I campionati sono ormai giunti al termine, ma non tutti i verdetti ˗ dalla Serie B in giù ˗ sono stati pronunciati. Per i “partitellari”, insomma, ancora non è venuto il momento di appendere (temporaneamente) la macchinetta al chiodo, in quanto gli spareggi promozione e salvezza delle varie categorie procrastinano, come ogni anno, il periodo di disintossicazione da stadi e palazzetti.

La Promozione laziale non sfugge a questa consuetudine: le seconde e le terze dei quattro raggruppamenti regionali si sfidano, infatti, in un mini torneo che prevede tre fasi: primo turno (gara unica in casa delle migliori classificate); semifinali (in campo neutro); finali per il terzo e il primo posto (anche queste in una località super partes, quasi sempre a Roma o dintorni). I playoff servono a stilare la griglia dei ripescaggi in Eccellenza: considerando, difatti, che l’estate, oltre alle giornate soleggiate, reca anche la solita coda di fallimenti, rinunce o vergognose fusioni, si liberano sempre diversi posti nella massima categoria dilettantistica regionale, appetiti, appunto, dalle squadre di Promozione non vincitrici dei rispettivi raggruppamenti o da quelle che in questa serie sono retrocesse (senza alcuna considerazione dei verdetti maturati sul campo, ormai un’arma sempre più spuntata, visto che i gironi si decidono praticamente a tavolino).

I precedenti insegnano che chi supera il primo scoglio mette tre quarti di piede in Eccellenza, anche in caso di sconfitta nelle semifinali. Ecco perché, in questa domenica di metà maggio, il pubblico delle grandi occasioni affolla l’impianto sito in località “Madonna del Piano” ad Ausonia, un piccolo centro del basso Lazio ai confini tra il Cassinate e la subregione gravitante sul Golfo di Gaeta (già zona di demarcazione, in età medievale, tra la “Terra di San Benedetto” sottoposta a Montecassino ed il Ducato caietano). Amministrativamente situata in provincia di Frosinone ˗ a pochi chilometri da quella di Latina ˗ questa contrada mostra evidenti, tuttavia, i segni del lungo passato nel Regno di Napoli, ciò che la differenzia, culturalmente e “dialettologicamente”, dalla comunque vicina Ciociaria.

Quest’oggi si sfidano, nel grazioso stadio di Madonna del Piano, con orario di inizio fissato alle 11:00, l’Insieme Ausonia ed il Fonte Meravigliosa. I locali si sono classificati secondi nel girone D (vinto dall’Anagni); gli ospiti, invece, hanno concluso il loro torneo (girone C) al quarto posto, riuscendo, tuttavia, a qualificarsi ai playoff per via della vittoria della Coppa Italia da parte della terza in graduatoria, il Sermoneta, che ha ottenuto un posizionamento privilegiato nella griglia dei ripescaggi, evitando così di affrontare la post season. Si tratta della prima fase degli spareggi, per cui, come accennato, è prevista una gara unica, con la possibilità, per i padroni di casa, di poter anche pareggiare, al termine dei 90’ regolamentari o dei supplementari, per superare il turno.

La compagine locale, dai colori biancoblù, è nata da pochi anni: si tratta di una squadra aziendale, espressione calcistica della “Comunità Insieme” ˗ da cui prende il nome ˗, operante sul territorio attraverso diverse strutture terapeutiche e riabilitative. Da qualche tempo a questa parte, tale azienda ha deciso di investire nel calcio con notevole ambizione, partendo dalla Terza Categoria e vincendo consecutivamente tre campionati fino all’approdo in Promozione, avendo l’obiettivo, mai celato, di raggiungere l’Eccellenza. Questo sodalizio non è da confondere con lo storico Ausonia Calcio, militante, fino a tempi recenti, nell’ultima categoria regionale, ora però non iscritto ad alcun campionato.

La squadra avversaria, il cui colore sociale è il gialloblù, è stata invece fondata nel 1999 e porta il nome dell’omonimo quartiere di Roma Sud, situato a poca distanza dal più noto E.U.R. Per i capitolini, si tratta della prima partecipazione nella propria storia ad un campionato di Promozione, dunque è per loro un risultato di notevole importanza aver centrato gli spareggi già alla prima esperienza.

