Al “Massimino” si gioca. In condizioni di campo pietose ma si gioca. Tredicesima giornata di Serie B. Il Catania incontra il Varese. L’ultimo precedente tra le due squadre, in campionato, risale a circa 30 anni fa. Più recenti gli incontri in Coppa Italia (a Catania) ed in amichevole in Lombardia, quando una decina di ultras catanesi venne in contatto con un consistente gruppo di locali. Anche per tal motivo la scorta lampeggiante, che accompagna i cinquanta trasfertisti circa provenienti da Varese, è consistente quanto rumorosa. Diverse ore prima dell’inizio della gara, i sostenitori ospiti, quasi tutti in tenuta scura, compatti, dietro lo striscione “C.N. 98”, sono già sistemati nel settore loro destinato.

Più lentamente si riempie il resto del “Massimino”. Le condizioni meteo e la copertura assente (se non sulle teste dei tanti eletti e pochi paganti della Tribuna A) scoraggiano l’anticipo a cui il catanese, già di per sé, è poco avvezzo. Al fischio d’inizio, gli spettatori di casa sono più o meno equivalenti al numero di abbonati. Con qualche coraggioso pagante in sostituzione di altri scoraggiati abbonati. Per l’occasione riappare anche il tabellone luminoso. Motivo di patema per i sostenitori rossoazzurri più scaramantici, giacché nelle ultime due gare la sua assenza aveva portato 6 punti, e la sua ultima apparizione era coincisa con la sconfitta contro il Bari. Il calcio non sarà matematica, ma scaramanzia lo è di sicuro.

E’ tempo di iniziare, sotto la pioggia: giocatori come tifosi. Il campo è una fanghiglia, gli spalti sono un acquitrino. Sognando il nuovo, avveniristico e confortevole stadio, al “Massimino” ha il via una gara romantica, sporca e cattiva. Dove l’emozione è infusa dalla tensione agonistica più che dallo spettacolo di traiettorie pulite e giocate perfette. Le due squadre si affrontano senza tatticismi: calcio e calci. Dopo pochi minuti, dal fango spunta fuori un arcobaleno di rara bellezza: l’attaccante del Catania, Calaiò, si coordina in area e, superando con la punta dello scarpino l’elevazione di testa di due marcatori, disegna in rovesciata la traiettoria che vale il vantaggio del Catania e gli ‘oooh’ di stupore del pubblico. Per qualche momento dimentico della pioggia che cade e continuerà a cadere per tutto l’incontro.

Col Catania in vantaggio, i tifosi rossoazzurri ingrossano la propria voce ed il proprio numero. Alcuni timidi, riparati nel corridoio tra un anello e l’altro, mettono il muso sotto le nuvole iniziando a tifare con maggior vigore. E’ un tifo diverso da quello all’asciutto: le gocce d’acqua abbassano il suono, più sofferto e profondo. E’ quello che richiede la partita. Neanche con una prospettiva di classifica migliore, hanno freno le contestazioni della Curva Nord all’amministratore delegato Pablo Cosentino. La guerra è stata aperta settimane fa e, a prescindere dal risultato, continuerà fino alle sue dimissioni. Almeno così è stato scritto su di un comunicato. E così è finora. Pochi i battibecchi a distanza tra le due tifoserie. Non corre buon sangue, e qualche sfottò non manca. Ma tanto catanesi che varesini, sono più intenti a sostenere le loro squadre.

La contesa è dura. Fioccano i gialli, viene risparmiato anche un rosso per un calcio gratuito rifilato a Calaiò da Luoni. Sul finire di primo tempo, il Catania raddoppia con Rosina. E’ il primo gol su azione per l’attaccante che, controllato il traversone basso con cui Calaiò lo manda di fronte al portiere, conclude di giustezza sul palo di destra. Pochi secondi dopo, in azione fotocopia, sempre con Rosina, il Catania sciupa con troppa sufficienza il gol che avrebbe chiuso il risultato. Se ne pentirà nel secondo tempo. Se la prima frazione vede i padroni di casa, meglio acclimatatisi alle condizioni del campo, spadroneggiare quasi, nella seconda è il Varese a sistemare i tacchetti e spingere sulla fatica del Catania, che arretra, minuto dopo minuto, metro dopo metro. L’inserimento dell’ex, Petkovic, dà al Varese l’uomo in più che serviva in fase offensiva. La difesa etnea soffre ed al 22° concede la rete con cui Neto Pereira riapre i conti.

Il Catania, a corto di alternative in panchina (e di giocatori di ruolo in campo), soffre maledettamente. Sannino opera alcuni cambi, giusto per metter forze fresche e passare al 3-5-2, così da chiudere gli spazi agli ospiti, che con troppa facilità trovano i propri attaccanti. La mossa riesce anche se gli ultimi minuti sono di pura agonia fisica: per fortuna (del Catania) che contemporaneamente anche il Varese termina la benzina. L’unica fiammata, è la contestazione che curva Nord tributa a Sebastian Leto al momento della sua sostituzione: come Cosentino, altro personaggio parecchio inviso nonostante, nell’occasione, autore di una gara onesta. Passano 5’ di recupero ed il serpentone degli spogliatoi si allunga sul terreno ridotto ormai a palude. Prima della doccia, è tempo di ringraziamenti. Tanto i giocatori del Varese che del Catania ringraziano i rispettivi tifosi. Ha così termine una gara gradevole, dalla quale il Varese avrebbe potuto ottenere di più ma il Catania non avrebbe meritato nulla di meno. Com’è possibile? Il calcio non è matematica, come detto.

Giuseppe Puglisi