Non sono un fotografo, e a dire il vero neanche un giornalista certificato, ma quando arriva il sabato mattina so già dove vorrei essere nel week end: a bordo campo, a respirare il calore che solo gli spalti ti possono dare, sulle tribune ad invidiare la grinta e la mentalità di chi non vuole arrendersi.

I colleghi e gli spettatori più navigati mi raccontano delle contraddizioni che hanno investito la nostra regione negli ultimi anni. Piazze importanti come Terracina, Gaeta, Formia, Sora e Cassino depredate  della loro più grande passione, del loro punto di riferimento domenicale, a scapito di “Lupe” feroci che, con la forza del denaro, acchiappano fuoriclasse qua e la ammazzando i campionati, per la gioia di pochi fortunati che fanno parte di realtà piene di mezzi ma senza significato.

Per questo motivo, quando vedo i tifosi dell’Atletico Vescovio, che poi sono tutti amici fra loro, ho la chiara impressione che non tutto è perduto e che si può ancora continuare a vivere e diffondere la mentalità anche in un mondo che sembra refrattario alla passione e alle identità.

Partiti dalla Terza Categoria nel 2003, nel giro di poco più di un lustro i ragazzi di Piazza Vescovio sono arrivati in Promozione, ed ora guardano tutti dall’alto verso il basso dopo aver vinto il big match del girone A contro un’altra storica realtà di Roma, la Boreale, che ha perso la prima gara della stagione proprio contro i biancorossi di Roma Nord.

Non un grande spettacolo in campo, segno che il livellamento dei campionati è arrivato al suo culmine, ma la partita vera si giocava sugli spalti, dove i tifosi del Vescovio hanno vinto non contro i rivali del giorno, ma verso un sistema che non li vorrebbe. Loro come tutte altre realtà simili.

Oltre cinquecento persone a seguire una partita di Promozione laziale valgono più di ogni commento, osservarli dal campo è un privilegio difficile da trasmettere a chi non c’era domenica otto febbraio 2015 sugli spalti dello “Xrejis Gentes” di Bufalotta.

Alessandro Bastianelli