I Monti Prenestini sono una catena montuosa subappeninica in provincia di Roma. La curiosità è che proprio su di loro si trova il paese più alto della regione: quel Guadagnolo, posto sull’ominima montagna, incastonato tra le rocce a oltre 1.200 metri. No, non voglio fare una lezione di geografia del Lazio, piuttosto contestualizzare questa mia domenica mattina a Cave, piccola cittadina adagiata proprio su questa catena montuosa, a 400 metri d’altezza. Una zona ricca di storia, contrassegnata, manco a dirlo, dal passaggio della Via Prenestina, millenaria arteria consolare costruita in epoca romana per congiungere inizialmente Roma a Gabii, e poi a Praeneste (l’attuale Palestrina). A dare un tocco di passato a quest’area ci sono anche le tante gallerie della vecchia ferrovia Roma-Fiuggi-Frosinone, che costeggiano i tornanti a gomito da percorrere per raggiungere Cave.
Rinverdendo i fasti dei primi tempi in cui mi inerpicavo in queste zone, opto per il comodissimo pullman che da Anagnina mi porta a destinazione in un’ora. Fa freschetto e di tanto in tanto qualche goccia di pioggia bagna un asfalto già di suo viscido e sfaldato. Essendo in netto anticipo sul fischio d’inizio mi concedo anche un giro nel borghetto medioevale, ovviamente deserto e dormiente.
Incamminandomi verso lo stadio “Ariola” scorgo diversi manifesti che pubblicizzano la gara di oggi, che vede opposti i casalinghi, primi in classifica, all’Atletico Morena, secondo. Un big match che può dare importanti risposte alle velleità di promozione dei due club. Il nodo da dipanare immediatamente è legato al nome della squadra locale: US Cavese 1919, facilmente confondibile con la più celebre Cavese di Cava de’ Tirreni, di cui curiosamente porta la stessa data di nascita e gli stessi colori.
L’impianto di gioco non mi è nuovo, e tutto sommato per essere un campo di provincia è ben strutturato, grazie a un’ampia tribuna coperta quasi per intero. A questi livelli si può vedere davvero molto di peggio. Peraltro l’Ariola vanta una storia di tutto rispetto e negli anni ’60 ha visto scendere sul suo manto erboso la Roma di Helenio Herrera per un’amichevole di lusso.
La Cavese è un’istituzione cittadina e da qualche tempo al suo seguito è ricomparso anche il tifo organizzato, assente dai tempi di Militanza Ultras, gruppo che da queste parti è riuscito a scrivere belle e importanti pagine di tifo. Va sempre ricordato che, quando si è a pochi chilometri da Roma, fare gruppi e aggregazione attorno a squadre locali è a dir poco difficoltoso, soprattutto fino a qualche anno fa quando il richiamo delle due curve dell’Olimpico era un qualcosa che riusciva a calamitare un’intera provincia.
Ma si sa, le cose cambiano e gli anni passano. Roma è diventata sempre più sinonimo di repressione e grigiore calcistico, e in tanti hanno riscoperto le proprie radici. Mentre ragiono su tutto ciò l’arbitro si avvicina per avere il mio documento. Glielo consegno e, dopo aver indossato la pettorina, posso fare il mio ingresso in campo. Momentaneamente non piove ed è già un miracolo.
Nel settore dove si addensano gli ultras di casa si nota chiaramente che dei ragazzi stanno preparando una coreografia: all’ingresso delle squadre si comporrà con un bandierone e un paio di fumogeni.
Dopo qualche minuto dal fischio arrivano anche gli ultras ospiti. Il manipolo di sostenitori biancoblu si sistema in un angoletto della tribuna, inaugurando la propria prestazione con una fumogenata e uno striscione di sprono verso la loro squadra, che proprio in quel momento trova il vantaggio. Anche qui, per i neofiti del calcio laziale spieghiamo sommariamente di cosa parliamo: Morena è un quartiere nella zona Sud di Roma e l’Atletico riprende idealmente il testimone del vecchio Morena, squadra che appartenne all’ex attaccante del Cagliari Roberto Muzzi, nativo proprio di quella zona.
Come in campo anche sugli spalti la sfida è godibile, seppure si noti una differenza sostanziale tra le due fazioni: su fronte ospite il tifo sarà impeccabile per tutti i 90′, con una buona intensità scandita da manate e cori a rispondere, mentre per quanto riguarda i support Cavesi la prestazione sarà molto altalenante. Soprattutto nella prima frazione, infatti, di cori se ne udiranno pochi e cantati a intermittenza, mentre nei secondi 45′ le cose andranno un pochino meglio. Sicuramente (nessuno me ne voglia) il paragone con Militanza Ultras è improponibile, tuttavia notando la giovane età della maggior parte dei componenti, è auspicabile che il tempo migliori il loro approccio allo stadio, facendo tornare la tifoseria prenestina ai vecchi fasti.
Poco prima dell’intervallo la Cavese perviene al pareggio, con il risultato che non cambierà più fino al triplice fischio. Le perle di queste categorie sono senza dubbio i personaggi che le costituiscono. Dirigenti iracondi, spesso blasfemi e giocatori al limite della condizione minima richiesta per calpestare un campo di calcio. Inutile dire che tutto ciò è a dir poco fondamentale per tornarsene a casa soddisfatti e col sorriso sulle labbra.
Per quanto riguarda gli East End va sottolineato lo striscione di solidarietà per il Bocia, impelagato nelle note vicende giudiziarie che purtroppo tutti conosciamo. Nota di merito per la buona crescita numerica e d’impostazione che i ragazzi di Morena hanno avuto nell’ultimo anno. Fondamentale è la continuità, l’essere sempre presenti in casa e fuori, che contribuisce a forgiare un gruppo e a dargli la carica.
Nel finale molto bello l’abbraccio ideale che le due squadre vanno a scambiare con i propri tifosi. È iniziato a piovere copiosamente: poco male, rimetto la macchinetta nella borsa e con passo accelerato mi avvio alla fermata del pullman che poco dopo passa. Lascio Cave con la visione della scritta CUCS MP (Monti Prenestini). Mi si riapre un mondo, rivedo quel vecchio stendardo nella vecchia Sud e nelle foto dei vecchi derby con coreografie scintillanti di romanisti e laziali. Ma oggi non è giornata per deprimersi, meglio lasciarsi andare tra le braccia di Morfeo fino al capolinea dell’Anagnina. Chi dorme non piglia pesci, ma neanche passa il tempo a riguardare il passato con nostalgia.
Simone Meloni.