Giungo alla mia meta mezz’ora prima del calcio d’inizio. Lo stadio è situato in una località a valle rispetto al capoluogo comunale ˗ posto invece su un’altura ˗, a pochi metri da un meraviglioso santuario (“Madonna del Piano”, appunto) che si raggiunge facilmente uscendo dalla superstrada Formia ˗ Cassino. La fede per alcuni, la leggenda per altri, vogliono che qui sia apparsa la Madonna ad una giovane e storpia pastorella di nome Remingarda, miracolosamente guarita proprio dalla Vergine ˗ così si tramanda ˗ nell’anno del Signore 1100. A memoria di questo evento, vi fu eretto un bellissimo luogo di culto, accanto ad alcuni resti di età romana. La località è pregna di storia: oltre alle vestigia di età romana, medievale e moderna, vi fa rumorosa e tragica irruzione la storia contemporanea, con le bombe sganciate dal cielo e le luttuose vicende legate alla Seconda Guerra Mondiale, che da queste parti ˗ zona di passaggio della “Linea Gustav” ˗ mieté numerose vittime. Proprio nel santuario, che visito al termine della gara, leggo un’epigrafe che mi risolve un dubbio legato ad uno striscione e che mi ha ispirato il titolo di questo articolo (ne parlerò più avanti).

L’impianto è formato da un’unica tribuna: la parte centrale presenta una copertura in legno, mentre le due zone laterali (una destinata ai tifosi ospiti, l’altra ai locali) sono scoperte; i gradoni, in cemento, sono tinteggiati di bianco e celeste. Il manto erboso si presenta ben curato ed in ottime condizioni: una caratteristica, questa, che ha mantenuto nel corso di tutto l’anno, come ho constatato rivedendo i servizi filmati di alcune partite precedenti (è la prima volta che vi vengo). La struttura, inoltre, si trova in un piccola piana circondata dai rocciosi Monti Aurunci, dalle vette morfologicamente assai curiose, che creano uno scenario quasi fiabesco.

Vengo accolto con estrema gentilezza e cordialità dagli addetti della società locale: anche a costo di risultare noioso, sottolineo sempre questo aspetto quando ciò avviene, visto che mi capita, sovente, di imbattermi in presuntuosi e scorbutici tesserati di società infime e dai nomi sconosciuti, animati da una boria senza alcun fondamento.

Mentre sistemo l’attrezzatura, lo speaker dello stadio invita i presenti a prendere in mano le bandierine (credo messe a disposizione dalla società) per realizzare la coreografia. All’annuncio dei giocatori, i tifosi di casa rispondono alzando, appunto, le bandierine, in concomitanza con gli olè; poi, all’ingresso delle squadre, prende forma definitivamente lo spettacolo, con la tribuna scoperta di destra (rispetto alle foto) che si colora per una metà di blu, per l’altra di bianco. Alcuni fumogeni, di colore celeste e bianco, accompagnano la scenografia, così come i fuochi d’artificio. Completa il quadro visivo uno striscione che poi rimane appeso sulla ringhiera nel corso di tutta la gara, con il seguente messaggio: “Voi con amore e orgoglio…noi con voi per incoronare un sogno”.

La tribuna è praticamente piena, e l’ambiente in generale è caldo (ringrazio, a tal proposito, il mio mentore Valerio, il quale, dall’alto della sua esperienza più che ventennale di conoscenza approfondita del tifo dilettantistico e di determinati ambienti e situazioni, mi consiglia ogni giovedì questo genere di partite ˗ rispetto alle quali, lo ammetto, spesso nutro dei dubbi, ma che poi, puntualmente, si rivelano assolutamente divertenti). Nell’altra estremità della tribuna, alcuni tifosi ospiti si sistemano dietro due bandiere ˗ appese in balaustra ˗ mostranti lo stemma del club su sfondo gialloblù; è da dire, però, che non sono sostenitori “attivi” (il Fonte Meravigliosa non ha una tifoseria) per cui da quella zona, per tutta la gara, non si sentirà provenire nessun coro.

