Allo stadio “Biondi” di Lanciano si disputa la semifinale dei Playout dell’Eccellenza abruzzese. Chi si aggiudica questo confronto ottiene la salvezza, chi perde dovrà affrontare la squadra che uscirà sconfitta dall’altro spareggio, quello tra Renato Curi e Pro Vasto, che si gioca in contemporanea.

Spinto dall’importanza calcistica del match e dal desiderio di mettere piede per la prima volta nella tana rossonera, affronto con molta trepidazione i circa 225 chilometri che mi separano dal centro frentano. Il viaggio, passando da Castel di Sangro, prevede la percorrenza dell’importante SS652, che collega l’area montuosa appenninica con il litorale adriatico. Seguo il fondovalle del fiume Sangro, che durante la Seconda guerra mondiale era un’area strategica dal punto di vista militare per la presenza della Linea Gustav. Quest’ultima divideva il Regno del Sud, posto sotto la tutela degli anglo-americani, dal territorio della Repubblica Sociale Italiana, controllato dalle truppe naziste, che avevano invaso il Centro e il Nord della Penisola dopo l’annuncio dell’armistizio dell’8 settembre 1943.

In prossimità di Lanciano le colline lasciano il posto ai primi lembi della pianura litoranea, che da queste parte coincide con la Costa dei Trabocchi, famosa per gli omonimi manufatti allestiti dai pescatori sul mare. Verso l’Adriatico si nota una zona industriale che testimonia il dinamismo economico di quest’area, mentre su un colle osservo finalmente l’importante città di Lanciano, una delle più antiche dell’Abruzzo, famosa per i tesori artistici, per il passato frentano e, ovviamente, per la squadra e il pubblico, che ne fanno una delle piazze storiche del calcio regionale e centro-meridionale.

Lanciano è posta a un’altezza di 265 metri sul livello del mare e i suoi 35.000 abitanti la rendono una vera città, punto di riferimento per tutti i paesini circostanti e polo della parte meridionale della regione insieme a Ortona e Vasto. L’attuale centro mostra una continuità con l’agglomerato frentano di Anxanum, del V secolo a.C. Nel corso dell’Età moderna, gli eruditi lancianesi collegarono l’origine di Lanciano ad Anxo, fratello di Solimo, personaggio mitico legato alla saga troiana, a sua volta fondatore leggendario di Sulmona. Ma Lanciano rimanda soprattutto, come detto, ai Frentani, antica popolazione sannita stanziata tra i bacini del Fortore (Frentum), del Biferno e del Sangro, le cui città principali erano, oltre ad Anxanum, Larino e Ortona. Anche i Frentani furono sottomessi dai Romani, che ne ebbero definitivamente ragione al termine della Guerra sociale, nel I secolo a.C.

Lanciano ebbe una certa importanza anche in epoca medievale, a partire dalla quale fu legata alle vicende del Regno di Napoli, fino al 1860. Il centro frentano ebbe un ruolo rilevante, in particolare, nella fase aragonese e spagnola, quando fu sede di una famosa fiera che ne fece uno dei centri commerciali più grandi del Meridione, rinomata soprattutto per essere il principale mercato sul versante adriatico delle lane e dello zafferano abruzzese. Non mi resta sufficiente tempo per visitare il centro storico, ma sappiate che Lanciano merita un tour approfondito: i suoi vicoli custodiscono tesori come la Cattedrale, le Mura aragonesi, un importante Polo museale e tanti scorci suggestivi regalati dalla storia.

Arrivo intorno al “Biondi” a un’ora dal fischio iniziale, già molte le persone in giro con la maglia e la sciarpa del Lanciano. Provo una certa emozione, perché, come detto, Lanciano ha scritto pagine importanti di calcio e tifo. Mi colpisce, in particolare, la presenza di tanti bambini con la divisa della squadra cittadina, che testimonia il profondo legame della comunità locale con questi colori. Il calcio a Lanciano mosse i suoi primi passi nel 1924. Da allora, i rossoneri hanno collezionato 27 apparizioni nel quarto livello del calcio italiano, 15 presenze tra C e C1, e soprattutto 4 campionati in B fino alla stagione 2015-2016. Osservo l’esterno dello stadio, intitolato al calciatore Guido Biondi, atleta lancianese che ha raggiunto la A. Fu inaugurato nel 1961 non solo per la pratica del calcio, ma anche del ciclismo su pista, grazie al suo velodromo, che mi ricorda il “Fattori” di L’Aquila. Quando entro sul terreno di gioco rimango affascinato dall’aspetto romantico degli spalti e provo a immaginare l’atmosfera delle sfide degli anni della C e della B, in particolare la partite contro il Napoli o il Pescara o quelle della fine degli anni Novanta nel Campionato Nazionale Dilettanti, quando iniziò l’ascesa culminata nella promozione tra i cadetti.

