Forse qualcuno ricorderà questa “Guida alternativa ai club di Serie A”, una rubrica che ebbe una certa eco in Italia già dal suo esordio. La prima squadra ad essere rivista e raccontata agli inglesi dalle pagine di uno dei suoi più noti giornali, fu l’Atalanta. La guida verteva (e verte tuttora) attorno al mondo del tifo, per far capire la tradizione e la storia delle varie squadre italiane anche attraverso la lente della passione dei tifosi. Il clamore che ne conseguì fu da addebitarsi a “L’Eco di Bergamo” che, nella sua atavica e pregiudiziale campagna contro gli ultras orobici, si lanciò in una analisi del pezzo di Richard Hall, aka The Gentleman Ultra, del tutto strumentale e in alcuni casi cadendo in clamorosi errori di traduzione (non a caso, tra i successivi striscioni della Nord Atalantina, si ricorderà in tal senso anche l’ironico “L’Eco do you speak english?”). Bene, detto questo, premesso che l’abilità con l’inglese dello scrivente non è quella di un madrelingua, probabilmente finiremo anche noi per cadere in qualche errore di traduzione, ma quantomeno partiamo dallo stesso punto di vista dell’autore dell’articolo originale, per cui crediamo di essere immuni da qualsiasi banalizzazione concettuale. Quindi, in tempi di penuria di argomenti come questi giorni di calcio dormiente o appena risvegliatosi dalla pausa estiva, ci prendiamo la briga, con colpevole ritardo, di provare ad offrirvi in italiano le puntate di una guida che comunque ci sembra interessante e scritta bene (pur con qualche errore), specie se si considera che a farlo è uno straniero e non scivola sulle bucce di banana dei luoghi comuni come fanno la maggior parte dei giornalisti di casa nostra. Semplicemente cerca di dare al tutto una visione giornalistica e quanto più neutra possibile, pur muovendosi in un terreno impervio ed estremo come quello del tifo calcistico. In ogni caso, buttiamoci a capofitto, sperando di riuscire a recuperare pian piano tutte le puntate precedenti. Si parte dalla Juventus, ultima squadra a finire sotto analisi del “Guardian” giusto qualche giorno fa.

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Stadio: Juventus Stadium a Torino, capienza 41.000 spettatori Lo Juventus Stadium è semplicemente il futuro degli stadi italiani di calcio. È il primo stadio ultra-moderno in Serie A e la Juventus ne possiede l’intera struttura. È il primo in Italia, laddove gli impianti sportivi sono normalmente di proprietà di enti locali. Il nome dello stadio potrebbe cambiare presto in quanto i “Naming rights” (diritti di denominazione) sono stati venduti nel 2008 a Sportfive. Lo stadio è stato costruito sul sito del vecchio Stadio Delle Alpi, precedente casa della Juventus. L’impianto, costato 90 milioni di sterline, è stato ufficialmente inaugurato l’8 settembre 2011. Vanta molti servizi non disponibili in altri datati stadi in Italia, tra cui un centro commerciale, 3.600 posti “Premium” e 120 negli “Sky box”. L’atmosfera è altrettanto intimidatoria al pari di altri principali campi italiani grazie alla vicinanza dei tifosi al terreno di gioco. I gruppi di tifosi hanno un loro posto nello stadio e sono autorizzati a sostenere la squadra nel loro modo abituale. Tutti gli occhi sono puntati su Torino ora, con la Juventus che viene ritenuta tra i pionieri del calcio italiano.Gli ultras

Principali gruppi ultras: Gruppo Storico Fighters 1977, Black and White Fighters Gruppo Storico 1977, Drughi, Viking.

