Si dice sempre che Genova abbia lo stadio più inglese d’Italia e la conferma arriva stasera col famoso derby della Lanterna. Il derby in principio fu una famosa gara di folk football che vide affrontarsi due parocchie della città inglese di Derby, All Saints e Saint Peter. La particolarità del derby è che vede notoriamente due protagonisti della stessa città sullo stesso campo verde.

A Genova, la stagione sportiva è iniziata bene e le due squadre si trovano nella parte alta della classifica, l’attesa per questa gara, quest’anno, è dunque ancora più elevata.

Arrivo in città e piove un po’, un clima proprio all’inglese. Considerazione meteorologica che puo sembrare fuori contesto, ma che si rileverà d’importanza cruciale nel proseguimento della serata. La partita iniziera fra tre ore e ho un po’ di tempo prima di andare allo stadio. Decido di arrivare in anticipo per godermi l’aria del prepartita, ma già il tempo cambia. Alla stazione di Genova Brignole comincia a piovere di brutto. Un clima britannico, più scozzese che inglese, non mi permette di gustare l’entusiasmo che c’è dietro questa gara. Ad un’ora dall’inizio entro nello stadio, più per mettermi al riparo che per vedere lo spettacolo delle due curve: fuori difatti è una vera bufera, tra vento ed acqua a secchiate.

Per fortuna non ho l’accredito per il campo stasera, la tribuna stampa di Marassi che mi ospita è provvidenzialmente perfetta. Prendo il posto più centrale, per vedere al meglio le due gradinate in azione. Di fronte a me ci sono le massime autorità della città e vedo arrivare l’ex comico più famoso d’Italia, Beppe Grillo, che, secondo varie voci, non tifa per nessuna delle due squadre. Qualche minuto dopo c’è il presidente della Sampdoria, il signore Ferrero, che puo disputare al comico genovese questo titolo: appena vede il vescovo ausiliare di Genova, gli va incontro per salutarlo e gli chiede pure il suo zucchetto di colore viola; quando quest’ultimo si rifiuta, Ferrero prende il beretto di un vicino per fare la foto accanto al vescovo. Uno spettacolo esilarante. Solo per la cronaca, questo vescovo, monsignore Nicolò Anselmi, braccio destro del cardinale di Genova, è fissato col calcio e tifa Torino.

A mezz’ora dall’inizio della partita lo show si prepara. Di fronte a me si para un muro di persone con i cellulari o le macchine fotografiche, pronti a immortalare lo spettacolo che si preannuncia, quello delle curve. Alla mia sinistra, la gradinata nord ha tirato fuori un bellisimo striscione di sessanta metri col motto più famoso nel mondo del tifo: “You’ll never walk alone”. Si possono intravedere le pezze della Curva Nord Ancona sopra, e sotto quella cosentina degli Anni Ottanta. Dall’altro lato, la gradinata Sud rimane più spoglia: sulla ringhiera del primo anello compaiono solo due stendardi degli amici veronesi, tra questi, quello del “Primo febbraio” ed un piccolo del “Box 82”, gruppo della Nord barese. Ma non sono gli unici ospiti, fuori infatti ho incrociato vari ragazzi, dalla Serbia alla Germania passando per la Svizzera: il mondo ultras italiano è nella sua crisi più dura, ma affascina ancora gente di tutta Europa ed anche oltre. Per essere completo devo aggiungere che lo striscione dei “Fedelissimi” è l’unico che si puo vedere nella Sud blucerchiata.

Quando le squadre entrano sul manto verde per il riscaldamento, c’è una bordata di fischi da un lato ed un applauso scrosciante dall’altro. I canti iniziano già nel pre partita, i motori si scaldano ed alcuni fumogeni cominciano ad essere utilizzati di qua e di là. Le squadre tornano nello spogliatoio e posso sentire forte l’attesa da parte del pubblico. La Sampdoria gioca in casa e dunque i distinti e la tribuna sono blucerchiati, ad eccezione della “gabbia” per gli ospiti che, formalmente, è destinata agli “ospiti” rossoblu.

Le condizione meteorologiche sono disastrose, tremo a più non posso, tra freddo e l’acqua presa fuori che mi ha rovinato, ma almeno per la partita sembra non ci siano problemi. Stranamente sono le 20:40 e ancora nessuno esce dello spogliatoio. Quando sono le 20:45, ora ufficiale del calcio d’inizio, vedo il presidente Ferrero sparire. Si dice che la partita sarà spostata alle 21:00. Strano, visto che per Sky e gli interessi “alti” del calcio non c’è tempesta che tenga: la partita si deve svolgere!

