Arrivo a Castellana Grotte intorno alle 18, dopo un pomeriggio, climaticamente parlando, fastidioso a Monopoli, vittima della primavera in cui non è mai troppo caldo e non è mai troppo freddo, per cui qualsiasi cosa indossi finirai inevitabilmente per trovarti ad avere o caldo o freddo.

È sempre piacevole tornare in questo campo, non lo metto in dubbio. Un campo che ha visto categorie importanti e, soprattutto, i cui gradoni sono stati calcati da tante blasonate tifoserie della provincia e del resto della Puglia.

Macchina fotografica sempre al seguito, passano gli anni ma la scena è sempre la stessa: ne ho viste di tifoserie qui, a memoria mi sovvengono tranesi, monopolitani, fasanesi tra le più belle e importanti, con gradinate gremite e un Castellana Calcio che viaggiava in scioltezza fra Promozione ed Eccellenza. Oggi, quel glorioso Castellana vivacchia in Terza Categoria nell’indifferenza di tutti. Da una società poco ambiziosa progettualmente ad una città a cui poco interessano le sorti del proprio sodalizio. Si salva giusto quello zoccolo duro, doveroso ricordarlo, che ha sempre seguito e continua a difendere le sorti del marchio storico del 1928.

Sono dunque tanti anni che questo stadio non vede una tifoseria degna di nota ed oggi si fa il botto, con una tifoseria che sta attraversando un momento davvero molto positivo, in controtendenza rispetto al resto d’Italia dove tifare è diventato o impossibile o un indizio di reato. La tifoseria è quella dell’Ideale Bari e la trasferta è storica, ma non solo perché mette piede in un campo con un minimo di storia sportiva rispetto ai tanti campetti scalcinati della Terza.

Dopo qualche saluto ed un fugace scambio di opinioni, riesco ad entrare nel settore ospiti. La visione da lì è davvero bella: mancano ancora diversi minuti e riesco, nei piccoli particolari, ad osservare un piccolo gioiello, tenuto ancora con cura, come confermatomi dagli stessi ragazzi di Castellana. Dagli spogliatoi ai bagni, dai campetti attigui al terreno di gioco, alle erbacce prontamente estirpate ogni qualvolta si presentano aggressivamente.

Il settore ospiti, c’è da dirlo, si presenta piuttosto consumato nel tempo: i classici 4 gradoni che di vita ne hanno vista tanta, invecchiati, consunti, mai ammodernati ma tenuti con dignitosa cura.

Di fronte a me si posizionano i circa 200 sostenitori dell’Ideale. Una vittoria oggi li porterebbe matematicamente in Seconda Categoria e la risposta è consona all’evento. Le birre incominciano ad arrivare e il gruppo va prendendo forma e sostanza.

Ho tempo ancora di riflettere. Appoggiato sul muretto mentre il cielo imbrunisce lentamente, non posso che pensare che il bello di questa gara sia nella sua massima libertà. Mancanza di polizia, cancelli aperti, macchine che entrano direttamente nel settore, cancellate spalancate per l’ingresso in campo, arbitro con cui – dopo averci scambiato 4 chiacchiere – capisco sarebbe stato più propenso a farsi una birra nel settore che correre in campo. Si direbbe la serata perfetta.

La mia mente non può fare a meno di scivolare indietro, a quando qui si giocava l’Eccellenza con reparti antisommossa, organizzati e rigidi controlli all’ingresso. C’è qualcosa di irrimediabilmente sbagliato in questa differenza, in questo isterico ed ipocrita approccio tutto italiano al calcio di fronte al quale nessuno sembra poterci farci nulla.

Le due squadre entrano in campo, ripenso a quanto siano belle queste categorie e quanta voglia, o quanta convenienza se vogliamo, possa esserci nel risalire la scala marcia del calcio.

In curva partono con un deciso e convincente “Forza Ragazzi”, spinto da un settore decisamente ordinato, in cui le birre non hanno ancora sortito effetto o sfilacciato visivamente il quadrato. Il proseguo vede ripetute torce accendersi e il sostegno portarsi su altissimi livelli.

Cori che rimbombano e cori continuati per diversi minuti. Quando le birre fanno il loro corso, come conseguente effetto ottico il settore appare più disordinato, ma oggi tutto sommato è consentito: è giornata di festa, un sogno che si sta concretizzando con la promozione in seconda categoria.

Non mancano cori contro le FdO e gli odiati tarantini. Il secondo tempo lo trascorro nel loro settore: si direbbe finalmente, ma volevo gustarmi ogni singolo momento di questa festa. Un settore impazzito, anche se qui non si gioca per alzare al cielo una Champions League o una delle coppe dei maggiorenti del calcio, bensì una più umile ma ugualmente dignitosa promozione in un ennesimo campionato fatto di campi sperduti e caratteristici.

A metà secondo tempo caos generale, incredulità: le birre purtroppo terminano, ma prontamente e quasi per magia un nuovo carico arriva. Note di goliardia a parte, Bari si ritaglia una piccola parte nella storia nazionale: in pochissimo tempo dei ragazzi hanno creduto nell’azionariato popolare, hanno detto basta a schedature, scommesse, hanno smesso di sostenere società per azioni il cui unico obiettivo è il profitto ed hanno invece inseguito e dato corpo ad un sogno fondando una squadra di ultras e per gli ultras.

È una vittoria tutta degli ultras questa, di chi lotta con i fatti contro il calcio dei soldi. Azionariato popolare come alternativa concreta al calcio business. Nessuna aspirazione a diventare nuovi manager, imprenditori, Spa, tifare per delle organizzazioni imprenditoriali, né coltivare un senso di possesso. Piuttosto cercare di arginare il male puntando sui propri valori, sull’amore verso una squadra di calcio senza altri interessi, parallelamente a tutela di ideali ultras oggi sempre più fortemente messi in discussione.

È importante considerare e difendere un club come patrimonio collettivo, come un bene che rappresenta la sua comunità di riferimento. Oggi ho visto tantissima aggregazione sugli spalti, tutti accumunati dall’amore per l’Ideale Bari e dall’amore verso l’ideale Ultras. Fino a quando tutto il mondo dei tifosi, da quelli davanti alla televisione fino agli ultras sugli spalti, non si metterà in discussione, il calcio italiano continuerà a rimanere schiavo dei diritti televisivi, dei fallimenti causa debiti, delle restrizioni o, come dice un coro inedito e molto bello sentito stasera, dalle diffide “senza un perché”.

In tanti, in troppi, si continuano a trincerare nell’inazione e dietro l’alibi che “tanto non cambia mai niente”. Gli ultras dell’Ideale ci hanno dimostrato che qualcosa, anche qualcosa di piccolissimo può cambiare se davvero lo si vuole. E tanti piccoli cambiamenti, messi tutti insieme, potrebbero fare una bella rivoluzione. Abbiamo davanti a noi una severa lezione di vita vissuta, se solo avessimo voglia di farne tesoro.

Massimo D’Innocenzi.