Altri gruppi ultras: Fossa dei Campioni, Panthers, Gioventù Bianconera, Area Bianconera, Indians, Nucleo Amato Bianconero poi rinominato in Nucleo 1985, Arancia Meccanica, Irriducibili Vallette, Arditi, 06 clan, Noi Soli, Gruppo Marche 1993, Bruxelles Bianconera, Gruppo Homer, Assiduo Sostegno, Bravi Ragazzi, Tradizione Bianconera, Vecchia Guardia.“Il Real Madrid ti ha scaricato, il Napoli ti ripudiato, solo la tua avidità qui ti ha riportato”. Questo è stato il messaggio che ha salutato Fabio Cannavaro al suo ritorno alla Juventus nel 2009. I suoi due scudetti con i bianconeri non lo ha risparmiato dalle critiche. Gli ultras lo considerano un traditore, un giocatore che ha abbandonato la sua squadra proprio nel momento del bisogno. Nel 2006 la Juventus è stata retrocessa d’ufficio in Serie B a seguito dello scandalo “Calciopoli”. Mentre Gianluigi Buffon e Alessandro Del Piero rimasero, Cannavaro si trasferì al Real Madrid. È difficile recriminare su una tale mossa in carriera, ma questo tradimento non è stato né dimenticato né perdonato. Agli occhi degli ultras il suo ritorno è avvenuto solo per denaro. Un gruppo noto come i Viking girava con una maglietta che sul davanti recitava “Cannavaro mercenario” e “Nessun perdono per i traditori” sul retro. Questo trattamento ad un ex eroe del club non trova d’accordo alcuni sostenitori della Juve, ma espone la cultura viscerale degli ultras: confina con l’estremo, ma ha nel suo cuore una passione incrollabile per la squadra. Darwin Pastorin, uno degli scrittori famosi del calcio in Italia, ha dichiarato: “La Juventus è una squadra che unisce tutti: dagli intellettuali ai lavoratori … è una squadra universale, un calcio Esperanto … e poi ci sono i tifosi, i tifosi veri, dalla Sicilia al Valle d’Aosta. Ci sono undici milioni di noi!”. La Juventus è la squadra di maggior successo nella storia italiana con 29 scudetti (31 se sei un Juventino). È il Manchester United di Italia. O li ami o li odi e forse questo è per questo che ha avuto origine il soprannome La Fidanzata d’Italia. Il club è il terzo più antico in Italia. È stato fondata nel 1897 da un gruppo di studenti di Torino e dal 1923 il club è stato gestito dalla famiglia Agnelli, i fondatori e proprietari della Fiat. La Juventus ha anche un vasto supporto a livello nazionale. Ciò è in parte dovuto all’afflusso di lavoratori dal sud emigrati a Torino per lavorare a Mirafiori, la grande fabbrica Fiat costruita ai margini della città nel 1939. La Fiat ha fornito migliaia di posti di lavoro e Umberto Agnelli (ex amministratore delegato di Fiat e presidente della Juventus), una volta affermò che “uno dei motivi che hanno indotto a scegliere Torino durante le grandi emigrazioni degli anni 1950 e 1960 è stata proprio la possibilità di andare a vedere la Juventus giocare”. Questo, unitamente all’enorme successo calcistico, ha contribuito a creare la più vasta base di tifosi in Italia, cosa che conseguentemente ha generato un eccesso di gruppi ultras.La storia degli ultras juventini non ha eguali. Si legge come un copione de “I Borgia” con il suo catalogo sconcertante di scismi, riforme e guerre civili. Le origini del tifo organizzato bianconero possono essere ricondotte a due gruppi, Venceremos e Autonomia Bianconera, formatisi a metà degli anni 1970 e posizionati all’estrema sinistra dello spettro politico, anche se questa attitudine è cambiata notevolmente. Nel 1977 uno dei più noti gruppi ultras della Juve, Fighters Gruppo Storico, venne fondato da Beppe Rossi, che rimane una figura mitologica tra gli ultras odierni. Residenti in Curva Sud Scirea (o Curva Filadelfia come era conosciuta nel vecchio Stadio Olimpico) le vestigia del gruppo sopravvivono ancora oggi. Per 10 anni hanno goduto di una buona ribalta nello scenario degli ultras italiani, poco prima di essere funestati dal giorno più buio nella storia della Juventus. Il 