Veramente un bel pomeriggio ultras quello vissuto ad Isernia. Per la mia prima volta al “Lancellotta”, scelgo una partita contro una squadra i cui ultras sono una garanzia, ovvero quell’Ancona sprofondato suo malgrado nell’inferno della D ma i cui ultras non si sono di certo arresi. Gli ultras di casa non li avevo mai visti dal vivo prima, avevo ovviamente visto qualche foto e mi avevano fatto una bella impressione per la cura e la qualità del loro materiale ma aspettavo altrettanto ovviamente il battessimo dal vivo.
Vederli di persona è stata non solo una conferma della bontà di quanto avevo intuito, ma sono anche rimasto colpito molto positivamente dalla loro prova canora. Hanno sfoderato una prestazione maiuscola sia per qualità che per quantità. Quantità perché hanno cantato tantissimo e per tutta la partita, senza mai calare; qualità perché hanno innalzato cori sempre originali e mai banali, non copie di altri cori fatti da altre tifoserie. Veramente ottimi.
Ad inizio partita riesco ad avere entrare in possesso di una loro fanzine dalla quale apprendo della loro raccolta fondi tramite un calendario realizzato per il nuovo anno, con il quale sono riusciti a raccogliere e donare beni all’ospedale di Isernia per un valore di oltre 1.300 euro. L’ennesima dimostrazione che gli ultras, descritti dai più come teppisti e facinorosi, in realtà sono portatori anche di valori positivi, fautori di una “cittadinanza attiva” e di una aggregazione che forse finisce per dare fastidio, in quest’epoca di individualismo ed egoismo.
La partita in campo, però, premia gli ospiti che si impongono con un secco due a zero. La loro tifoseria, presentata perfettamente dalla seconda pagina della fanzine isernina, si presenta in circa un centinaio di unità. Il loro primo tempo trascorre con un tifo un po’ altalenante, ma quando mi approssimo per tastarli da vicino, restituiscono la sensazione netta di una tifoseria veramente di spessore per composizione, soprattutto: tante persone navigate, mischiate con giovani e giovanissimi sembrano simbolicamente costituire una macchina potente che cammina però senza accelerare fino in fondo. Nel secondo tempo la musica cambia, il tifo dorico diventa più costante e più potente e per rendere l’aria ancora più frizzante, accendono un paio di torce. Questi secondi quarantacinque minuti sono la dimostrazione che tutto quel potenziale che si percepiva nella prima frazione andava solo innescato per dare luogo a una prova di gran tifo. A fine partita contestazione
da parte isernina e festeggiamenti ospiti.
Testo di Emilio Celotto
Foto di Emilio Celotto e Andrea Calabrese