Per leggere tutti quei libri che andrebbero assolutamente letti almeno una volta nella propria vita, chiaramente non ne basterebbe una intera. Perciò ogni buon lettore si barrica per difesa dietro la trincea del proprio pregiudizio, cercando così di scansare mattonate clamorose o semplici quanto inutili perdite di tempo. Uno dei miei tanti pregiudizi di lettore, ed è una cosa che già tanti mi rimproverano per cui non aggiungeteci il carico da undici per favore, riguarda le scrittrici contemporanee che nella mia testa sono tutte indistintamente vettori di diffusione di banalità stomachevoli tra il romanzo rosa e la filosofia sentimentale, una combo letale per chiunque sia uscito dalla pre-adolescenza. Che non è solo una condizione anagrafica.

A parte le facezie, quando ho avuto tra le mani “Imperfette sintonie” di Klara Kucerova (che non riuscirò mai a scrivere con tutti gli accenti al posto giusto), il mio dubbio vero riguardava la capacità di una donna, presumibilmente aliena al mondo del tifo, di raccontarne tutte le istanze che hanno ruotato attorno a questa sorta di paradigma degli abusi di potere subiti dagli ultras. Antonino Speziale è un po’ questo, la proiezione massima del pregiudizio con cui gli ultras vengono aprioristicamente e acriticamente giudicati colpevoli in tutto ciò che li coinvolge. Siamo tutti Antonino Speziale e tutti sentiamo come su di un nervo scoperto, il bisogno urgente di giustizia che ancora urla dalla gabbia della verità ufficiale costruita intorno a questo caso.

Prima della Kucerova ci aveva già provato Simone Nastasi con il suo “Il caso Speziale. Cronaca di un errore giudiziario”, che è però un libro dal taglio tecnico sulla vicenda. Il comune denominatore è che entrambi i libri sono editi dalla “Bonfirraro”, piccola casa editrice siciliana che però dimostra grande coraggio nel tenere viva l’attenzione e soprattutto spingerla in direzione opposta rispetto al pensiero unico orwelliano. In tempi di libertà sempre più millantata e sempre meno rispettata, già questa scelta è di per sé degna di ammirazione.

Al di là di questo, da come si evince poi nella lettura, il romanzo della Kucerova tenta di sdoganare, attraverso un diverso registro narrativo, la storia di Speziale al grande pubblico. La mia fortissima perplessità iniziale va man mano sciogliendosi con lo scorrere delle pagine, la “fiction” intessuta intorno alla vicenda reale regge bene, non ha particolari debolezze. Per essere sincero, all’inizio mi disorienta un po’ la scelta di imperniare tutto intorno alla vera persona e alla vera storia di Antonino Speziale, mentre tutti gli altri personaggi intorno sono di fantasia… ma in realtà non lo sono fino in fondo perché un paio di loro sono chiaramente ispirati a persone reali. Questa altalena fra realtà e invenzione stordisce, ma tutto sommato ci si abitua nel lungo termine.

La prima parte del libro è molto coinvolgente, la seconda scivola via un po’ più stancamente. Ci sono diverse citazioni di atti giudiziari o di articoli di giornale che in certi casi risultano macchinosi a leggersi, non fosse altro per la diversa forma linguistica rispetto al corpo centrale del testo o, in taluni casi, per la loro lunghezza. A parte questi piccoli particolari, il libro funziona benissimo e spero vivamente possa essere riuscito nell’intento di sconfinare nelle librerie della gente normale, magari attratte da un titolo ed una copertina che non invocano direttamente Speziale.

In breve, la trama si dipana attorno ad una giornalista tedesca di origine italiana, Lella Bauer, a cui il fratello e il suo gruppo ultras (credibile visto che in Germania la vicenda ha sul serio suscitato vasto interesse e attivato solidarietà ideologica e fattiva) finanziano un viaggio in Italia per incontrare l’avvocato Darlè, alter ego letterario dell’avvocato Lipera che pure cura la prefazione. Il fine è quello di contribuire ad un libro verità su Speziale che, per l’appunto, parli ad una più vasta platea a mezzo di un romanzo: esattamente quello che si sta leggendo nel mentre.

Le tinte insomma sono fortemente autobiografiche ed in mezzo ci sono tanti intermezzi che danno alla storia la valenza di un giallo. Stilisticamente è scritto bene, in maniera molto semplice ma bene. Il ritmo è avvincente, come detto, specialmente nella sua prima fase e ti trascina in men che non si dica fino alla sua fine. Chiaramente non stiamo parlando de “I fratelli Karamazov” o di una capolavoro della letteratura mondiale, ma è sicuramente un libro bello, ben scritto, che si lascia leggere velocemente e con molto piacere, ma nondimeno resta importante per la testimonianza di valore e di impegno civile che lascia: “Un colpevole punito è un esempio per la canaglia, un innocente condannato è cosa che riguarda tutti gli uomini onesti”, dice la Kucerova citando in apertura Jean de La Bruyere, e lei a modo suo offre un contributo onesto ed importante sulla vicenda di cui le si deve dare assolutamente atto. La speranza, forse vana, è che davvero sia riuscita a sfondare il muro del pregiudizio in almeno una piccolissima parte di tutti quelli che “hanno prese per buone le verità delle televisioni”.

Questo libro va comprato e va letto, ma forse lo dovrebbero fare ancor più quelli che non appartengono al mondo del tifo che questa storia non la conoscono: non è, come vorrebbero far passare per la maglia “Speziale libero”, una riduzione della gravità di quanto avvenuto all’ispettore Raciti, ma un bisogno di verità storica e giudiziaria che dovrebbe restituire giustizia non solo ad Antonino Speziale, ma anche allo stesso Raciti la cui morte, da riscontri oggettivi quali ad esempio le perizie dei Carabinieri del RIS, è ben lontana dalla verità ufficiale di un establishment che per il proprio interesse non s’è certo fatto specie di immolare capri espiatori o soffiare, per proprio tornaconto, sulla retorica dell’eroismo di Stato e contro i cattivi e violenti ultras da punire con un altro e legittimato giro di vite.

Chi fosse interessato, il suo ISBN (con il quale potete richiederlo o ordinarlo presso il vostro libraio di fiducia) è 978-88-6272-128-8, le pagine sono 218 al prezzo di 16,90 €, non un prezzo che si direbbe “popolare”, ma alla fine nemmeno uno sproposito visto che parliamo di una piccola casa editrice che comunque vale lo sforzo economico in più per finanziarne le scelte editoriali coraggiose come questa. Oltre che sul sito della casa editrice, lo potete anche acquistare, strappando un prezzo leggermente migliore, su IBS.

Matteo Falcone.