Nella retorica del mondo ultras “al di là del risultato”, “oltre la categoria”, “solo per la maglia” sono slogan buoni per fare maglie o cori. I Rioneresi invece, negli anni, a quelle parole hanno dato forma e sostanza, e senza mai mollare hanno seguito la loro squadra sempre: con i fatti, non a parole!

Oggi, dopo 22 anni, possono portare i loro colori fuori dai confini lucani. Per la loro prima trasferta di campionato in serie D sono di scena a Ciampino, comune famoso più per l’aeroporto che non per la propria compagine calcistica. L’occasione è ghiotta, non me la faccio sfuggire; zaino in spalle, “volo” direzione Ciampino. L’organizzazione societaria della squadra locale è perfetta, nulla è lasciato al caso, accoglienza e precisione sono caratteristiche che balzano subito ai miei occhi.

Aspetto l’arrivo dei Rioneresi che, con 30 minuti d’anticipo, sono nel settore ospiti, pronti a sospingere la propria squadra. I circa 100 bianconeri, saliti in pullman e auto, aiutati anche dai fuorisede di Bologna e Roma, offrono novanta minuti di tifo, con un primo tempo perfetto. La pioggia, fitta, ha influito sulla loro prestazione, ma nel complesso il sostegno alla casacca non è mai venuto meno.

Il pareggio finale va stretto alla Vultur, che alla luce delle azioni da gol create avrebbe sicuramente meritato la vittoria. A fine partita i giocatori bianconeri salutano i “briganti” lucani per il sostegno incessante e continuo.

Nessuna forma di tifo organizzato per quanto riguarda il Ciampino Calcio.

Nota di colore, “dolce” nota di colore. Il senso di comunità emerge dai gesti, spesso spontanei e semplici, ma carichi di significato: un rionerese residente a Roma ha voluto, non solo sostenere la propria squadra in quel di Ciampino, ma anche omaggiare i propri concittadini saliti fin su nel Lazio con vassoi di dolci preparati nella sua pasticceria romana. La trasferta è anche questa, momenti per riabbracciare propri cari e amici che non vedi da tempo, e come un vecchio ospite ti presenti a casa di altri bussando con i piedi.

Michele D’Urso.