Linz, 26 luglio 2018 
LASK Linz – Lilleström SK 4:0
Stadion der Stadt 
Spettatori: 8.403
Europa League, Qualificazioni

 

Nel 1999 in Italia si pagava ancora con le Lire, la Francia un anno prima si laureò campione del mondo per la prima volta e il Linzer ASK giocò la sua ultima partita in Europa (venendo eliminato al primo turno della coppa UEFA dalla Steaua Bucarest).

Negli anni successivi, il LASK si ritrovò ad affrontare uno dei passaggi più difficili della sua storia recente:  fallito, retrocesso fino al terzo livello calcistico austriaco (la Regionalliga nello specifico) e cambio di stadio (ancora oggi si gioca fuori dalla città, con la tifoseria che, per protestare, ha lungamente e volutamente evitato di organizzare una qualsivoglia coreografia).

Ma poi finalmente la ruota ha fatto il suo giro a Linz, con il ritorno al livello più alto della piramide calcistica avvenuto nel 2017, subito segnato dall’immediata qualificazione in Europa League. Ed eccoci dunque a oggi, quando si gioca il secondo turno preliminare della ex Coppa Uefa contro la squadra norvegese di Lilleström. È una prima volta anche per me, visto che non mi ero mai ritrovato in uno stadio al cospetto di una tifoseria norvegese.

All’inizio della partita odierna, la tifoseria di casa, sistematasi nella tribuna di fronte a me (allo stadio di Linz, le due tifoserie sono collocate nella stessa tribuna, opposta alla tribuna stampa), presenta una coreografia con una bandiera copricurva, che fa riferimento alla mitologia Greca: Zeus Dio dell’universo come il LASK che vuol essere padrone d’Europa…). I battimani sono compatti, mentre le bandiere sventolano incessanti durante tutta la partita.

Nonostante immaginassi che non avrebbero acceso torce né fumogeni, per evitare multe della UEFA da sempre avversa alla pirotecnica, è invece una vera sorpresa quando, all’inizio del secondo tempo, alcuni ragazzi della curva indossano dei camici bianchi e, sistematisi dietro le ringhiere, accendono qualche torcia e numerosi fumogeni, sottolineati da uno striscione contro la criminalizzazione della pirotecnica, dopo di che i ragazzi in camice vanno via, con calma e senza problemi…

La prestazione complessiva mostra una curva di alta qualità, aiutata anche da una splendida partita della loro squadra, in vantaggio già dopo 6 minuti, seguito da altre due reti da Champions, maturate con tiri da 30 metri: risultato finale, una vittoria al di fuori di ogni aspettativa per ben 4 a 0.

Ma la più grande sorpresa per me, è rappresentata dai ragazzi giunti dal Nord Europa. In un turno preliminare, giocato il giovedì, nutro già il massimo rispetto quando vedo apparire nel settore ospiti una ventina di tifosi tutti con indosso la stessa maglia. Sono perciò molto sorpreso quando, pochi minuti prima del fischio d’inizio, circa 100-150 altri norvegesi fanno il loro ingresso nel settore, appendendo tante pezze (Ultras, Kanari Fansen) e presentano una coreografia con una bandiera copricurva e uno striscione (“Fugla er tilbake”, Sono tornati gli uccelli), accendendo inoltre una decina di torce e tanti fumogeni di colore giallo.

Un vero show quello ospite. Anche loro offrono un tifo di alto livello, che durante tutta la partita non si ferma mai, sebbene la loro squadra, al contrario, sarà protagonista di una performance tutt’altro che indimenticabile. Si fanno notare ancora per qualche altra torcia e fumogeno durante l’arco dei restanti novanta minuti, tanti battimani e infine, negli ultimi dieci minuti, con la consapevolezza ormai di aver perso, la buttano in goliardia con alcuni battimani con le scarpe, saltellando e eseguendo una sciarpata oltre al sostegno vocale che non viene mai meno.

Alla fine della partita, la squadra ospite non può far altro che recarsi sotto la curva per ringraziare di questo sostegno da applausi. Quando finalmente anche io esco dallo stadio, quasi 20 minuti dopo il triplice fischio dell’arbitro, i norvegesi sono ancora dentro al loro settore a cantare e onorare la loro maglia e il loro idelae.

Jürgen De Meester