Non sono certo un amante delle partite infrasettimanali. Ritengo assurdo giocare di lunedi, martedi, mercoledi, giovedi e venerdi sera. Ma ormai ho perso la speranza nel criticare severamente tutto ciò. Il calcio non solo non ha più un minimo rispetto per i propri tifosi, ma li odia proprio ed in questi anni sta cercando di fare tutto il possibile per sbarazzarsene. Noi, che in fondo facciamo parte, anzi ne siamo uno dei principali ingranaggi, di tutto questo spocchioso baraccone, forse non ce ne rendiamo neanche conto, di quanto si sia persa la bussola in ogni decisione e valutazione che come argomento principale ha lo sport più amato dagli italiani.

E così, in questo martedi sera, mi metto in marcia verso l’Agro Pontino senza troppi pensieri per la testa. Abbiamo deciso di andare in due, con Marco che mi farà compagnia. L’appuntamento è alla stazione metro Magliana, da dove in pochi minuti siamo sulla Pontina. Non splende di certo il sole e grosse nuvole grigie si stagliano all’orizzonte, facendoci pregare affinché l’acqua rimanga nei loro serbatoi risparmiandoci almeno per 90′.

Arriviamo al Francioni un’oretta prima del match e dopo aver espletato le solite pratiche per il ritiro dell’accredito, entriamo nell’impianto in attesa che le gradinate si popolino. Siamo alla quarta giornata e le due squadre arrivano a questo incontro con parametri di valutazioni ben differenti. L’Ascoli è stato ripescato proprio in zona Cesarini, e sinora ha totalizzato soltanto 3 punti, frutto della vittoria casalinga contro l’altro sodalizio riammesso in cadetteria: la Virtus Entella. Di contro il Latina viene da tre pareggi, con la recriminazione dei punti persi all’ultimo respiro nella precedente sfida di Novara.

Lentamente gli spettatori prendono posto, ed alla fine si conterà un buon colpo d’occhio, con la Curva Nord che presenta i soliti striscioni ma che, sin da subito, fa sfoggio di qualche bandierone in più rispetto alla partita contro il Trapani. Nel settore ospiti si nota chiaramente la mancanza del gruppo portante. Gli Ultras 1898 non sono ancora arrivati (faranno il loro ingresso al 10′), mentre spiccano l’enorme striscione degli Strà Kaos e le pezze dell’Armata.

Quando le squadre entrano in campo, da segnalare la bella sbandierata della Gradinata, dove risiedono parecchi club nerazzurri come i Bonificatori e i Veterani. La Curva Nord si colora prima con una sciarpata e poi, nella zona centrale, da il là alle danze con un paio di torce che non guastano mai. Devo dire che, rispetto all’ultima volta, i pontini mi sono sembrati più compatti e colorati. Resta sempre il cruccio del numero delle persone coinvolte nel tifo, che in una curva immensa come la loro, spicca inesorabilmente, tuttavia il sostegno c’è e spesso riesce a trascinarsi dietro parte della Gradinata.

Per contro, il settore piceno si accendo con l’ingresso degli Ultras 1898. Un paio di lanciacori fanno compattare eil contingente bianconero, composto da circa 200 presenti (presenza più che dignitosa per essere una giornata lavorativa e considerando che per più di un giorno la vendita dei tagliandi è stata misteriosamente interrotta nella città marchigiana), e iniziano a sostenere il Picchio. C’è da dirlo, nel primo tempo gli ascolani viaggiano un po’ a corrente alterna, facendo la spola tra boati compatti e momenti di stanca. La musica cambia nella ripresa, quando, forse, sulle ali dell’entusiasmo della squadra chiamata a recuperare l’iniziale svantaggio, i bianconeri fanno sul serio mettendo in mostra tutto il loro classico repertorio: manate, cori a rispondere e bandieroni.

Da segnalare uno striscione per “Cecco”, indimenticato tifoso dell’Ascoli scomparso anni fa. Sonori applausi scrosciano anche dalla curva latinense, a rimarcare il rispetto tra le due fazioni. Nonostante l’assalto ospite, il risultato non cambia, ed alla fine sono i ragazzi di Iuliano ad alzare i pugni al cielo per il primo successo stagionale. Entrambe le tifoserie applaudono i propri calciatori, prima di riversarsi fuori dallo stadio. Cosa che facciamo anche noi per riprendere la strada di casa. Altri 70km di Pontina e siamo di nuovo a Roma, leggermente infastiditi dal fresco caduto sull’Urbe dopo la pioggerella pomeridiana e vogliosi di andare a dormire per smaltire l’abbinamento lavoro-partitella che, seppur soddisfacente, alla lunga crea qualche disagio.

Simone Meloni