A Mostar, nel Sud dell’Herzegovina, la guerra in Jugoslavia non ha soltanto spaccato la città, ma anche le realtà calcistiche. Nella città da secoli convivevano Bosniaci (musulmani) e Croati (cattolici) senza tensione alcuna, fino a quando negli anni ’90, la guerra portò un’eruzione di violenza in città. Il culmine, soprattutto da un punto di vista simbolico, fu la distruzione del Ponte Vecchio nel Centro Storico, bombardato dalle forze croate. Da allora, nella parte ovest vive la popolazione di origine croata, ad est i bosniaci. Entrambi i gruppi cittadini si aggirano sulle 50.000 anime circa, quindi c’è un sostanziale equilibrio ma anche una segregazione molto serrata e le due anime della città arrivano a lambirsi solo di rado.

Calcisticamente parlando, la società che rappresenta storicamente Mostar è il Velez, partecipando 37 volte al campionato della Jugoslavia unita, vincendo due Coppe nazionali e giocando spesso anche in Europa. Nella classifica perpetua del campionato occupa il settimo posto. Il Velez è sempre stato un club a vocazione multietnica, esplicitamente e profondamente Jugoslavo nel suo spirito. Anche il nome del gruppo Ultras locale è lì a darne testimonianza: “Red Army 1981”, Armata Rossa, una citazione che non ha bisogno di troppe spiegazioni.

Le sue partite interne furono giocate per tanti anni nello Stadio Bijeli Brijeg, ma trovandosi nella parte avversa, quella ad Ovest della città, dopo lo scoppio della guerra al Velez non è praticamente più stato concesso di giocare nello sua casa di sempre.

La società che ora gioca nel Bijeli Brijeg si chiama Zrinjski Mostar. Fondata nel lontano 1905, rappresenta la più antica società di calcio della Bosnia e Herzegovina. Lo Zrinjski è una società da sempre espressione della parte Croata di Mostar, caratterizzato oltretutto da un forte nazionalismo. Per questo, negli anni della Jugoslavia di Tito, non poté partecipare ad alcun campionato e finì per sparire completamente dalle mappe sportive. Con l’avvento del conflitto, nel 1992, lo Zrinjski riprese a giocare, appunto proprio nello Stadio Bijeli Brijeg. 

Da qui cambia tutto e gli equilibri si capovolgono:lLo Zrinjski, essendo la squadra della forte e numerosa comunità Croata, si rafforza notevolmente laureandosi quattro volte campione della Bosnia e Herzegovina, beffa della sorte tutti nello stadio in cui il Velez aveva scritto la storia. Il Velez ora gioca in uno stadio in un paese a sei chilometri dalla città, l’anno scorso addirittura retrocedendo con una sola vittoria all’attivo in tutto il campionato. Ora, dopo quattro turni di Serie B, è penultimo con due punti in classifica. Una nobile decaduta nel senso vero del termine, una società storica ormai allo sbando mentre dall’altra parte, grazie a vari fattori tra cui sicuramente anche lo stadio, dominano dei nuovi campioni.

In questo sabato di Agosto ho la grandissima fortuna di poter vedere tutte le due squadre in un giorno solo: il Velez affronta infatti il Radnicki Lukavac alle 17, mentre lo Zrinjski gioca contro il Vitez alle 20.

Attorno al piccolo stadio a Vrapcici tira una buona aria. Nonostante una sola vittoria nelle ultime 34 partite, la Red Army è viva e vegeta, seppur un po’ ridotta numericamente. In Curva troveranno posto un centinaio di persone, dietro uno striscione e cinque pezze, mentre in tutto lo stadio ci saranno circa 500 spettatori. Se può sembrare poco, bisogna però considerare che in questo momento storico, tante Curve dei paesi Balcanici si riempiono solo nelle grandi partite, come il Derby di Mostar ad esempio. Il fatto che anche la Curva dello Zrinjski, vista poco dopo, non non presenti numeri di molto superiori, fortifica questa tesi.

Il tifo della Red Army però c’è e, nonostante l’ulteriore sconfitta a cui assisteranno, il loro tifo si protrarrà per tutti i 90 minuti, senza nemmeno fischi di disappunto alla fine della partita. Non riesco ad interpretare questa cosa, sono comunque sicuramente stupito dalla loro pazienza e serenità.

Per la cronaca: da Lukavac, nel nord della Bosnia, presenti tre ragazzi con una sciarpa del loro gruppo, “Sioux”. Ogni tanto lanciano anche un coro, ma nulla di speciale da segnalare.

Remo Zollinger.