La storia del calcio a Linz è anche la storia di due squadre che hanno fatto un lunghissimo percorso prima di trovare finalmente la propria dimensione. Analizzando però la storia più recente, a partire da circa 20 anni fa, il LASK, quando la prima e più blasonata squadra della città, giocava le sue partite interne allo stadio “Gugl”, collocato sopra una collina non lontano del centro. Lo stadio, a forma di ferro di cavallo, con una pista d’atletica che a quei tempi aveva ancora un suo perché, in ragione della popolarità dell’atletica leggera e dei tanti meeting internazionali svoltisi in loco fino al 2008. Per queste stesse ragioni non era forse così congeniale per il calcio e non è stato mai particolarmente amato, nemmeno dopo una serie di discreti lavori di adeguamento nel 2008, dopo che l’idea di una nuova costruzione fu abbandonata, a seguito dell’esclusione della città di Linz dalla rosa di candidate ad ospitare il campionato europeo del 2008, organizzato congiuntamente con la Svizzera.

Nel stesso lasso di tempo, il Blau-Weiß Linz, fondato nel 1997 dopo una fusione fra FC Linz e SV Austria Tabak Linz, per un lungo periodo si ritrovò a militare in categorie più modeste rispetto ai rivali bianconeri, giocando le sue partite nel piccolo “Donaupark”, letteralmente “Parco del Danubio” visto che l’impianto era stato costruito proprio sulle rive del famoso fiume. Anche questo piccolo stadio (o se vogliamo, grande campo sportivo) non è lontanissimo dal centro storico, seppur in direzione opposta e per il suo piccolo ma fedele pubblico, con una sua curva di tendenze antirazziste, è sempre stato sufficiente. Questo almeno fino al 2011/2012 quando le loro gare interne sono state spostate nello stesso “Gugl” contestualmente alla promozione in 2. Bundesliga e infine dalla stagione 2016/2017, quando allo stadio fu definitivamente ritirata l’omologazione da parte della lega nazionale austriaca, il “Gugl” è definitivamente diventato la nuova casa del Blau-Weiß.

Dopo il fallimento della 2012 e la successiva retrocessione in Regionalliga Mitte (terzo livello della piramide calcistica locale), è stato il LASK ad esser costretto, per motivi soprattutto finanziari, a lasciare il “Gugl” all’inizio della stagione 2013/2014. Dopo qualche anno in esilio in diverse stadi fuori o lontano dalla propria città, dal 2016/2017 le partite interne sono state ospitate a Pasching, piccolo paese pochi chilometri fuori dalla zona di Linz, dove lo stadio era sicuramente più adatto al calcio professionistico dai tempi dell’FC Pasching, società il cui titolo fu trasferito a Wiener Neustadt per creare una nuova ambiziosa società che assecondasse i desideri di grandezza del suo padrone poi definitivamente tramontati qualche anno dopo. Alla tifoseria ovviamente questa soluzione non è mai andata a genio, non solo in quanto costretta a giocare lontano dalla propria città anche le partite casalinghe, ma anche per un successivo cambio di curva imposto dopo tre anni per motivi di sicurezza e in seguito al quale, per parecchi anni, assunsero la linea di assistere alle partite senza striscioni di gruppi e senza coreografie.

Finalmente nel 2019 fu presa la decisione da parte della politica locale di ricostruire entrambe gli stadi nel sito originario così nell’autunno 2023 il Blau-Weß Linz potrà inaugurare il suo nuovo “Donaupark” con una capacità di circa 5.000 posti mentre stasera si gioca la prima partita ufficiale nel nuovo “Raiffeisen-Arena” che la tifoseria continua sempre a chiamare “Stadion auf der Gugl”…

Non che la ricostruzione dello stadio sia stata comunque meno problematica, a causa di tante dispute interne alla società e alla pandemia che ha fatto slittare per più di un mezz’anno la sua inaugurazione. Finalmente il nuovo impianto con i suoi 19.080 posti ha ricevuto l’omologazione persino per le partite internazionali. L’esterno non si distingue molto da tanti altri nuovi stadi in Europa. Bel dettaglio è nell’ingresso del vecchio stadio che è stato salvato e lasciato immutato. All’interno lo stadio si compone di due anelli ad eccezione della curva di casa che ha un solo anello più alto, molto più adatto a creare coreografie e con tanto spazio per gli striscioni. Questa concessione alla tifoseria è compensata con una tribuna composta esclusivamente di poltrone VIP, box riservati e sale business dalla serie che nessuno ti dà niente per niente, specie in questo calcio odierno.

