La tanto bistrattata Coppa Italia diventa spesso, durante la stagione, il salvagente di molte squadre che magari hanno visto già fallire i principali obiettivi stagionali e cercano così, tramite la conquista della coccarda, una soddisfazione che non metta troppo in dubbio la bontà del loro progetto tecnico. Man mano che si assottigliano le partite, la strada si fa sempre più difficile, quando ad entrare in gioco sono le cosiddette big c’è da temere che pur giocando con le seconde linee, i margini di manovra siano spesso ristretti, senza considerare l’aspetto ambientale della partita che vede la squadra più titolata giocare tra le mura amiche. In questi anni abbiamo assistito a ben poche sorprese, qualche eccezione è pur vero che c’è stata, ma in genere, nei turni finali, le squadre sul tabellone son quasi sempre le stesse.

Questa sera a San Siro si presenta la Fiorentina, squadra adagiata a centro classifica che prova a portare a termine la cavalcata della Coppa Italia per tornare ad assaporare quell’aria di Europa che la città merita in pieno. Sull’altro versante l’Inter di mister Conte è una bella macchina oliata a dovere che, classifica alla mano, cerca di mettere paura ad una Juventus che in queste ultime stagioni ha lasciato le briciole alle avversarie.

Il pubblico risponde decisamente bene, circa cinquantamila persone per una partita di Coppa Italia è un dato che fa riflettere, evidentemente la posta in palio non è così insignificante come si vuol far credere ma ciò che salta immediatamente agli occhi è il prezzo del biglietto che parte, minori esclusi, da dieci euro, cifra che fa felice chi si vuol gustare una partita dal vivo senza svenarsi.  Ancora una volta emerge con forza l’equazione che prezzi popolari portano una buona cornice di pubblico e forse questo aspetto che per molti è scontato, andrebbe rimarcato con forza a chi si ostina a mettere tra le cause della desertificazione dei nostri stadi, la violenza e la presenza degli ultras sugli spalti. Come se negli anni ’80-’90 le curve fossero popolate da ecclesiastici e bambini appena usciti dal coro dell’Antoniano e come se la violenza oggi come oggi si trovasse solo negli stadi. Poi, tanto per rimanere nell’attualità, senti le schermaglie tra dirigenti nel post Juventus – Fiorentina e capisci che la contrapposizione tra due squadre si sposta inevitabilmente sugli spalti e arriva fino ai vertici societari che, a differenza dei tifosi, si possono permettere di dire di tutto.

Bello il colpo d’occhio con la Curva Nord che si presenta in forze, con ottimi numeri e con tante bandiere e stendardi che colorano il settore. Anche a livello di tifo gli interisti fanno in pieno il loro dovere, tanti cori a caricare la squadra e sostegno che senza troppe pause arriva fino a fine partita.

Anche gli ospiti onorano in pieno l’evento, qualcosa in più delle mille unità è una cifra ragguardevole, considerando che si gioca in notturna in un giorno lavorativo con tutte le difficoltà del caso. Viola che dal punto di vista coreografico offrono poco, qualche bandiera e qualche due aste che vengono alzati spesso e volentieri, ma per il resto è la voce la protagonista della serata: i cori sono parecchio partecipativi ed i viola dimostrano di essere parecchio in forma.

Sul terreno di gioco è l’Inter a spuntarla al termine di una partita non bella ma combattuta come del resto sugli spalti, dove il pubblico ha onorato a pieno la serata. Da sottolineare qualche coro offensivo scambiato tra le due tifoserie, niente di prolungato ma è importante tenere accesa la fiammella della rivalità. Per il concetto di sportività, per le strette di mano al vetriolo e per “l’importante è partecipare” facciamo riferimento a quelle persone che hanno contribuito a falsare i nostri campionati. Qualcuna ha pagato, altre son sempre al loro posto, sempre pronte a criticare. Del resto l’attacco è la miglior difesa.

Foto di Alberto Cornalba e Salvatore Izzo