11 Maggio 2016, quartultimo turno di campionato: il Lugano passa per 4-0 al Letzigrund e grazie allo scontro diretto supera di un punto lo Zurigo, che diventa ultimo.

25 Maggio, ultima giornata di campionato: il Lugano batte per 3-0 il San Gallo e rende vana la vittoria per 3-1 dello Zurigo sul Vaduz: con 34 punti contro 35 del Lugano, è lo Zurigo a retrocedere in Challenge League. Gli ultras zurighesi invadono il campo e cercano di entrare negli spogliatoi per “ringraziare” i responsabili.

29 Maggio: al Letzigrund di Zurigo va in scena la finale di Coppa Svizzera tra l’FC Zurich, già retrocesso, e il Lugano, arrivato penultimo.

Questa breve cronistoria fa capire l’atipicità di questa edizione della Coppa Svizzera. La tifoseria ticinese vede l’Europa League dopo una incredibile salvezza, lo Zurigo vuole il riscatto col punto interrogativo riguardante la posizione della sua tifoseria. Mister Zeman potrebbe alzare il suo primo trofeo ufficiale dopo una vita da outsider e maestro.

I giornali parlavano di stadio esaurito e 8.500 tifosi bianconeri, ma la realtà farà vedere ben altri numeri.

Con Simone ci muoviamo verso Zurigo accompagnati da chiacchiere, birre e maltempo. Nonostante qualche peripezia, si arriva con facilità. Ritirato il pass, un’ora e mezzo prima del match la Curva Sud di Zurigo è già al completo col suo striscione, mentre gli ultras luganesi arrivano in corteo tre quarti d’ora dopo, accompagnati da pullman e auto private.

Entrambi notiamo le anomalie dall’una e dall’altra parte, una volta sistemate le tifoserie. Partiamo dai Luganesi.

La tifoseria luganese, almeno a colpo d’occhio, non arriva agli annunciati 8.500, attestandosi, piò o meno, sui 5.000. Eppure i biglietti erano già staccati. Cosa non ha funzionato? Non lo sappiamo. Di sicuro abbiamo trovato bizzarra la collocazione del contingente ospite in quattro settori diversi; i gruppi più nutriti erano in una sezione della Curva Nord, dove erano stipati i ragazzi delle Teste Matte (accompagnati dai gemellati della Section Grenat del Servette), e nella tribuna centrale; meno numerosi i tifosi presenti nella tribuna opposta e nello spicchio occidentale della Nord. Insomma, un’occasione del genere, indipendentemente dai numeri, avrebbe necessitato di una maggior coesione.

Dall’altra parte gli Zurighesi. Lo stadio non è di certo esaurito, per quanto i numeri siano alti. Molti hanno forse disertato all’ultimo, ma la Sud biancoblu è piena. Già. La posizione ufficiale degli ultras di casa rimane ambigua: viene messo regolarmente lo striscione della curva e poi uno striscione che accompagnerà la squadra per tutta la partita (per noi intraducibile, ma abbiamo interpretato come un invito ad alzare la Coppa per cancellare la vergogna).

Tifano o non tifano gli Zurighesi? Ufficialmente no. I cori sono pochi durante la partita, pochissimi, mentre diversi gruppetti provano a lanciare qualche incitamento ma rimangono isolati. L’aria resta veramente pesante.

La partita si racchiude nel primo tempo, anche se delle emozioni ci sono state anche nel secondo: rigore sbagliato da Bottani per il Lugano e, sul finale del tempo, papera di Favre e gol di Sarr. Esultanza generale, non proprio un’esplosione, e diverse torce accese in curva.

Nel secondo tempo non decolla il tifo zurighese e non cambia l’indirizzo di tutta la partita. A dispetto della nota iniziale, comunque, i Luganesi fanno una gran prova di tifo, accompagnando coi loro cori tutta la (mediocre) prestazione della loro squadra e coinvolgendo spesso tutta la spedizione. Da segnalare, tra l’altro, una sciarpata, elemento assai latitante nelle partite a Cornaredo.

Tanti gli sfottò prima, durante e dopo dei ticinesi verso gli zurighesi: tema dominante la Serie B, ricordata ai dirimpettai a suon di cori e striscioni. Solo sul finale della partita risponde la Curva Sud, con un “Lugano vaffanculo” che non lascia spazio a interpretazioni.

Col triplice fischio Zeman va via immediatamente dal campo. Il Lugano si prende applausi e ovazioni sotto al settore. Lo Zurigo alza la Coppa con fare incerto, coi giocatori indecisi sulla gradazione da dare alla loro esultanza. Prima timidamente, poi un po’ più risolutamente, i vincitori festeggiano.

Ma cosa si fa con la curva che fino ad una settimana fa li ha inseguiti negli spogliatoi per “ringraziarli” delle loro performance? La squadra vorrebbe andare, la security non vuole. Si tratta. Alla fine due giocatori possono andare sotto la curva. La posano davanti alla curva per qualche minuto. Poi la riprendono e la squadra si prende un mezzo tributo dai vari settori dello stadio. Lo Zurigo può ripartire da questo.

Finiti i blandi festeggiamenti, un dirigente riporta il trofeo davanti alla curva, posandolo sulla pista d’atletica. Da una parte è chiaro il messaggio: “è vostra”. Ma anche “non ce ne frega niente di quanto successo 7 giorni fa, passiamoci sopra”. Fosse successo da noi? Apriti cielo.

La Sud defluisce con la Coppa Svizzera che la osserva perplessa. Rimane lo zoccolo duro degli ultras, e alcuni scavalcano per togliere lo striscione. Potrebbero anche prendersi il trofeo, portarlo simbolicamente in curva. Non lo fanno. Troppo amara la retrocessione dopo quasi 30 anni di prima serie, troppo il fegato amaro per alcuni episodi di nervosismo capitati sia in curva, sia contro i tifosi della tribuna.

La Coppa non voluta dai tifosi, e forse nemmeno dai giocatori, torna nelle mani di un dirigente e saluta. Forse l’anno prossimo ritroverà la consueta allegria.

Stefano Severi.