I giallo-neri sono una delle scene più interessanti della Bulgaria.
Il Botev Plovdiv è il club più antico della Bulgaria. Nato nel 1912, è il terzo più seguito del Paese. Nonostante ciò la sua bacheca è molto più vuota di quanto ci si potrebbe aspettare e durante la sua storia ha attraversato momenti difficili, in particolare negli ultimi vent’anni. La sua curva, però, è una delle più spettacolari del panorama bulgaro e per questo abbiamo intervistato un ultras botevista che ci ha aiutato a comprendere al meglio cosa significhi essere un tifoso giallo-nero.
Come è organizzato il tifo giallo-nero?
Non esiste un’unica organizzazione ombrello che abbracci tutti i fan del Botev. Attualmente sotto la bandiera dei Bultras si radunano diversi gruppi ultras, ma non dovete pensare a un’orchestra coordinata che copra tutto il tifo. Bultras deriva da Botev Ultras ed è un alias comune per i botevisti più appassionati. In altre parole, possiamo dire che ogni bultra è un botevista, ma non tutti i botevisti sono bultra. C’è però da aggiungere che contemporaneamente ai Bultras esiste un’organizzazione formale che rappresenta tutti i botevisti, ovvero il Club dei sostenitori del Botev Plovdiv (KPBP), che è stato fondato nel 2013 come erede dei fan club centralizzati già esistenti in precedenza.
Ma parliamo della componente più “tosta” del tifo.
La scena “estrema” del Botev Plovdiv affonda le sue radici nella metà degli anni Sessanta, quando i fan più accaniti iniziarono a radunarsi con bandiere e striscioni sul lato est del nostro stadio di casa. Il boom ebbe inizio nella stagione 1966/67, quando il nostro club vinse il suo secondo titolo e migliaia di persone di Plovdiv seguirono la squadra dei campioni in casa e in trasferta.
Ormai il percorso sembra imboccato…
Gli anni Settanta furono un periodo di declino per il club. I sostenitori più accesi della Tribuna Est (Tribuna Iztok in bulgaro) si caratterizzarono ulteriormente, diventando quasi qualcosa di separato e indipendente dal resto del pubblico. Questo segnerà il decennio successivo poiché nei loro giorni migliori questi tifosi contavano circa un centinaio di persone, con comportamenti influenzati dallo “stile britannico” – le sciarpe a strisce, i ritornelli delle canzoni di successi pop (per lo più “River of Babylon” di Boney M, “Brown Girl in the ring”, “Hooray! Hooray!”, “Gyöngyhajú lány” del gruppo ungherese Omega e così via) e l’arroganza. Tuttavia, la tradizione è rimasta quella di posizionarsi nella Est del “Collegio”, entrando attraverso il Gate 5 dalla Varshava (Varsavia) Street.
Il Collegio?
Per spiegare in breve, il soprannome del nostro stadio è il Collegio, per il fatto che il Collegio Cattolico di Sant’Agostino possedeva il campo prima della nazionalizzazione da parte dei comunisti alla fine degli anni Quaranta.
Ok, torniamo al tifo.
Dopo la caduta del regime comunista e l’apertura delle frontiere, la scena bulgara ha iniziato a svilupparsi più velocemente. Man mano che le informazioni su ciò che stava accadendo in Europa arrivavano, sempre più persone si avvicinavano alla mentalità ultras. Il primo gruppo di botevisti ultras-style è stato creato nel 1993. Era un gruppo di amici del quartiere di Izgrev, nella parte orientale di Plovdiv ed è per questo che è stato chiamato Izgrev Boys. L’anno 1993 è importante anche perché si tenne la più grande trasferta ufficialmente registrata in Bulgaria. Dodicimila botevisti invasero le strade della cittadina di Blagoevgrad per la finale di Coppa contro il CSKA, purtroppo persa 0-1.
Da lì, immagino, che il movimento abbia preso il via.
Poco dopo sono emersi altri due gruppi ultras: Banda Kichuka (alias Brigate Brannik) e Bunta Sever dalle aree residenziali di Kichuk Parish e Karshyaka, rispettivamente. In generale, la metà degli anni Novanta ha forgiato la reputazione dei Bultras. Quel periodo è stato il nostro miglior momento. Eravamo una forza dominante sugli spalti di tutto il Paese, una forza che ha illuminato la scena bulgara.