29 maggio 1985, 39 tifosi juventini morirono allo Sadio Heysel durante la finale di Coppa Campioni contro il Liverpool. Gli incidenti divamparono quando i tifosi del Liverpool superarono una recinzione che li separava dagli italiani. Nel trambusto che ne seguì, i tifosi della Juventus restarono schiacciati contro un muro di cemento che crollò, uccidendo e ferendo molte persone. Per gli juventini la colpa è da attribuire esclusivamente al Liverpool. Venne attuato un tentativo di eliminare ogni “inglesismo” dalla Curva e nacque un odio virulento. Quando le due parti furono accoppiate dai sorteggi di Champions League nel 2005, molti ultras della Juve espressero chiaramente i loro sentimenti girando le spalle alla coreografia preparata dal Liverpool ad Anfield con la scritta “Amicizia”. Nella gara di ritorno furono esposti alcuni striscioni in cui si poteva leggere: “Facile parlare, difficile perdonare: Assassini” e “15-4-89 Sheffield. Dio esiste”, riferimento quest’ultimo al disastro di Hillsborough.Il 1980 ha visto anche la nascita di altri gruppi ultras influenti, tra cui i Viking (i cui membri provengono da Milano) e Nucleo Amato Bianconero.Quest’ultimo ha poi cambiato il nome in Nucleo 1985 in memoria delle vittime dell’Heysel. Nel 1987, a seguito dello scioglimento dei Fighters a causa di brutali scontri con gli acerrimi rivali della Fiorentina, venne fondato il gruppo Arancia Meccanica . Ispirato al film di Stanley Kubrick, il gruppo era un’amalgama di varie schegge in Curva Sud, e il loro nome fu poi cambiato in Drughi per volere delle autorità. Durante i primi anni, l’adesione al gruppo crebbe a dismisura, si ipotizza fin oltre i 10.000 iscritti. Tuttavia, con la formazione degli Irriducibili Vallette, che si trasferirono in Curva Nord, e il successivo riemergere dei Fighters, si aprì una stagione di scontri e dissidi interni tra ultras.In seguito al trionfo dei bianconeri contro l’Ajax nella Champions League del 1996, sull’onda dell’entusiasmo i tifosi decisero di radunarsi sotto la stessa bandiera, scegliendo il nome Black & White Fighters Gruppo Storico 1977. Tuttavia questa unità sbiadì ben presto con lo scoppio di nuove lotte intestine. Nel 2005 i Fighters si sciolsero nuovamente, lasciando in ballo il controllo della Curva Sud. Tutto ciò fu aggravato dopo che i giganti di Torino furono riconosciuti colpevoli per il loro coinvolgimento nello scandalo “Calciopoli”. Seguì una lotta di potere e prima di una amichevole pre-campionato contro l’Alessandria, nel 2006, si raggiunse il suo picco più drammatico. Diversi gruppi, tra cui – si dice – Tradizione, Arditi, Drughi, Irriducibili Viking, si scontrarono tra di loro in quella che può essere descritta solamente come una guerra fratricida. Due tifosi furono accoltellati e 50 arrestati. Questa non fu l’unica occasione in cui ultras juventini si attaccarono a vicenda. Sembrerebbe che la relativa pace sia stata poi restaurata. Fighters sono tornati alla Curva Sud Scirea accompagnati da VikingDrughi e un certo numero di altri gruppi collaterali. Mentre è difficile riscontrare una leadership intorno alla quale tenere in equilibrio questa mentalità di clan, le divisioni interne riflettono gli elementi tipici della più ampia società italiana. Tuttavia, l’eccesso di ultras della Juventus è in grado di creare una delle atmosfere più colorate ed eclettiche della penisola. Ogni gruppo vanta le proprie bandiere, cosa che crea una vivace e multiforme coreografia. Questo, nei giorni delle partite, trasforma l’elegante stadio della Juventus in un calderone in cui raramente vi è un posto vuoto. Inserita sullo sfondo delle Alpi e a cavallo del fiume Po, Torino è spesso indicata come il centro industriale d’Italia. L’ampio armamentario della città comprende la Fiat, antichi manufatti egizi, una miriade di arte contemporanea e il miglior cioccolato in Italia. Tuttavia, per gli Juventini, Torino è soprattutto la patria di un colosso del calcio italiano e gli Ultras prosperano nella consapevolezza che la loro amata Vecchia Signora sia la regina invidiata d’Italia.Giocatori simbolo: Trezeguet

