Non si placano le polemiche a seguito dell’esposizione, in occasione della gara di andata del preliminare di Champions League tra il Celtic e la squadra israeliana dell’Hapoel Be’er Sheva, di numerose bandiere palestinesi da parte dei tifosi scozzesi, nonostante l’ammonimento delle autorità israeliane e l’avvertimento in merito ad eventuali provvedimenti e sanzioni da parte dei vertici della UEFA.

La vicinanza dei tifosi del Celtic alla causa della Palestina è risaputa ed evidente, di conseguenza, quando l’urna di Nyon ha accoppiato la squadra di Glasgow con la squadra di Be’er Sheva, località piuttosto vicina alla Striscia di Gaza, le autorità israeliane si sono subito affrettate a chiedere l’intervento della UEFA nel caso la tifoseria scozzese avesse deciso di manifestare la propria solidarietà nei confronti del popolo palestinese, esponendo bandiere o striscioni in loro supporto. L’UEFA ha fatto subito eco a questa richiesta ricordando le sanzioni comminate nel passato al Celtic per il medesimo motivo, sottolineando che la bandiera palestinese viene, di fatto, considerata un simbolo politico a tutti gli effetti e per tanto vige il divieto di esposizione all’interno degli stadi.

La Green Brigade, il gruppo ultras principale del Celtic, e la quasi totalità dei sostenitori biancoverdi, però, non si sono di certo fatti intimorire e, in occasione della sfida di andata giocata in quel di Glasgow lo scorso 17 agosto, hanno organizzato, grazie anche al supporto di strumenti come facebook, una mobilitazione in grande stile, distribuendo gratuitamente bandiere palestinesi, unitamente ad un volantino che spiegava le ragioni di questa iniziativa, all’ingresso del Celtic Park, che sono poi state esposte, orgogliosamente, in quasi tutti i settori dello stadio, nel corso della partita contro la squadra israeliana.

La reazione della UEFA, però, non si è fatta di certo attendere. Nei giorni successivi all’incontro, infatti, è stata aperta un’inchiesta sulla squadra scozzese, a causa dell’esposizione di simboli e bandiere vietate da parte dei suoi tifosi, e la Commissione Disciplinare si esprimerà in merito il prossimo 22 settembre, probabilmente con una pesante sanzione nei confronti del club, anche se qualcuno vocifera addirittura su una possibile esclusione della squadra di Glasgow dalla massima competizione calcistica europea per club (per altro conquistata pienamente sul campo grazie alla vittoria per 5-2 in casa che gli ha consentito di accedere alla fase a gironi della Champions League nonostante la sconfitta per due reti a zero nella sfida di ritorno in terra israeliana).

Per protestare nei confronti di questa decisione da parte della UEFA, che anche in questo caso ha dimostrato una sorta di “doppiopesismo” nelle sue valutazioni, i tifosi del Celtic hanno replicato in maniera molto originale, lanciando una campagna social con l’hashtag  #MatchFineForPalestine, il cui intento è quello di raccogliere fondi per aiutare due associazioni umanitarie che operano nei territori palestinesi, soprattutto in quelli maggiormente colpiti dai continui conflitti a fuoco. In appena due giorni i tifosi scozzesi hanno raccolto oltre 35.000 sterline, andando oltre ogni più rosea aspettativa, visto che l’obiettivo iniziale prefissato era di 30.000, cifra più o meno vicina, tra l’altro, all’eventuale multa che dovrebbe essere sanzionata al club scozzese il prossimo mese.

Al momento la cifra raccolta, tramite la piattaforma gofoundme.com, che potete visionare, ed eventualmente supportare cliccando qui, è di oltre 135.000 sterline. Al termine della raccolta, che al momento non sembra volersi arrestare, i fondi ottenuti verranno divisi equamente tra il “Medical Aid Palestina” e il “Centro Lajee”, che operano nel campo profughi di Aida, alla periferia di Betlemme.

I ragazzi palestinesi del centro rifugiati di Betlemme, intanto, hanno subito voluto ringraziare, sentitamente, i tifosi scozzesi autori di questo bellissimo gesto di solidarietà, realizzando ed inviando loro un video davvero molto toccante.

Daniele Caroleo.