Sembrava un film già scritto quello della liaison tra Salerno ed il suo patron Claudio Lotito. Per quanto all’inizio la tifoseria granata avesse concesso al già presidente laziale (in Italia pare che il conflitto d’interessi sia un concetto vetusto e superato…) il beneficio del dubbio, nonostante la mediazione del più equilibrato co-proprietario Marco Mezzaroma, alla fine anche a Salerno la distanza tra il vulcanico ed onnipresente Lotito ed i tifosi è diventata sempre maggiore, sempre più netta e forse non più ripianabile.

Dopo un’estate in cui l’operato della società è stato giudicato da molti insufficiente a riportare la piazza campana all’altezza delle sue ambizioni e del suo passato glorioso, si è forse rotto definitivamente fra le parti e a vedere l’Arechi sembra anche che l’entusiasmo sia in fase discendente.

Nonostante tutto sono più di 7.500 gli spettatori che affollano lo stadio, numero di altissimo livello rispetto alle medie che la terza serie e più in generale il calcio italiano riescono ad esprimere. Nella Curva Sud dedicata a Carmine “Siberiano” tutte le sigle del tifo sono ai propri posti di combattimento ed il sostegno vocale non è meno potente del solito. Massicce e uniformi le manate, un pugno di bandieroni sventola senza pausa e qualche fumogeno, acceso di nascosto, contribuisce a colorare ulteriormente lo spazio di loro pertinenza.

Vedere all’opera i salernitani sembra sempre come fare un salto nel passato, vista l’indifferente passione con cui accompagnano il Cavalluccio Marino nelle sue gare tra le mura amiche. Per ricordarci che viviamo però in un paese anormale ed a tratti assurdo, basta volgere lo sguardo nel settore ospiti dove sono giusto una decina i tifosi gialloverdi.

Eppure la distanza tra Melfi e Salerno è tutt’altro che proibitiva, visitare uno stadio glorioso come questo, per una compagine che ha per lunghi tratti della sua storia bazzicato nelle categorie dilettantistiche non può che essere uno stimolo ulteriore, ma di tifosi e ancor più di ultras provenienti dalla Basilicata non vi è quasi ombra.

Il verdetto è arcinoto, specie per chi gli stadi li vive e non li guarda solo dalla tv o dalla lente deformata dei prezzolati cronisti sportivi, ma è sempre bene ripeterlo ancora una volta, ancora con maggior forza, per quanto ormai anche tante tifoserie sembrano essersi rassegnate all’ineluttabilità di questa porcata: la tessera del tifoso è un fallimento!

Testo di Matteo Falcone.
Foto di Vincenzo Di Monda.