Quali altri gruppi possiamo nominare?
Negli ultimi due decenni un numero enorme di gruppi è sorto e svanito, mentre altri sono ancora in piedi: Centrum Crew, Ludata Banda Kichuka, Brigades Trakia, Bultras Company, Youth Group, Bultras Asenovgrad, Mean Machine. Così la mancanza di omogeneità anziché essere una debolezza, ha dato un volto sfaccettato al tifo del Botev e questo lo preserva, lontano da qualsiasi interferenza politica o moda effimera.
Quali sono i valori che muovono il tifo del Botev?
L’ideologia del botevismo di Plovdiv è chiamata “Ordine Urbano”. Corrisponde alla mentalità degli abitanti di Plovdiv in quanto cittadini di un luogo con una storia millenaria ed eredi di imperi e popoli. Questa mentalità deriva dalla cosiddetta “Cultura Trimona” e i botevisti hanno forgiato una slogan ideologico che dice: “ordine urbano e divertimento”. Questo significa distinguersi dalle persone che non sono di Plovdiv e dai cacciatori di gloria, ovvero coloro che sostengono le vacche grasse di Sofia.
Che cosa si intende per “Cultura Trimona?
La “Cultura Trimona” viene da Trimontium, il nome romano di Plovdiv ed è una mentalità cittadina, un folklore che dice che “Sofia è desiderosa di sminuire Plovdiv, sempre. Mentre gli altri bulgari sono sfigati o wannabes che muoiono di fame per vivere come si vive a Plovdiv”. Incontrerai una tale mentalità quasi ovunque, troverai un vero plovdiviano, nato e cresciuto in città – un po’ stravagante, un po’ volgare, abbastanza scettico e piuttosto vivace. Questa mentalità influenza il lavoro, i divertimenti, l’abbigliamento. E ovviamente anche il calcio della gente di Plovdiv.
Tornando agli spalti, che periodo sta attraversando il tifo del Botev?
Il problema più grande al giorno d’oggi è che non abbiamo più il nostro stadio. Questa mancanza ha influito sulla performance complessiva. Lo stadio di casa è un luogo in cui vengono mantenute le tradizioni, le generazioni si mischiano senza problemi, i legami si stringono e la famiglia si forgia. Nel 2014 fu presentato un nuovo progetto di ristrutturazione per lo stadio, in modo da poter raggiungere obiettivi più alti. Sfortunatamente, i lavori di ricostruzione si fermarono – solo due tribune erano parzialmente costruite, mentre tutto il resto era ancora da fare – quando lo sponsor principale, la Corporate Commercial Bank (KTB) è crollata. Da allora la “Causa del Collegio” ha rappresentato il testamento verso la nostra terra promessa. Fortunatamente la ripresa dei lavori è avvenuta nel 2020.
E adesso dove giocate?
Attualmente il Botev Plovdiv gioca nel sobborgo sud di Komatevo nel campo di allenamento del club con una capacità di appena 3.500 posti. Per fare un confronto, nel periodo 2014-2019 abbiamo più volte fatto i cosiddetti giorni “bultras-on-tour” con oltre 5.000 sostenitori in viaggio. Prima dei blocchi e delle restrizioni dovute alla situazione della pandemia, i fan del Botev Plovdiv erano famosi per il fatto che il loro supporto in trasferta era maggiore di quello in casa.
Questo è stato l’unico momento di crisi?
No, nel periodo 2000-2010 il movimento dei botevisti si è deteriorato a causa di una prolungata guerra con l’allora presidente del club. La sua politica idiota ha portato il Botev Plovdiv quasi sull’orlo del fallimento. Questa mini-guerra civile si è riflessa in modo significativo sulla nostra coesione e ha segnato l’ambiente. E le cicatrici ce le portiamo ancora oggi, quando compaiono divisioni e spesso scoppiano scaramucce a causa della politica anti/pro club.
Ma parliamo in senso più ampio del movimento ultras bulgaro. Cosa mi dici?
