Il solito parcheggio è già pieno un’ora e mezza prima dell’inizio. Famiglie, coppie, gruppi di amici si dirigono vestiti di nerazzurro allo stadio in un clima di festa generale. Ciò che per molti è scontato, ovvero l’accesso alla prossima Champions League contro un’Empoli già votato al sacrificio davanti all’arena di San Siro, non lo è per alcuni.
Non appena entrato allo stadio, è la stessa Curva Nord a chiarire perentoriamente che la partita di stasera andrà combattuta. Un potente “fuori i coglioni” e un “11 leoni” fanno capire ai propri giocatori cosa pretende l’ala più intransigente dei tifosi interisti.
Non è un clima da “peace & love”. Spalletti non piace a molti. Icardi già da tempo ha messo le distanze con la sua curva. Troppi i giocatori accusati di impegno scarso.
Dalla parte opposta, poche speranze ma un cuore grande, quello azzurro. 45.000 abitanti, Empoli ha portato quest’oggi quasi 1.000 tifosi. Che, sia chiaro, non ci credono ma ci sperano. E, magari, chissà: se dalla vicina Firenze non passa un clamoroso “biscotto”, si può festeggiare comunque.
Vorrei un attimo porre l’accento sulla tifoseria toscana e sull’Empoli FC. Un club che, a parità di censimento, non dovrebbe quasi affacciarsi in seria A, mentre ormai sono oltre 30 anni che fa incursioni nella massima serie, giocandosela sempre al massimo delle proprie forze. Un club lungimirante, oculato nella gestione, scopritore di talenti. Non è un caso ciò che il campo determina, perché il calcio non lascia mai nulla all’improvvisazione.
Nella piccola cittadina toscana si sta stretti tra Firenze da una parte e Pisa e Livorno dall’altra, ma i risultati importanti hanno saputo accompagnare la crescita di una tifoseria che ormai ha raggiunto una velocità di crociera costante.
Insomma, è lampante come oggi si affrontino due mondi opposti ma che, grazie un po’ alla stranezza del calcio, convivono sotto lo stesso tetto.
Gli oltre 68.000 i biglietti staccati fanno capire la dimensione di una tifoseria tra le più numerose d’Italia, con tanti tifosi anche al di fuori dei nostri confini. Come annuncia lo speaker, oltre 1.000.000 sono gli spettatori complessivi delle partite di campionato, facendo sì che la tifoseria interista stessa sia quella più fedele per presenze allo stadio.
Essendo l’ultima giornata, il finale è senz’altro thrilling. L’Empoli, con un solo punto di vantaggio sul Genoa per la lotta a non retrocedere, e lo spettro concreto di una premiata forneria a Firenze, è senza dubbio la squadra messa peggio. Ma, in fin dei conti, anche l’Inter non ha nessun interesse a pareggiare, visto che le partite di Milan e Atalanta sembrano già destinate a risultato sicuro.
In un San Siro acceso come non si vedeva da tempo, la preannunciata coreografia della Curva Nord, applaudita da tutto il pubblico, incita ad onorar la maglia e invita a riveder le stelle.
Gli ultras empolesi, guidati dagli immancabili Desperados, entrano a partita già iniziata e si compattano in pochi minuti per farsi sentire nel dispersivo settore ospiti meneghino.
Ne esce una sfida del tifo davvero notevole. Trovandomi nel mezzo delle due curve, posso apprezzare le rispettive evoluzioni. La curva azzurra spinge a più non posso dall’ultimo piano del grattacielo, ma questa sera è dura farsi sentire di fronte ad una Nord veramente in forma: battimani riuscitissimi, cori possenti, partecipazione collettiva sono gli ingredienti di una prestazione maiuscola. Si vede persino qualche torcia cautamente accesa.
Il primo tempo è molto più combattuto del solito. L’Inter attacca a spron battuto e fa venire diversi brividi ai tifosi toscani. Ma due chiare palle gol per gli ospiti fanno capire che anche la squadra sfavorita è viva e non vuol mollare di un centimetro.
