Non voglio parlare delle solite porcate estive, sempre e comunque ai danni di chi in barba a tutto e tutti ogni domenica come, un rito Sacro, indossa quella sciarpetta al collo infischiandosene della categoria e sdell’imminente fallimento della sua squadra. Non parlerò di partite truccate da persone che col calcio non hanno nulla a che vedere, non è roba da ultras, quindi mi limiterò a scrivere quelle splendide e meravigliose emozioni che che questo derby marchigiano mi ha regalato. Parlerò solo della meravigliosità dei sambenedettesi che per 90 minuti hanno tenuto in mano lo striscione ultras, della tenacia dei Fermani e di quella splendida sensazione che mi ha fatto compagnia per tutto il viaggio di ritorno.

Ma andiamo per ordine. Come accade ogni volta che decido di partire con calma, mi ritrovo in autostrada a sfidare tutor e autovelox, ma riesco a raggiungere Fermo giusto in tempo per vedere l’ingresso degli ultras rivieraschi e a gustarmi i primi cori di sfottò della Curva Duomo, che anche quest’anno è guidata dai ragazzi del Nucleo.

Partono veramente bene i 600 ospiti che, oltre a ricordare Massimo Cioffi, chiedono rispetto per la loro città e la loro squadra. Le vicende societarie di qualche anno fa non hanno scalfito l’ amore per la propria squadra e oggi ne vedo la prova, uniti e compatti spingono i rossoblu dallo svantaggio al 3-1, non avendo neanche un minuto di calo nell’intensità dei cori. Il tutto aiutati dai ragazzi di Civitanova.

I fermani invece, seppur non numerosissimi (ma visto i tempi tanto di cappello), fanno quadrato e anche loro, con splendide manate e cori a susseguirsi, sono un bel vedere e sentire. Accusano il triplice vantaggio avversario, ma la loro prestazione si manterrà comunque su buoni livelli spingendo la loro squadra fino al 3-3 finale. Avranno anche un pensiero per i gemellati di Avezzano, mentre a fine gara non si andrà oltre ai soliti sfottò di rito.

Fortunato Francesco.