Ci si perdoni se per sintesi, nel titolo, abbiamo dovuto grossolanamente definire “Imperfette Sintonie” come romanzo “su” Speziale. La triste storia giudiziaria di Antonino è lo sfondo di un romanzo che attraversa vari punti d’interesse, come solitamente i romanzi fanno e come solo leggendo il libro si può capire. Avevamo già recensito il libro,

Partiamo dal principio: la storia attorno alla quale si muove il tuo libro è tra quelle più note alla cronaca. Tutti però conoscono la versione ufficiale, senza sfumature o ombre di dubbio: Raciti martire della violenza insensata dei tifosi, Speziale il suo carnefice. Quando questa versione non ti è più bastata? Come sei venuta a conoscenza o come ti sei interessata ad indagare sulle zone d’ombra, su quanto l’opinione pubblica non solo non raccontava, ma spesso addirittura occultava?
Innanzitutto, devo premettere che io avevo già letto il libro del giornalista romano Simone Nastasi sul caso Speziale, in quanto ero a conoscenza dell’esistenza e fama dell’avvocato Lipera, uno dei pochi legali che era andato contro il mainstream delle informazioni sulla cosiddetta “alienazione parentale”, cosa che mi aveva colpita e quindi ho iniziato a dubitare anche di quello che si diceva su Speziale. Poi man mano leggendo gli atti mi sono convinta.

Perché raccontare questa versione “altra”? Di solito, per chi scrive, non è più facile cavalcare l’onda che andare controcorrente?
Parzialmente c’entra con la domanda precedente. Ho avuto appunto dei dubbi e successivamente una certezza che quello di Speziale fosse un errore giudiziario. Uno dei tanti… E questo non va bene ed è triste in un paese democratico. Perciò andare controcorrente è forse più faticoso ma anche più gratificante e onesto. Tanto si dice che la verità esce sempre a galla o no?

La scelta di un registro narrativo alternativo, quello del romanzo, dovrebbe permettere di arrivare ad un pubblico più ampio o quantomeno diverso rispetto a quanti già conoscono la storia in termini processuali o di cronaca. Pensi che l’esperimento letterario sia riuscito? Pensi sia bastato ad aprire una breccia nel muro di lettori compulsivi o ai quali i soli titoli dei giornali, la sola verità ufficiale basta a colmare la curiosità, la sete di sapere?
Infatti, il mio romanzo è una specie di noir psicologico, dedicato alle donne per via delle vicissitudini della protagonista che è un personaggio di fantasia. Giudicando dalle e-mail e dai messaggi che mi arrivano forse l’esperimento letterario, come lo definisci, è riuscito. Ne cito uno a random arrivatomi su fb da una lettrice:

Ho finito il romanzo. Sono davvero contenta di aver conosciuto il punto di vista di una donna che come “Lella” non conosce il mondo ultras e inizialmente ha idee giustamente poco positive. Mi ha fatto molto piacere la scorrevolezza del racconto e a tratti mi ha anche fatto sorridere, cosa molto bella se consideri che, per chi come me conosce Antonino, ogni qualvolta si pensa o si parla della sua storia il sentimento principale è la rabbia. Il personaggio dell’avvocato è davvero molto simile all‘avvocato Lipera, il che ha reso tutto più divertente. Sono molto felice di aver acquistato il romanzo e sono sicura che venderà e raggiungerà un target di persone che sono molto più vicine al romanzo e alle storie d’amore che a una cronaca giudiziaria e sono molto felice soprattutto del punto di vista femminile. Grazie a voi la vicenda di Antonino sarà conosciuta da più persone e non solo dal mondo ultras.