Anche la sfida di oggi, tuttavia, regala una grande adrenalina, per la posta in palio e per l’assoluto valore delle due tifoserie: una storica, come quella rossonera; l’altra, quella di San Salvo, sicuramente più recente, ma protagonista negli ultimi anni di una crescita esponenziale, in virtù della quale è oggi una delle realtà più interessanti del panorama regionale. Lo stadio si riempie progressivamente nel prepartita, così al fischio iniziale la curva e la tribuna di casa presentano un colpo d’occhio notevole; contestualmente il settore ospiti accoglie i ragazzi di San Salvo, presenti in ottimo numero.

Gli ultras lancianesi, raccolti dietro l’insegna “Curva Sud Ezio Angelucci”, a inizio partita colorano i gradoni con tante bandierine rossonere, accompagnate dallo striscione “La tua effigie risorgerà dal fuoco come una fenice”. Da troppi anni Lanciano non conosce calcio di un certo livello, così i sostenitori rossoneri esortano la squadra a lottare con tutte le proprie energie per la permanenza nella categoria, nella speranza di tornare poi a frequentare quei palcoscenici sicuramente più conformi al blasone del club frentano. La coreografia è di grande impatto e dimostra la forte passione di questa piazza calda e storica. Il tifo dei lancianesi è di altissimo livello per tutta la partita: il settore è sempre colorato, i battimani fitti, la voce alta e costante. Nel finale di partita, quando prima il San Salvo passa in vantaggio, poi i padroni di casa agguantano il pareggio che permette loro di salvarsi in virtù della miglior posizione in classifica, la “Sud” diventa un autentico inferno rossonero, con i decibel che raggiungono livelli ancor più elevati. Tutto questo è sicuramente merito del lavoro dei ragazzi dei gruppi lancianesi, bravi a tenere accesa la fiamma anche nelle ultime stagioni, che hanno visto il proprio sodalizio barcamenarsi nei tornei regionali. Al triplice fischio è festa grande tra la squadra, gli ultras e tutto il pubblico di fede rossonera, che sicuramente nel prossimo campionato di Eccellenza abruzzese reciterà un ruolo di primo piano, in attesa che Lanciano faccia ritorno in una categoria nazionale.

Dall’altro lato rimango colpito positivamente anche dai ragazzi di San Salvo, che oggi vedo per la prima volta in azione. Anche loro realizzano una splendida coreografia a inizio gara, poi per tutta la partita esprimono un tifo senza sbavature, con un ottimo coordinamento tra i presenti, cori continui tenuti sempre lunghi e senza diminuzioni di intensità, e tantissime manate eseguite perfettamente. Quella biancoceleste è una tifoseria davvero interessante, che è stata in grado di creare a San Salvo un ottimo movimento, che ne fa, come ho scritto prima, una realtà ormai ben consolidata nel panorama dell’Abruzzo, che si conferma ulteriormente come una delle regioni più ricche della Penisola dal punto di vista del tifo.

Come anticipato, il Lanciano ottiene quest’oggi la salvezza, ma il San Salvo avrà comunque un’altra opportunità per provare a salvare la categoria. A fine partita, mentre i padroni festeggiano il traguardo della salvezza, esco dallo stadio con la grande soddisfazione di essere stato in una piazza importantissima e aver visto all’opera due bellissime tifoserie. Il profilo orientale della Maiella, che mi accompagna nel viaggio di ritorno verso il Tirreno, chiude una giornata indimenticabile nella terra del mitico Anxo.

Andrea Calabrese