Erano gli anni ‘90, Max Pezzali, con gli allora 883, cantava La dura legge del gol; Sprocati della Pro Vercelli con il suo gol negli ultimi minuti della partita, mette in pratica sul campo, un verso della canzone, “loro stanno chiusi, ma alla prima opportunità, salgon subito e la buttan dentro a noi, la buttan dentro a noi”.

Partiamo dai titoli di coda, le gare serali a Salerno potrebbero dare spunto alla letteratura sportiva popolare: emozioni agli estremi, quando si vince c’è quell’euforia che non ti si scrolla di dosso, neanche fosse il concerto della vita; quando arrivano le sconfitte il ritorno a casa è un respirio di rabbia. La noia lascia spazio fuori dai gradoni, all’Arechi l’umoralità è di casa. Un pareggio come questo poi, gela ancor di più, non solo perché è agli ultimi minuti, ma anche perché è una boccata d’ossigeno mancata, prima di un tour de force che vedrà i granata affrontare compagini difficili ed impegnative (per chiudere il 24 Dicembre con il Derby al Partenio-Lombardi, contro l’Avellino). Un mese da vivere tutto d’un fiato.

Sotto i riflettori c’è solo la Sud di casa, mentre il settore ospiti è desolatamente vuoto, privo di qualsiasi rappresentanza che sia ultras o ancora come semplice gruppo di tifosi.

Lo stadio tocca quasi 10.000 presenze. Il clima sempre più ostico e invernale, insieme a dei risultati non esaltanti, vedono la sola risposta dei fedelissimi. Comunque, nel quadro generale, risultano numeri di non poco conto.

Prima della gara, una corona di fiori da parte dei calciatori è stata deposta di fronte alla Sud per omaggiare le tragiche scomparse di Ciro e Lino; un pensiero rivolto dalla stessa Curva, con vari striscioni, che ha ricevuto un sentito applauso da parte di tutti i tifosi presenti nei vari settori.

Inizia la partita e la Sud dal primo al secondo tempo riesce a dare un sostegno costante, con picchi vocali anche oltre il momentaneo gol del vantaggio di Donnaruma: sia quando la squadra di casa ha cercato il raddoppio, sia, ancora, quando è arrivato il pietrificante pareggio ad una manciata di minuti dal triplice fischio finale, credendoci nonostante il colpo subito.  Il risultato rimane inchiodato sull’1-1, un pareggio che sa di sconfitta.

Era dicembre del ‘97, la Salernitana affrontava il Genoa, dalla Curva Sud nella sua parte superiore, una magnifica coreografia prese vita: mostrava l’album degli 883 La dura legge del gol ed in bella mostra lo striscione perché lo squadrone siamo noi. Frase estrapolata dalla parte finale della canzone che da il nome all’album “È la dura legge del gol, gli altri segneranno però, che spettacolo quando giochiamo noi non molliamo mai. Loro stanno chiusi ma cosa importa chi vincerà, perché in fondo lo squadrone siamo noi, lo squadrone siamo noi.”

Passeranno gli anni, le sere potranno essere difficili da digerire, passeranno le società, ma chi non molla mai è questo pubblico che ha il granata nelle vene. Ora non è tempo di lesinare, questi tifosi saranno pronti ad affrontare nuove battaglie. Sul campo, per i calciatori, sarà lo stesso?

Gian Luca Sapere.