Nel calcio ci sono 22 protagonisti che prendono a pedate un pallone con il chiaro intento di segnare una rete in più dell’avversario. Sugli spalti ci sono altri protagonisti che hanno il compito di indirizzare una partita, fare in modo che la propria squadra tragga vantaggio dalle loro gesta o che gli avversari si possano sentire intimoriti dall’ambiente che li ospita.

A grandi linee i protagonisti di una partita di calcio sono coloro che assistono o sono soggetti partecipi dell’incontro. In un calcio dove ormai non ci sono più sentimenti e dove la parola “gioco” è stata sostituita da “industria”, a decidere risultati, promozioni e retrocessioni sono le aule di tribunale.

Ultimamente, anche nelle serie professionistiche, la parola “fallimento” legata ad una squadra di calcio non fa più notizia. Ci sono società che ormai sono affezionatissime a questo tipo di finali, altre che più volte si sono fregiate dell’aggettivo, poco simpatico, di ripescate.

Ormai abbiamo visto di tutto un po’, anche se al peggio non c’è mai fine, perciò ci siamo trovati di fronte a squadre che hanno ottenuto una doppia promozione ed altre che invece di scomparire dalla faccia del professionismo, sono state solamente punite con qualche punto di penalizzazione. Abbiamo visto presidenti far fallire una squadra e la stagione dopo appropriarsi di un’altra il cui epilogo appariva già scritto.

Anche questa stagione, inevitabilmente, risente degli scandali estivi con il Siena che fallisce e finisce diritto diritto in serie D, con i vertici del nostro calcio che giurano e spergiurano di non ripescare nessuna squadra in sua vece. Dal secco NO si passa ben presto ad un possibile NI, poi ecco un apertura più ampia ed alla fine si arriva al ripescaggio con tanto di classifica tra le possibili pretendenti al posto del Siena e con il classico finale thrilling.

Nulla di nuovo sotto il sole, ma la ciliegina arriva dalla tempistica: sabato 30 prende il via il campionato cadetto e solo venerdì 29 viene decisa la squadra che occuperà il posto lasciato vuoto. Alla fine sembra che sia una corsa a due, Pisa e Vicenza sono le papabili ad accaparrarselo ed alla fine sono i veneti ad avere la meglio, in quanto la documentazione della squadra toscana sembra essere mancante di una verifica all’impianto di illuminazione.

Indipendentemente dalla squadra ripescata, l’assurdità evidente è data dalla tempistica: neanche 24 ore prima del via del torneo, una squadra non sa neanche in quale campionato gioca. Succede da altre parti? Il tanto sventolato modello inglese prevede questa possibilità? Poteva essere il ripescaggio più celere visto che il Siena, finito lo scorso campionato, era stato già dichiarato fallito?

Domande ovvie, risposte non così scontate, ma il polverone alzato dalla vicenda è sulla bocca di tutti gli sportivi pisani che, in cuor loro, avevano sperato in un possibile ripescaggio con tutto quel che ne consegue.

Dalla società qualche mezza ammissione, qualche parola che suona come un “mea culpa”, ma anche la determinazione a farsi sentire nelle sedi appropriate per quella che il presidente in persona vede come uno sgarbo, un’ingiustizia. Chi vivrà vedrà ma intanto il Pisa scende in campo nella Lega Pro e si trova davanti il Teramo.

Giornata soleggiata e buon pubblico all’Arena Garibaldi, dove il prepartita scorre via con gli scontati discorsi sul ripescaggio ed anche ad inizio partita la Curva Nord non può fare a meno di dire la propria sulla vicenda con uno striscione su due piani: “Dopo il caso ripescaggio… tutti uniti all’arrembaggio”.

E tutti uniti gli ultras della Curva Nord partono sul serio con l’incitamento alla squadra. Il colpo d’occhio è buono, le solite bandiere ed i soliti bandieroni colorano il cielo, un tamburo cadenza il ritmo mentre i battimani e la voce si fanno sentire chiaramente.

I cori sono tutti per la squadra, la partecipazione è buona, solamente le persone ai lati della curva seguono discretamente la partita, mentre da centro settore c’è chi si sbraccia per dare ordini o per incitare gli spettatori a cantare.

Intanto nel settore ospite, i teramani presenti sono niente di più che tifosi, che cercano un po’ di ombra per seguire la partita in santa pace; si dispongono sparpagliati sui gradoni e non danno neanche l’idea di poter in qualche modo sostenere la squadra.

La vetrina è tutta della Curva Nord che non manca, come da tradizione, di polemizzare con un calcio troppo distante dalle aspettative di ultras e tifosi. Un altro striscione viene esposto e recita: “Della vostra pay-tv non ne possiamo più. No al campionato spezzato”. Contemporaneamente all’esposizione di tale striscione, sale rabbioso il coro: “Del vostro ripescaggio, non ce ne frega un cazzo, Lega Italiana figli di puttana”. Ripetuto due o tre volte, il coro viene largamente applaudito da tutto lo stadio, come a far intendere che l’amarezza per la decisione deve essere il traino per giocare un campionato di vertice, cosa che dopo una campagna  acquisti per niente male, potrebbe anche avverarsi.

Verso la mezz’ora fanno ingresso nel settore ospite una quindicina di ultras teramani, che si fanno immediatamente notare per una pezza appesa e per un bandierone fatto sventolare praticamente sempre. Riescono a coinvolgere nel tifo parte dei presenti e fin da subito mostrano di avere voglia di cantare e di farsi notare anche per qualche bandierina sventolata.

I numeri sono schiaccianti, comunque gli ospiti ci provano come possono. Se il primo tempo vede il Pisa chiuderlo in vantaggio di due reti, la seconda frazione si apre con il Teramo che accorcia le distanze e fa sperare i suoi indomiti tifosi.

I padroni di casa espongono un altro striscione, questa volta viene ricordato, a dieci anni dalla sua scomparsa, un tifoso nerazzurro affogato a Marina di Pisa per salvare due bambini rimasti in balia delle onde. Gesto tanto nobile quanto drammatico per il ventitreenne che ha salvato due vite, ma non è riuscito a salvare la propria.

Se la Curva Nord prosegue sui soliti ritmi, anche i teramani non sfigurano e cantano ininterrottamente. I numeri non sono dalla loro parte, ma fanno quel che possono e non sono affatto semplici spettatori paganti. Inevitabile qualche pausa, ma comunque hanno la scaltrezza di non dare tutto e subito e di riuscire così ad offrire buona continuità nei cori e una buona dose di perseveranza con il bandierone che resta praticamente sempre alto.

L’ultimo striscione esposto dalla Curva Nord ricorda Francesco “Roger” Montaldo, tifoso genoano scomparso prematuramente qualche giorno prima della partita.

Al triplice fischio finale è il Pisa ad imporsi su un volitivo Teramo, la festa è tutta di marca nerazzurra anche se la sparuta presenza biancorossa può far ritorno a casa contenta per la prova offerta sugli spalti.

Valerio Poli.