Nel 2016 c’è stato un incontro tra i leader di tutti i più grandi gruppi di tifosi in Bulgaria. È stato accettato una sorta di “codice d’onore”, che include alcune regole come combattere senza armi, non attaccare i semplici tifosi, le coppie, le persone con bambini, etc. Questo codice talvolta non viene rispettato, ma stiamo cercando mantenere una correttezza di fondo. Apprezziamo la cultura calcistica “old school” e insistiamo per i combattimenti senza armi, gruppo contro gruppo, il giorno della partita o giù di lì. Considerando ciò, abbiamo creato “The Bultras Fight Club”, per motivare i bultras di tutte le generazioni allo sport e per stare lontano dalle droghe.
Riguardo allo stile e alle tendenze hools o ultras?
In generale, rispetto ad altri paesi europei, la Bulgaria ha una storia relativamente breve di movimento ultras. La sua forma contemporanea è emersa all’inizio del millennio, quando le distinzioni tra ultras e hools erano ancora vaghe. Attualmente tale divisione può essere vista solo nei club con una vasta base di tifosi come quelli di Sofia, Levski e CSKA, ma anche nel Botev Plovdiv.
Parlando di amicizie?
A livello nazionale, in Bulgaria abbiamo una lunga amicizia con lo Spartak Varna, che è amico del Genoa. Inoltre manteniamo stretti rapporti con Neftohimik di Burgas e privatamente molti bultras apprezzano i ragazzi di Pernik, un gruppo piccolo ma molto tosto, veramente fedele alla loro squadra di calcio, il Minyor.
Rivalità?
La nostra più grande inimicizia è con il Lokomotiv di Plovdiv, il Levski e il CSKA di Sofia. Storicamente il Levski Sofia è il nostro eterno nemico in campo, ma li trattiamo con rispetto come avversari perché stanno mostrando una grande dignità di fronte ai guai e ai momenti difficili del loro club. A guidare i gruppi ci sono i Sofia Zapad e gli Ultras Levski, fra cui spesso accadono anche scaramucce. Il CSKA Sofia ha diversi gruppi come gli Offenders (ex Ofanziva), mentre l’altro gruppo importante è quello degli Animals. Lokomotiv Plovdiv ha un gruppo chiamato Lauta Army.
E a livello di amicizie fuori dalla Bulgaria?
All’estero siamo amici dell’Aris Salonicco. Abbiamo molto in comune: gli stessi colori, sia delle nostre squadre che dei nostri rivali cittadini (PAOK e Lokomotiv Plovdiv sono bianco-neri). Inoltre, le nostre città d’origine sono città gemelle, seconde per grandezza nei rispettivi paesi, Bulgaria e Grecia. In quanto tale, condividiamo entrambi lo stesso odio verso le capitali e i loro abitanti culoni. Negli ultimi dieci anni è diventata una tradizione fare una visita ai derby di Salonicco. I bultras sono sempre accolti calorosamente dalla famosa organizzazione Super 3. Sfortunatamente, la nostra presenza lì nel gennaio 2020 è stata segnata da una tragedia. Il nostro adorato fratello Tosko è stato ucciso da un autista imprudente, tifoso del PAOK. La perdita sarà sempre indimenticabile. Era un grande cuore coraggioso, un grande motivatore e organizzatore, una forte personalità. La sua scomparsa salda con il sangue il nostro legame con l’Aris. Infine anni fa, siamo stati invitati e abbiamo partecipato all’European Awake Tournament a Wroclaw, in Polonia. Da allora abbiamo stabilito buoni rapporti con i ragazzi dello Slask Wroclaw e della Dinamo Minsk. Abbiamo anche alcuni contatti personali con gli ultras dell’Inter. Il primo contatto avvenne fra membri dei Tori del Nord Est e Ludata Banda. Dopo alcune visite a partite dell’Inter in Europa, il nostro gruppo è stato invitato a Milano per la partita contro il Napoli. In quell’occasione gli appartenenti a Ludata Banda e alla Brigata Trakia hanno avuto modo di incontrare i gruppi leader della Curva Nord e godere della loro ospitalità unica. La speranza per i Bultras è chiaramente che questa fratellanza possa crescere e diventare sempre più forte.
Intervista raccolta da Gianni Galleri