Non me ne vogliano i Leveranesi, tantomeno Leverano e la sua gloriosa storia, ma onestamente non avrei mai pensato di trascorrere il 23 dicembre nella cittadina salentina. La mia trasferta ha però radici più profonde: in base al calendario calcistico, da non confondere con quello gregoriano, il match tra Leverano-Altamura si sarebbe dovuto disputare il 27 dicembre, ma per esigenze enogastronomiche si è deciso di anticiparlo al 23, sempre di dicembre. Immediatamente ho dovuto cambiare il mio piano ferie chiedendo di congedarmi dalle esigenze dell’ufficio con qualche giorno d’anticipo, motivando la richiesta con “improcrastinabili esigenze di cuore”.

Cartina alla mano si sceglie la strada più comoda, ma come spesso accade, cioè sempre, ci si affida al fiuto e scrutando le stelle si parte in direzione Leverano. Prima di lasciare Altamura bisogna però sistemare la pratica “gigante buono”: ragazzo alto 8 metri ma soprattutto largo 30 che, nonostante uno spazioso Doblò, ha serie difficoltà a trovare spazio. Per fortuna spostando una gamba fuori dal finestrino e un braccio oltre la capote si riesce a risolvere anche quest’ultimo inconveniente.

Dopo 8.000 soste e 300 pit stop si arriva a destinazione. Lo stadio di Leverano, causa spending rewiev, ha un settore ospiti che è anche settore per i tifosi di casa nonché, almeno per oggi e almeno per noi che amiamo seguire la nostra squadra di calcio in trasferta, luogo di culto.

Non siamo tanti, circa 40, ma per oggi bastiamo e avanziamo. Prima di entrare nel settore ospiti dobbiamo superare i controlli di rito. Apro lo zainetto per mostrare il mio drappo con la scritta “Roma”. Il tutore di turno con fare sorpreso mi guarda e chiede: “Ma come mai un romano tifa Altamura?”. Sarebbe stato più logico pensare che fossi un altamurano residente a Roma. Appunto, più logico. Avrei potuto rispondere in mille modi, ma ho preferito praticare il silenzio, religioso, vista la prossimità del santo Natale, a dare ad altri il compito di elencare luogo di nascita, di residenza e ragioni che mi hanno spinto ad emigrare; insomma, che non sono romano che tifa Altamura, ma Altamurano che vive a Roma e tifa Altamura.

Chiudiamo il primo tempo in vantaggio di due reti, ma dato che “a Natale puoi… fare quello che non puoi fare mai”, regaliamo nell’ordine: azioni da gol, rimesse, falli laterali, primo gol e, dulcis in fundo, rigore a tempo ampiamente scaduto.

Finita la partita ripieghiamo le pezze e le bandiere e si fa ritorno a casa. Il Natale è alle porte e molti di noi devono ancora comprare regali a figli, mogli e/o amanti.

Buon Natale a noi.

Michele D’Urso.