La storia di Federico Aldrovandi non è propriamente una storia da stadio, eppure immediata, ampia, trasversale e duratura è stata la solidarietà degli ultras. Di Ferrara, la città di Federico, di tanti che a Ferrara hanno varcato il settore ospiti, di tanti altri ancora che, in casa propria o in trasferta, con uno striscione o una “pezza”, hanno chiesto giustizia per questa morte assurda per mano di chi invece avrebbe dovuto tutelarne la vita o espresso vicinanza alla sua coraggiosa famiglia. E per quelle posizioni gli ultras hanno pure e spesso pagato. Con il più meschino divieto di ingresso per tali vessilli fino ad arrivare a multe e daspo per aver, in fondo, semplicemente voluto esprimere un’opinione in un paese che si professa libero e democratico. Ma non negli stadi, evidentemente, dove già da tempi non sospetti vige un altro peso e un’altra misura.
Di questa battaglia nella battaglia che gli ultras hanno condotto spalla a spalla con i suoi genitori e i suoi amici, ne parla lo scrittore Daniele Vecchi nella sua ultima fatica letteraria, “Federico ovunque”. Già autore del mockumentary “Togliatti blocks” che narra la storia di fantasia degli ultras ungheresi del Tatabanya che, pur di fattura immaginaria, è parsa fortemente credibile e aderente al mondo del tifo reale. Questa volta, per i tipi della “Hellnation libri”, Vecchi ha voluto dare alle stampe queste pagine in cui ripercorre tutta la vicenda di Federico Aldrovandi fin dal primo e agghiacciante “sangue sul selciato”, aggiungendo però alla storiografia ufficiale anche il tassello mancante, ossia il prezioso contributo del mondo del tifo. Contributo che, tra le altre cose, la famiglia Aldrovandi ha sempre riconosciuto ed apprezzato senza prenderne le distanze come una società ormai intossicata dal “politicamente corretto” esigerebbe. Come ha sottolineato il papà Lino nella prefazione (che potete leggere interamente e in anteprima sul sito “Sport Popolare”), «Federico era uno di voi»; in un processo di identificazione inversa, gli ultras hanno visto se stessi in quel ragazzo manganellato a morte. Tante volte ci si sono ritrovati gli ultras in quegli stessi panni, di fronte a questi “eccessi colposi” dei monopolisti dell’esercizio della violenza. E qualcuno ha anche avuto lo stesso sfortunato destino di Federico, come Fabio Di Maio a Treviso o Stefano Furlan a Trieste. Il senso primario di quegli striscioni, il motivo per cui si sono guadagnati un proprio spazio nella narrazione del caso Aldrovandi è perché tengono viva quella memoria storica che chi ha bisogno di reprimere vorrebbe cancellare, perché chiedono molto più semplicemente che a tutti i livelli, ognuno risponda delle proprie responsabilità, che non sussistano più sacche di impunità e coperture politiche o mediatiche, che insomma non ci sia più un altro Federico Aldrovandi.
Per chi lo volesse acquistare e leggerlo, il libro è reperibile al prezzo di 15 €, identificato con l’ISBN 9788867182497. Considerando che, ad occhio, non si notano grosse differenze di prezzo sui siti dei colossi delle vendite online, il modesto consiglio è di acquistarlo sostenendo le piccole librerie indipendenti, oppure direttamente sul sito della casa editrice al già segnalato link.
Buona lettura.

MF