Fine primo tempo: 0-0 e non ci si è veramente annoiati. Dagli altri campi l’Atalanta stenta col Sassuolo (1-1), mentre il Milan sta passando a Ferrara per 2-1. Mentre la forneria del Franchi sembra funzionare bene dato lo 0-0. Insomma, stanti i risultati attuali, nessuna delle due squadre può permettersi questo risultato.
Cambiano repentinamente le cose nella ripresa: l’Inter passa in vantaggio quasi subito con il subentrato Keita Balde, ovvero il risolutore che non ti aspetti. Esplode San Siro e, nei momenti che seguono, mi rendo effettivamente conto di come “balli” tutto lo stadio.
L’Empoli sembra sotto shock, e tutto potrebbe finire poco dopo quando l’arbitro Banti concede un rigore ai padroni di casa per atterramento del portiere empolese Dragowski ai danni di Icardi. In pochi credono in un errore dello stesso giocatore argentino ma si sa, il calcio e strano e il portiere azzurro rimedia al danno fatto poc’anzi (a dire il vero sottoposto a lunga analisi del VAR). Si continua sull’1-0, mentre nel frattempo il Milan è ancora in vantaggio (2-3) e l’Atalanta formato Europa prende il largo.
Il tifo è alle stelle: continua a esaltarsi la Curva Nord, spingono alla grande gli empolesi, con la squadra ospite che ci crede e sfiora addirittura il pareggio.
Altro momento topico è il 70°, quando tutto l’infuriato pubblico interista fischia Icardi che lascia il campo, mentre la Nord ci tiene a far capire che tipo di uomo egli venga considerato. Una probabilissima parola “fine” ad una storia di fatto già interrotta da tempo, dove lo stesso attaccante di punta interista ha pensato più alla sua immagine alla “Vanity Fair” sui social anziché chiarire la sua posizione nel club.
Subito dopo entra una strana tensione a San Siro, la partita si blocca e, anzi, è l’Empoli a prendere le redini del gioco, maturando l’inaspettato pareggio ad opera di Traoré. Immaginate, in questo momento, la gioia dei tifosi toscani? E le conseguenze a 40 km a est di Empoli, dove un tranquillo 0-0 diventa uno psicodramma? Con le due squadre che pensano: aspettiamo che cambi l’inerzia a Milano e che la partita si concluda con la naturale vittoria dell’Inter o cominciamo a giocare?
Insomma, minuti concitati sull’asse Milano-Firenze, finché non si materializza l’oggetto sconosciuto interista di quest’anno, alias Radja Nainggolan che riporta in vantaggio i favoritissimi padroni di casa.
Il pubblico interista, che era andato in apnea per qualche minuto, riprende fiato, ma ad Empoli ci credono ancora, anche perché la squadra ha iniziato a giocarsela letteralmente alla pari.
I sogni toscani si infrangono sulla traversa all’ultimo minuto da uno svarione in area, e questa è la fine dei giochi. Anzi, al 95° arriverebbe anche la beffa, quando Dragowski va a fare il saltatore in area avversaria per sfruttare una delle ultime occasioni e, dall’azione che segue, Brozovic segna da centrocampo a porta vuota. Il gol viene però annullato.
La partita si protrae fino al 98°, quando Handanovic dice per l’ultima volta “no” alla generosità dell’undici empolese.
Finisce con l’urlo liberatorio di San Siro, che sancisce l’accesso in Champions per la squadra di Spalletti, accompagnata dall’Atalanta. Una beffa ai danni dei cugini del Milan, che rende ancora più dolce questa tribolatissima serata.
Ultima annotazione per l’Empoli e la sua tifoseria: i toscani, dentro e fuori al campo, hanno dato tutto. Se non è questa la dimostrazione di meritare di essere da Serie A, non so cos’altro si può chiedere. Purtroppo il forno fiorentino ha funzionato a dovere, sancendo un’altra pagina abbastanza bassa del nostro campionato.
Se mi si può passare un’annotazione personale, vale molto di più una retrocessione immeritata e sudata come questa, di una salvezza ottenuta con la mediocrità, se non peggio. Per quanto mi riguarda, si può essere dei veri vincitori anche quando si retrocede.
Stefano Severi