“E mentre tutto intorno cambierà, la gente come noi è sempre la stessa”, diceva Renato Zero in una sua canzone. Come si fa a non cambiare e rimanere, almeno alla base, coerenti con sé stessi e avere la stessa voglia di qualche anno prima? Quando la vita, anche quella sportiva, ti mette di fronte a delusioni, fallimenti e batoste, spesso è più facile mollare gli ormeggi e lasciarsi morire invece che rialzarsi e tornare a combattere. Nel nostro tanto derelitto mondo ultras di figure che hanno mollato senza appello ce ne sono tante, nonostante per anni si siano nascoste dietro frasi a effetto come il classico “Noi saremo sempre qua”. Però c’è anche chi ha saputo conservare un po’ di amor proprio e ripartire da zero. Non una volta. Ma innumerevoli volte. Nonostante un passato glorioso.

Parlo ovviamente dei cassinati, che nel mio immaginario annovero assieme a quelle tifoserie storicamente intrise di sfortuna, ma al contempo dure a morire e lasciare il testimone al vuoto che si andrebbe a creare. L’occasione è quella della semifinale di Coppa Italia Eccellenza, a Ciampino, pochi chilometri a Sud di Roma, laddove, tutti già staranno pensando, partono gli aerei lowcost o arrivano i voli presidenziali. Dopo il 2-1 dell’andata i biancazzurri hanno bisogno di una buona prestazione per non soccombere alla squadre che attualmente guida il girone e appare un vero e proprio battistrada.

Dal profondo sud del Lazio arrivano due pullman, carichi di bandiere e speranze. La speranza è quella di attraccare alla finale, vincerla e accedere alle fasi nazionali, magari andando a conquistare quella tanto agognata promozione che ridarebbe a Cassino il calcio che conta, dopo annate di magra che hanno seguito il fallimento e la caduta verticale dalla Serie C ai bassifondi del calcio regionale.

Di contro c’è il Città di Ciampino, che non va confuso con la Polisportiva Ciampino 1984, storico club cittadino fondato nel 1984 ma attualmente non in attività, se si fa eccezione per il settore giovanile, che gioca nel vero stadio del paesino alle porte di Roma: il Fuso. Chiaramente il club non può contare su un seguito organizzato, anche se oggi la tribunetta di casa risulterà gremita quasi in ogni ordine di posto.

All’entrata, ad attendere gli ultras cassinati, ci sono ovviamente i soliti noti che dovrebbero tutelare l’ordine pubblico e garantire la serenità nello svolgimento dello stesso. Ma siamo a Roma, e ovviamente il pugno duro della legge deve mostrare tutti i suoi muscoli e la sua presunzione. Così non mancano atteggiamenti inutilmente provocatori, in una partita che vede una sola tifoseria all’attivo, e una presenza sin troppo massiccia di agenti per essere una sfida d’Eccellenza. Il top sicuramente si raggiungerà con il sequestro delle mazzette del tamburo: dei pericolosissimi strumenti di tortura, atti ad offendere e capaci di farsi auto esplodere al grido di “Allahu akbar!”. Ma quando la smetteranno con questi atteggiamenti gratuiti, vergognosi e medioevali? Se una volta dicevamo che per loro gli ultras non erano normali cittadini, ora mi si permetta di dire che neanche i normali cittadini sono tali per loro. Chiunque non indossi una divisa è punibile con pene corporali e non anche solo per aver espresso un’opinione difforme al volere comune.

Tornando a parlare di curva, che in fondo sarebbe la cosa che tutti più bramiamo, i supporter del Cassino si sistemano nella parte destra della tribuna, compattandosi in un ottimo numero ed esibendo le pezze dei gemellati di Avezzano e Carpineto Romano. Gli ultras aprono le danze con il coro “Nati sotto l’Abbazia” per non fermarsi praticamente mai durante tutto l’incontro. Due bandieroni vengono sempre sventolati, mentre il corista alterna manate, cori a rispondere e canti tenuti a lungo con ottima intensità. Davvero una bella prestazione.

In campo, a fronte di un primo tempo abbastanza noioso, nella ripresa succede un po’ di tutto. Il Città di Ciampino si porta sul 2-0 e smorza apparentemente i sogni dei dirimpettai. E invece la contesa non è affatto terminata. Spinto dal suo pubblico (“Meritatevi questa gente” ha urlato prima dell’inizio qualcuno ai giocatori) il Cassino prima riapre la gara e poi pareggia su rigore, mandando letteralmente in estasi i tifosi biancoblu. A nulla serve il terzo gol dei padroni di casa (una perla calcistica), che non demordono fino alla fine. In finale ci vanno gli ospiti, incontreranno il Colleferro il prossimo 6 gennaio.

Finisce con l’ovvia festa tra giocatori e squadra, che però resta tutto sommato contenuta. Perché tutti sembrano esser coscienti che si è vinta una battaglia ma non la guerra. Il futuro, prossimo, saprà dirci se una delle protagoniste del calcio laziale saprà tornare ai livelli che le competono. Intanto si sta facendo buio, e anche il freddo sta scendendo inesorabile. Non ho molto tempo per riprendere la bicicletta, percorrere il pezzetto di Appia Nuova e poi immettermi sull’Appia Antica, tornando solitariamente a casa dalla partitella.

Simone Meloni