A Biella se vieni da Torino non ci passi per caso, devi volerlo.
Regionale da Porta Susa, cambio a Santhià, e altro regionale per Biella.
Niente di strano, per carità, solo un po’ di fatica in più.
Ma non la vivo male, la vivo più come l’ennesimo sforzo per farmi perdonare dal dio del basket.
Confesso infatti che per anni ho relegato la pallacanestro a sport secondario, con la spocchia di chi è cresciuto immerso nel calcio da capo a piedi.
Come se la palla a spicchi non avesse nulla da raccontarmi.
Mi sono ricreduto, per fortuna, e ho scoperto con il tempo un focolaio di passione, aggregazione e di un sacco di storie da raccontare.
Una realtà ancora lontana dagli isterismi pallonari, dentro e fuori le curve.
Biella tra le tante è una di quelle che mi somiglia di più.
È una storia di provincia, proprio come la mia, con tutto quello che la provincia si porta dietro.
L’ombra della grande città, ottanta chilometri più in là, la cultura del lavoro, la pazienza, l’attaccamento.
Una tradizione cestistica rispettabile che ha toccato il suo massimo con la semifinale scudetto persa con l’Olimpia Milano, ironia della sorte storici gemellati della curva rossoblu, nel 2009.
E poi, come in tutte le storie di provincia che si rispettino, l’arrivo dei momenti bui.
La Lega2, i problemi societari ed il rischio fallimento dopo 12 anni di basket ai massimi livelli.
Ma in fondo, tra le poche certezze che si hanno se si è cresciuti lontano dai riflettori della città c’è quella che la provincia non rinnega mai i propri figli.
Nemmeno quest’anno che sembra essere un anno disgraziato, un altro.
Angelico in difficoltà e invischiata nei bassifondi della Lega2 divisione ovest.

Biella Forum con una media di 3.000 spettatori a partita (3.850 nella sfida contro Agrigento), primo insieme al PalaIlio di Trapani nel suo girone.
Anche oggi il colpo d’occhio è ottimo.
Il cuore del tifo, la curva Barlera, si raggruppa dietro lo striscione “Vecchia Guardia” e sostiene i suoi ragazzi per quaranta minuti mantenendo un buon livello, considerando numeri e andamento della partita.
Tifo che calerà insieme alla squadra nel quarto periodo quando Scafati opererà lo strappo decisivo.
Prima dell’inizio viene esposto uno striscione in ricordo di Gabriele Fioretti, general manager di Biella fino alla sua prematura scomparsa nel Novembre 2014, mentre a pochi minuti dal termine si alzerà forte un coro in ricordo di Spia, ultras al quale la curva di casa è dedicata.

Dall’altra parte purtroppo nulla da segnalare. Nessun gruppo organizzato è partito da Scafati e i soli ospiti sono parenti e dirigenti alle spalle della panchina.
Peccato, mi viene da pensare. Ma forse lì l’ombra della grande città non lascia ancora scampo.

All’ultima sirena il tabellone dice 63-73.
Biella esce comunque tra gli applausi, nonostante tutto.
Io corro verso la stazione, mi aspetta l’ultimo treno per Santhià e l’ultima, strettissima, coincidenza per Torino.
Speriamo la provincia si ricordi che sono anche io un figlio suo.

Gianluca Pirovano.