Cosa si doveva dire ancora rispetto a quanto già detto da Simone Nastasi con “Il caso Speziale. Cronaca di un errore giudiziario”, che pure citi nel tuo lavoro? Oltre il suo libro, immaginiamo sia stato arduo reperire altri fonti valide: quali sono stati i tuoi ulteriori punti di riferimento in questo improbo compito?
Devo sottolineare che Simone Nastasi ha svolto un ottimo lavoro con il suo Il caso Speziale. Cronaca di un errore giudiziario. Il libro mi aveva parzialmente ispirata e sicuramente aiutata nello scrivere il mio.  Poi per la parte “tecnica” ho  attinto anche dalle numerose interviste fatte all’avvocato Lipera, articoli giornalistici (pure del mainstream) per farmi un’idea, arringhe su youtube, atti giudiziari, ecc. Tornando ancora al libro di Simone, la mia non è ovviamente una competizione, semmai spero risulti un lavoro di squadra. Inoltre il nostro target di lettori è diverso, anche se non si escludono a vicenda: il suo libro ha un taglio più tecnico, anzi esclusivamente, è un’inchiesta coraggiosa e intelligente. Il mio è più leggero, c’è una cornice di fantasia che tratta anche altri argomenti. Dedicata alle donne degli ultras…

Non hai mai temuto di finire strumentalizzata, schiacciata dalle polemiche o anche solo fraintesa? Oppure è successo in qualche caso?
Non ho mai temuto nulla… Scherzo. Forse non ho solo avuto tempo per farmi questi problemi. Non è ancora successo, ma siamo solo all’inzio..

Più in generale, fra presentazioni, reazioni del pubblico e della critica, come credi che sia stato accolto il tuo libro? Ne è stato colto l’intento? Quali i sentimenti prevalenti, indignazione da parte di un pubblico mediamente preparato o incredulità nel riscoprirsi vittime di circuizione mediatico-politica?
Intanto con le presentazioni dobbiamo ancora iniziare. Ne stiamo progettando una assieme a Simone Nastasi a Roma. Forse a ottobre. Poi dovrebbe seguirne un’altra organizzata dalla dott.ssa Stanislava Malinska, una ex prima ballerina in solista del balletto ceco e coreografa, assieme alla giornalista prof. Maria  Grazia Galeazzi a Bevagna, in Umbria. Un’altra forse a Torino con l’aiuto della dott.ssa Zoia Sourovtseva, una bravissima traduttrice – interprete di lingua russa e guida turistica molto impegnata, quindi le donne coinvolte non mancano…
Per il momento le reazioni dei lettori sono state più che lusinghiere e anche le recensioni sono state generose, dato che ho menzionato la città eterna, basta andare a leggersene una su “Il Tempo” per la quale sono molto grata al giornalista Maurizio Gallo. Ottima e per me  incoraggiante anche l’introduzione del libro dello psichiatra Paolo Cioni. Ovviamente non mancano le valutazioni degli stessi ultras. Ne riporto giusto una:
L’ho letto, dice la verità. Ho letto entrambi i libri e se dovessi consigliare, direi di leggere prima il tuo romanzo che è più accessibile a tutti e poi quello di Simone, infatti “Il caso Speziale” è più tecnico, più da avvocati mentre il tuo è più fluente, te lo mangi come ho fatto io in due giorni perché vuoi arrivare alla fine, e la vocina è una grande trovata, io la chiamo la voce della coscienza.
Poi si vedrà…

Il nostro più grande dubbio, avvicinandoci al tuo romanzo con il nostro background ultras, riguardava il modo in cui lo stesso mondo ultras potesse essere trattato all’interno di un romanzo, da una scrittrice presumibilmente avulsa a tale contesto. I nostri dubbi sono stati fugati, dal tuo punto di vista invece, quali luoghi comuni hai avuto modo di sfatare osservando da vicino questo mondo?
Infatti, il mio primo approccio è quello di una persona perfettamente estranea al mondo degli ultras. Se prendiamo in esame la protagonista, è una donna che sugli ultras ha inizialmente solo dei pregiudizi pur avendo un fratello gemello ultras. Ma il succo non è questo. La sostanza è che nessuno deve pagare per quello che non ha commesso e la sua appartenenza  non deve venire strumentalizzata. I luoghi comuni qui non c’entrano.

