Ragazzini e ragazzine delle scuole calcio e maschi over 55: che altro pubblico ci si può aspettare da una gara della poco gloriosa coppa Italia di serie C giocata un mercoledì alle 15?
Lo stadio di Imola mi dà sempre l’impressione che qui il tempo si sia fermato. Lo stadio sfoggia una tribuna centrale moderna e luminosa, con scala esterna d’accesso in vetro ad integrarsi con la copertura nel medesimo materiale, unici segni che gli anni Sessanta forse sono finiti anche qui. Sui due lati di essa si aprono i gradoni del settore popolare. Nessun seggiolino, con sull’ultimo gradone più in alto una ringhiera in metallo scuro, solido e lucido. Ogni pochi metri un pilastrino, tondo e possente, in pieno stile liberty.
Come detto, sui gradoni molti over 50, alcuni con un sigaro tra i denti, impermeabile e parlata pesante, quasi masticassero le parole prima di pronunciarle. Ampie pance da tortellini in brodo e lambrusco, nel portafogli, mi immagino, una tessera del PC, un’immagine di papa Giovanni XXIII o un santino elettorale di Almirante.
Il nobile impianto è attorniato da sontuosi ed alti alberi di vario genere, tra cui alcuni pini marittimi. Unica nota che stona, il settore ospiti, composto di due tribunette in lamiera, variante italiana della cultura dell’ospitalità, o per meglio dire dell’adeguamento a norme burocratiche a volte balorde.
Oggi il grigiore è spezzato dalla decina di carrarini che colora il settore con due bandierine gialloazzurre e alcuni due aste. Da tifoseria navigata e amalgamata, fanno quello che mi aspetto, sfoderano svariati cori, espressione di una curva dalla tradizione decennale, cui seguono battimani a non far morire subito la cosa.
Li trovo sinceramente quasi commoventi. Aggiungono alla presenza, che se ci si chiama e ci si vanta di essere ultras è d’obbligo, la loro anima; la loro squadra va bene in campionato ed è in piena lotta per salire in B dopo anni, con in panchina un mister con cuore e dal passato importante, ma sinceramente i tempi che corrono vedono spesso scusare un eventuale fiacco tifo in queste occasioni. Sono linee teoriche che spesso ribadiamo e che nel nord Italia hanno la propria espressione più piena: è la vittoria del modello ultras. In coppa Italia di serie C alle 15:00 all’imbocco della Romagna, ci sono una decina di ultras carrarini; e la coppa di C non dà nulla né da vincere né da perdere, Nulla. una volta in bacheca ma senza il campionato vinto, rimane lì.
Testo di Amedeo Zoller.
Foto di Francesco Passarelli.