Terminata la coreografia, ha inizio la partita in campo e sugli spalti. Come detto, l’unica tribuna è assai affollata. Alla sua estremità destra, si sistemano diversi ragazzi che sostengono l’Insieme Ausonia con cori e battimani; si servono del tamburo e del megafono, sventolano alcune bandiere e, in certi momenti, anche le bandierine blu della coreografia. Non mancano luminarie e fumogeni (soprattutto nei tempi supplementari). Si segnala, al loro fianco, la presenza del “Theos Group”, ovvero degli ultras del Real Theodicea ˗ squadra di Sant’Angelo in Theodice, frazione di Cassino, militante nello stesso campionato ˗ a cui vengono rivolti, a più riprese, alcuni cori di omaggio. Non mancano, di conseguenza, “pensieri” rivolti ai rivali anagnini, in nome di un’avversione ai papalini condivisa dai due gruppi. Tributano pure diversi attestati di stima ai loro beniamini, in particolare all’eterno bomber ˗ ex Formia ˗ Mariniello. Da quello che noto, attingono copiosamente al repertorio della “Laterale Sud” di Cassino. Insomma, i supporter dell’Insieme Ausonia rappresentano una realtà nuova, al pari di tante altre che, costantemente, stanno emergendo in questi ultimi anni nella regione, soprattutto intorno alla Capitale (in quest’ultimo caso, anche in conseguenza del clima repressivo che si respira all’ “Olimpico”, come ci insegna Simone); solo il tempo ci dirà se questa esperienza di tifo ai piedi degli Aurunci avrà un prosieguo costante.

In campo, la partita termina ai tempi supplementari: dopo il vantaggio dei padroni di casa, il Fonte Meravigliosa trova infatti la rete del pareggio su calcio di rigore. I 90’ minuti si chiudono così con una situazione di parità, dopo una lunga pausa per l’infortunio occorso a Giusto, calciatore classe 1998 del Fonte Meravigliosa che riporta una frattura scomposta dell’omero, per la quale risulta necessario attendere l’arrivo dei soccorsi da Cassino: in bocca al lupo al giovane atleta per una pronta guarigione!

Si disputano, pertanto, i supplementari, mentre io commetto un errore che pago caro: dimentico, infatti, di chiedere il documento al direttore di gara nella pausa tra il primo ed il secondo tempo, motivo per cui sono costretto ad assistere a tutto l’extra time, perdendo la possibilità di recarmi ad Agnone (come da programma) per la sfida Vastogirardi ˗ Audax Cervinara, valevole per gli spareggi nazionali dell’Eccellenza: sommando, infatti, la pausa per l’incidente ai 30’ aggiuntivi, la gara termina ad un orario che mi rende impossibile giungere nell’alto Molise per le 15:30. Ovviamente, sono costretto a trascorrere un pomeriggio di depressione senza calcio, solidificando ulteriormente la mia profonda idiosincrasia verso tutto ciò che normalmente fanno gli altri; certo, può darsi che in questo momento stia parlando in preda agli ardori giovanili e che un giorno cambierò idea, ma in tale fase della mia vita (un fase che si protrae dalla fanciullezza…) non sostituirei le mie partitelle con nessun centro commerciale o passeggiata in centro città.

Tornando alla partita, ai tempi supplementari l’Insieme Ausonia trova due reti che garantiscono ai biancoblù il passaggio del turno: è festa grande tra il pubblico, con la squadra che festeggia insieme ai tifosi recandosi sotto al loro settore (prima di un siparietto inscenato negli spogliatoi, che vede i giocatori vincitori cantare insieme ai loro sostenitori assiepati intorno alla recinzione che delimita l’area tecnica dalla gradinata). In semifinale, la squadra aurunca affronterà i viterbesi della Polisportiva Monti Cimini sul neutro di Ciampino. Complimenti, oltre che ai vincitori, anche ai vinti, mai domi fino all’ultimo secondo di gara.

Ho volutamente confinato al finale di questo articolo il discorso sugli striscioni. I padroni di casa ˗ oltre ad un “usa e getta” con il messaggio “Bodone Libero” e a due vessilli con lo stemma della società, affiancati dalla pezza degli “Ultras Theos” ˗ ne presentano uno recante la scritta nera, su sfondo biancoceleste bipartito, “Frattesi”, accompagnata dal volto di un bulldog e dalla coccarda tricolore. Nel corso di tutta la gara, mi chiedo cosa voglia dire, appunto, quel “Frattesi”; poi, al termine della partita, quando entro nel santuario, leggo la seguente epigrafe in latino: Nunc fractensi oppidi de plano; capisco, allora, che Fratte era il nome medievale del centro ˗ citato con tale toponimo già in documenti di Montecassino e del Ducato di Gaeta ˗ prima che nel 1862 venisse mutato nell’attuale Ausonia.

Andrea Calabrese.