Avevi conoscenze pregresse sugli ultras? Come hai, in caso contrario, avuto modo di acquisirle? Di solito si crede che il mondo ultras sia refrattario ai tentativi di conoscerlo e raccontarlo da vicino, non sarà che c’è invece sfiducia in chi tenta solo di strumentalizzarlo, di farne una macchietta per il proprio scoop, senza vero interesse per i suoi aspetti autentici e genuini? Che idea ti sei fatta?
Ho avuto modo di conoscere il mondo degli ultras per la prima volta a Bergamo, ad una grande presentazione del libro di Simone Nastasi, dove erano presenti centinaia di persone. Ma nello scrivere mi sono fatta guidare più dall’intuito. Devo premettere che io non santifico l’hooliganismo in nessuna forma e circostanza. Ma non mi risulta affatto che questo sia un sinonimo degli ultras, anzi per loro mi sembra quasi offensivo. Ho avuto modo di conoscere di persona, telefonicamente e via e-mail tanta gente che fa parte del mondo ultras.  Con alcuni sono diventata amica e il campione di queste persone mi sembra perfettamente identico a quello della popolazione normale che spazza dal laureato, intellettuale o meno, al bravo artigiano, inclusi i disoccupati che al giorno d’oggi cominciano ad avere sempre meno colpa di esserlo… Quindi direi che i tifosi della curva non sono un branco affamato ma un gruppo che ha una sua struttura, organizzazione e identità, una tribù in pratica. Poi ovunque si possono incontrare cani sciolti incattiviti.

Il vero Antonino Speziale è un personaggio del tuo romanzo, altri personaggi sono inventati ma la loro aderenza al reale è molto forte. C’è una sorta di altalena fra realtà reale e romanzata che all’inizio stordisce un po’, anche se poi ci si abitua. Quali valutazioni ti hanno portato a fare questa scelta stilistica? Perché anche allo stesso Speziale, ad esempio, non è stato creato un alter ego di fantasia e perché invece all’avvocato Lipera è toccata la sorte inversa?
Ad Antonino Speziale non potevo creare un alter ego di fantasia, perché è importante capire il suo caso e non ci devono essere fraintendimenti, è lui il punto cardine attorno al quale gira il tutto. Invece nel caso dell’avvocato Lipera mi è sembrato che ci potesse stare una cornice di fantasia, essendo lui una persona  saggia e con grande senso dell’umorismo. Questo miscuglio di realtà e fantasia ha permesso che il libro fosse più leggibile e allo stesso tempo non offendesse nessuno.

Lella Bauer, scrittrice per metà italiana e metà straniera, ci sembra molto autobiografica come figura. In virtù della tua metà non italiana, vista oltretutto la solidarietà trasversale di tanti ultras tedeschi e non solo, pensi o hai già in progetto qualche traduzione del libro?
Confermo, Lella Bauer, la protagonista del libro, è per metà italiana e metà straniera. Io invece non ho nemmeno la cittadinanza italiana. I nonni da parte di mia mamma sono nativi di Praga e gli avi di mio padre sono collocabili a Vienna. Ci piacerebbe far tradurre il libro sicuramente e ci proveremo tramite il mio editore italiano e anche tramite la mia agente letteraria. Poi se qualcuno ci vuole aiutare ben venga.

In apertura del libro citi Jean de La Bruyere: “Un colpevole punito è un esempio per la canaglia, un innocente condannato è cosa che riguarda tutti gli uomini onesti”. Dietro l’esercizio artistico della scrittura pare esserci anche un’urgenza civica da parte tua. Esorcizzato in scrittura il demone che ti rodeva dentro, cosa ti è rimasto insomma in termini di crescita o più generalmente di esperienza umana e personale? C’è un lato umano in questa storia di “folk devils” che la società ha usato come catarsi dei propri mali?
Esatto, è un noir e quindi c’è un’urgenza civica. C’è soprattutto un lato umano in questa storia anche se dovrebbe essere più una questione di una vera giustizia ed Antonino Speziale è proprio uno scapegoat per antonomasia.