Al Palaruggi di Imola è di scena una delle nobili decadute della pallacanestro italiana, il Treviso Basket, che dopo il disimpegno da parte della famiglia Benetton è potuto rinascere grazie al sostegno di altre aziende del territorio, prima fra tutte la De Longhi, sponsor principale del club. Ai Benetton va di certo riconosciuto il merito di aver portato il basket  trevigiano a vivere una vera e propria “età dell’oro” per quasi trent’anni.

Il confronto sugli spalti stuzzica l’entusiasmo dei ragazzi di Imola che si presentano ai nastri di partenza carichi  di aspettative e decisi a far cantare tutto il palazzo.

Dalla parte opposta, sono circa un centinaio i trevigiani che hanno deciso di seguire la squadra biancoazzurra e anche loro sembrano essere belli carichi, soprattutto in virtù di una posizione in classifica che li pone nella condizione di sognare un eventuale aggancio alla vetta.

I ragazzi di Treviso si fanno sentire con cori e battimani ben coordinati, che rimbombano tra le mura del piccolo palasport imolese.

Per tutta risposta, i padroni di casa tirano fuori tutto il loro potenziale vocale con il tifo e i cori che seguono i ritmi di una partita che si fa sempre più avvincente.

I padroni di casa si esibiscono in una sciarpata che colora il loro settore, mentre gli ospiti mostrano i propri stendardi incitando la squadra biancoazzurra.

Gli ultras biancorossi riescono a coinvolgere il resto del pubblico imolese in varie occasioni, anche se non sarà sufficiente a cambiare l’esito finale della gara, che vedrà i tifosi ospiti fare festa dopo il fischio della sirena.

I ragazzi di Treviso hanno fatto invece leva e messo in mostra tutta la loro esperienza in fatto di tifo, facendo rimbombare i loro cori durante i momenti di pausa dei biancorossi e riuscendo così a farsi sentire dai propri giocatori in campo, oltre che dal resto del palazzetto.

A fine gara qualche movimento sugli spalti, dentro e fuori il palasport, ma le forze dell’ordine presenti in forze vigilano con attenzione e vanificano ogni velleità dei contendenti.

Tino Chinnì