Le due curve sono stra-pronte, nella Sud blucerchiata la coreografia si intravede nella parte bassa e nella Nord vari fumogeni sono già accesi. Alle nove, l’arbitro con i due capitani esce a vedere lo stato del campo: col pallone prova varie volte il rimbalzo e sembra sempre più evidente che questa partita non si disputerà. Comunque incredibile che nessuno abbia pensato a tirare fuori teloni per proteggere il campo, visto che il diluvio è cominciato solo alle 18:30.

Gli altoparlanti annunciano al pubblico che la partita è stata rinviata, ma non si sa quando. Spero nel mio intimo all’indomani, per vederla, ma sara poi ufficializzata al martedi seguente. Appena la notizia si diffonde, le due curve accendono varie torce e fuochi d’artificio, poi le due formazioni si recano sotto le loro rispettive curve per ringraziare del sostegno fin qui messo in scena. Dei palloncini blu, bianchi, rossi e neri sono liberati dai Distinti verso il cielo. Poi la gente comincia lentamente a lasciare lo stadio, tranne nelle curve, dove si canta e si tifa. La scena è quasi surreale: senza nessuno in campo, la gara del tifo inizia lo stesso! Sia la Nord che la Sud cantano a squarciagola, bandiere al vento, per l’orgoglio dei loro colori. Sono le 21.10 e, pur senza i protagonisti in campo, sembra che ci sia una partita. Un cieco potrebbe crederci, soprattutto che per mezz’ora ci saranno ancora migliaia di spettatori nella Nord e nella Sud. La partita non si gioca ma l’antagonismo c’è, ed è a chi cantera di più e rimarrà per ultimo sugli spalti per poter dire: «Genova è solo…».

Alle 22:30 rimangono solo i fedelissimi a cantare ancora e sempre, cioè gli ultras, con alla mia sinistra ancora due e tre mila personne radunate nella parte bassa della Nord; un po’ di meno nella Sud, dove la maggiore parte sta nella parta alta sotto la regia degli Ultras Tito mentre il resto sono in basso con i Fedelissimi.

Da un’ora gli altoparlanti invitano la gente ad uscire ma, incuranti del fatto, gli ultras ci sono, restano eccome. I riflettori si spengono uno ad uno, e tra pochi insulti e soprattutto bellissimi tormentoni dedicati al loro amore infinito, si fanno sentire accompagnati dalle bandiere al vento.

Il tempo passa ma nessuno se ne vuole andare, anche se adesso, in teoria, la partita dovrebbe essere finita: sono le 22:45, nella Sud sono rimasti gli Ultras Tito, che in circa duecentocinquanta cantano tutto la loro passione per i colori blucerchiati. Nella Nord invece, ci sono ancora varie centinaia di persone, e nella tribuna, dove non è rimasto nessuno a parte me e gli steward, sbuca un bambino con la maglia della Sampdoria. Guarda per alcuni minuti questo spettacolo e rimane affascinato. Speriamo bene per lui, che tra qualche anno possa raggiungere la Sud ancora viva e vegeta alla faccia della repressione.

Comincio ad essere stanco, ma decido di rimanere per vedere la fine di questa gara, forse la più importante, almeno dal punto di vista simbolico. Verso le ore 23:00 gli U.T.C. decidono di lasciare gli spalti, ancora cantando, ma dopo due minuti, sotto gli insulti dei Genoani che li sbeffegiano, li vedo sbucare dall’altro lato: era un mossa per pizzicarsi con i loro rivali di fronte.

Arrivano le 23:15, la partità è davvero finita, ma rimangono ancora gli irriduccibili delle due curve, cioè varie centinaia di persone. Ancora un quarto d’ora di tifo, di bandiere e la Nord Genoana lascia gli spalti ma, come i loro cugini blucerchiatti, tornano nella parte alta della Nord.

La stanchezza si fa sentire, la gara dell’originalità è stata combattuta alla grande. Finalmente, dopo alcuni minuti, la gente se ne va. Devo dire che sono contento di andare via dello stadio. Comunque, questi ragazzi hanno onorato al meglio il loro credo, sia in Nord che in Sud, e devo dire che per l’appassionato di curve il derby di Genova, anche senza partita, rimane sempre una bellissima esperienza.

Sébastien Louis.