Alessandro Del Piero, Gianluigi Buffon e, naturalmente, Michel Platini, incarnano ciò che significa essere della Juventus. I giganti di Torino sono pieni di grandi nomi che si sono succeduti nel corso della loro storia illustre, ma l’importanza che David Trezeguet ha significato per i bianconeri è stata spesso trascurata. Trezeguet ha firmato, provenendo dal Monaco, per la stagione 2000-01. Ha iniziato bene, segnando 15 volte nella sua prima stagione. La Juventus vinse tutto in quegli anni e non era un lavoro facile farsi largo in mezzo ad una pletora di grandi talenti. Il francese invece ci riuscì e nella stagione successiva si laureò capocannoniere della Serie A con 24 gol in campionato (32 in totale). Con questo arrivarono lo scudetto, il premio di giocatore dell’anno e straniero dell’anno in Serie A. Si aggiunga a tutto ciò una Supercoppa Italiana e una finale di Champions League, ed era chiaro vedere come la Juventus ed il suo centravanti fossero stati ad un passo dal cielo. Sembrava che gli anni di gloria fossero lì per arrivare quando la Juventus andò a vincere il titolo di Serie A nel 2004-05 e nel 2005-06. Poi il mondo calcistico di Trezeguet crollò, allorquando i giganti di Torino furono coinvolti nello scandalo “Calciopoli” e vennero spogliati dei loro due titoli precedenti. Questo fu un punto di svolta nel futuro di Trezeguet e nell’affermazione del suo carattere. Molte stelle abbandonarono la nave quando la Juventus fu retrocessa in Serie B per l’illecito sportivo. Lilian Thuram, Zlatan Ibrahimovic, Fabio Cannavaro, Patrick Vieira e Adrian Mutu furono tra coloro che seguirono la propria strada lasciando decimati i bianconeri.Trezeguet rimase e promise, insieme ad altri grandi nomi del calibro di Buffon e Del Piero, di far tornare il club ai fasti che credevano meritasse. Tra il 2006 e la sua partenza nel 2010, il cecchino realizzò alcuni dei suoi lavori più sottovalutati per il club d’appartenenza. Quando ha lasciato, lo ha fatto dopo aver restituito alla squadra non solo la Serie A, ma anche la Champions League. Aveva superato i 167 goal di Omar Sivori, divenendo il più prolifico capocannoniere straniero della Juventus e, con 171 gol in totale, il quarto miglior marcatore juventino di tutti i tempi. Trezeguet aveva tutto. Era alto e potente. Aveva una estrema accelerazione e poteva mantenere quel ritmo con continuità. Aveva due piedi buoni ed era forte nel gioco aereo. Era pericoloso sui calci piazzati e aveva un istinto naturale nel trovare il gol. Come se non bastasse, aveva la capacità di essere chirurgico. La maggior parte dei suoi colpi erano sensazionali. Ha segnato in sforbiciata e alzandosi in alcuni voli spettacolari, ma tutto ciò più per necessità che per ergersi a showman. Era semplicemente e costantemente concentrato su di un obiettivo, una razza morente nel gioco di oggi. Trezeguet era anche un maestro nella lettura della linea difensiva avversaria. Molti dei suoi gol lasciavano l’intera difesa sconvolta per cercare di capire come il guardalinee avesse potuto tenere la bandierina abbassata. Era un maestro nel trovare spazio e ha usato questa capacità più e più volte, spesso avendo il tempo di aggirare anche il portiere prima di insaccare. Se non fosse stato coinvolto suo malgrado nello scandalo delle partite truccate, quanto avrebbe vinto? Dopo tutto, lo ha fatto a livello nazionale. La sua scelta di rimanere in squadra fino a quando è stato ceduto, il suo sforzo instancabile e la fede nella sua causa, hanno permesso ai tifosi bianconeri di godere del suo fiuto del gol per un decennio. Quando il Calcio italiano dominava il mondo, Trezeguet aveva appena cominciato.