo.

Questo è forse uno dei momenti più alti che il pallone ci possa regalare, se non altro per l’ormai atavica indifferenza che i personaggi di questo sport regalano quotidianamente a chi li segue con fedeltà e passione. Quando l’orologio segna le 16 capisco che è il momento di andare se non voglio perdere il pullman per la stazione Anagnina. Lascio lo stadio soddisfatto per aver vissuto un bel pomeriggio ed aver ritrovato una tifoseria che ha mantenuto intatto il suo fascino. E’ superfluo svelare che sperassi in un successo del Monopoli, volendo estremizzare il concetto si potrebbe quasi dire che per una volta il bene ha sconfitto il male. E’ un paradosso, chiaro. Ma neanche troppo lontano dalla realtà.

Simone Meloni

https://www.youtube.com/watch?v=82aHkdhf1Qw