L’entusiasmo della Como sempre più capolista, dopo il perentorio 3-0 rifilato al Venezia, mi fa passare un po’ della malinconia che provo ultimamente quando entro in un campo di calcio italiano. In tempi di magra bisogna sapersi accontentare di una curva che, pur con numeri che ancora non decollano (ma se la squadra continua così può essere una questione di poco tempo), festeggia il gradino più alto della classifica, per ora condiviso con il forte Pavia.
Se da una parte il Como si inserisce nella logica di un girone equilibrato e con molte incognite, è anche vero che una buona metà di esso difficilmente potrà impensierire chi fa sul serio, creando una scrematura che potrebbe favorire proprio le squadre che partono meglio ad inizio stagione.
La gara col Venezia, in confronto a quella vista da una decina di giorni contro il Real Vicenza, non presenta grandi differenze numeriche in termini di spettatori complessivi presenti sugli spalti. Parliamo forse di 700 paganti, sperando che sul serio l’alta classifica tiri fuori il potenziale di una piazza affamata di palcoscenici più ambiti.
L’orario delle 18:00 di Domenica, tutto sommato, può essere buono per il tifoso medio che privilegia ogni comodità: c’è poca Serie A in campo, le scampagnate domenicali sono già finite e, guardando alla pancia, si finisce giusto in tempo per andare a cena. Ma, come detto, per ora il Como appartiene solo ai suoi fedelissimi.
Entro allo stadio con un umore non di certo tra i migliori. I numeri non decollano, la curva di casa sistema i suoi striscioni una decina di minuti prima dell’inizio di gara e, soprattutto, non ho nessun motivo per dubitare che anche oggi il settore ospiti rimarrà rigidamente chiuso. Venezia non si tessera e non si può pretendere altrimenti, specie dopo il recente e spaventoso giro di vite in termini di repressione, senza contare l’umore di una delle tante tifoserie che si sta, mano a mano, disappassionando a questo tipo di calcio.
Tra l’altro, da notare il sin troppo ingente dispiegamento di polizia nello stadio, coi solerti tutori dell’ordine che ho immortalato in pose che lasciano pochi dubbi su come vengono spesi i soldi dei contribuenti. Tutto ciò per una partita che non raggiunge neanche mille presenze e senza tifosi ospiti.
Il tifo lagunare di oggi, se così si può dire, si riassume nella foto coi due tifosi in tribuna che hanno messo sui seggiolini una bandiera irlandese ed una sciarpa, il tutto tolto entro il primo tempo. Non c’è veramente gioia in tutto ciò. Poi vai a vedere i “Codice rosso” di Sky con un Vialli incartapecorito che predica ancora sul calcio comandato dagli ultras.
La curva del Como, a parte qualche minuto per riempirsi e cominciare ad ingranare sul serio, quest’oggi non ha niente da rimproverarsi. Tifo continuo, picchi di intensità notevoli in alcuni frangenti, tanti battimani ed un attaccamento alla maglia che in campo si è veramente sentito. Il Como infatti mette le ali e domina la partita sia in attacco che in difesa, con due gol nel primo tempo ed uno nel secondo, soffrendo in alcuni frangenti ma dimostrandosi, nel complesso, migliore di quella che dovrebbe essere una diretta concorrente nei piani alti della classifica.
Se c’è qualcosa che manca veramente è un po’ di colore: tolti i bandieroni, che non so se possono effettivamente entrare, le sciarpe alzate, al coro di “Comasco dal cuore ubriaco” (eseguita sia nel primo che nel secondo tempo) sono troppo poche. Peccato perché, ripeto, intensità e continuità sono state da ottimi voti, così come è sempre piuttosto vasto il repertorio della curva lariana, che non cade quasi mai nei trabocchetti da cori “fenomeno social” o “copia e incolla”. Piuttosto fragorose anche le varie esultanze ai gol dei Lariani.
Intensi ed emozionanti gli ultimi venti minuti di gara, coi padroni di casa che, senza un secondo di sosta, hanno intonato a più riprese il “Non molleremo mai”, “Che sarà sarà” e un “Maledetta primavera” senza cambiare una singola parola del successo di Loretta Goggi del 1981.
Nonostante non si ecceda nel calore, a fine partita anche la squadra biancoblu sembra un po’ più allegra ed un po’ più coinvolta nei festeggiamenti con la propria curva. Un ambiente così positivo invoglia tutti a fare del proprio meglio in campo e fuori, prima, durante e dopo la partita, e la mia personale speranza è che questo trend continui fino a fine stagione. Magari vedere qualche tifoseria ospite di tanto in tanto non mi dispiacerebbe.
Stefano Severi.