Il nuovo impianto appena costruito porta con se anche nuove regole per i tifosi. E se è vero che sono state introdotte delle “zone per la pirotecnica” (in Austria è la legge che lo prevede: in determinati spazi limitati è permesso l’uso di torce e fumogeni senza ripercussioni ma previa rigida osservanza di determinate regole), nello stesso tempo sono però andate perdute le conquiste del passato: punto vendita degli articoli dei gruppi, locali per depositare gli striscioni o i materiali per le coreografie, ecc.

Anche la vendita dei biglietti per questa partita d’inaugurazione non troverà il favore di tutti. Non sono infatti stati messi in vendita biglietti singoli per la partita ma, per motivi promozionali, è stato varato una sorta di mini-abbonamento per le prime due partite (quella odierna e la seconda contro il RB Salzburg) o in alternativa la possibilità di fare immediatamente un abbonamento, opzioni entrambe non così economiche. Per questo lo stadio è ben lontano da essere esaurito. All fine le presenza si attestano su circa 12.000, qualche settore nel secondo anello resta chiuso e riempito con grandi vele pubblicitarie. È evidente che il dialogo fra società e tifoseria riguardo tutti questi problemi resta quanto meno difficoltoso, lo dimostra anche un comunicato del “Landstrassler”, in cui i gruppi organizzati della tifoseria del LASK convergono unitariamente in federazione, in cui si rende noto che l’atmosfera – dopo l’eccezione che riguarda i festeggiamenti per il ritorno nella propria casa – non andrà oltre i cori e il tradizionale colore. Le proteste insomma sono ancora ben lungi dal rientrare del tutto, nonostante qualche tassello nel calcio bianconero sia stato finalmente rimesso al suo posto…

Gli ospiti, i neopromessi di Lustenau, sono in circa 300 e arrivano nel settore loro dedicato un mezz’ora prima del fischio d’inizio. Si alzano immediatamente cori di sfottò tra le due frazioni e successivamente i primi, fortissimi cori da parte di padroni di casa. Quando le due squadre entrano in campo, dopo una sorta di cerimonia d’inaugurazione che dura solo una decina di minuti (si sono visti spettacoli molto peggiori per tempistiche e contenuti…), si compone la semplice ma bella coreografia, costituita da una bandiera copricurva e tante sciarpe con chiaro riferimento alla denominazione storica dello stadio, “auf der Gugl”… Nel settore ospiti vengono invece accese tante torce foto-flash seguite da torce bianche che complessivamente restituiscono un ottimo colpo d’occhio.

Il tifo di padroni di casa è veramente intenso. Anche quando non partecipano tutti, il loro settore ha comunque il doppio della capacità rispetto a quello di Pasching e questo si vede e soprattutto si sente. L’impatto è davvero positivo e vi contribuisce anche lo striscione unico “Landstrassler”, a richiamare appunto all’unità della tifoseria bianconera tutta. Tante bandiere di grandi dimensioni in rappresentanza dei gruppi principali vengono tenute sempre in alto, creando un piacevole effetto. Gli ospiti da parte loro sono sempre in movimento, non mancando mai a loro volta di sventolare le bandiere ma contro la compatta curva del LASK (oltretutto situata molto vicino alla tribuna stampa) non riescono a farsi sentire in maniera troppo perentoria.

Sotto una pioggia insistente, il nuovo prato diventa uno scivolo e le due squadre non riescono ad offrire una partita splendida. Tuttavia la curva non smette mai di incitare i propri beniamini e viene finalmente ricompensata con un calcio di rigore in pieno recupero, che costituirà il solo ma decisivo gol della serata. Un epilogo perfetto per la squadra che si presenta per la prima volta sotto la nuova curva. Nel mentre lo striscione “Landstrassler” era stato sostituito nell’ultimo quarto d’ora da un altro striscione di protesta: “Dressen nur in den Farben, die uns die Gründerväter gaben” (All’incirca: Vogliamo le maglie solo di questi colori, quelli che ci hanno consegnato i fondatori della nostra società). Per motivi commerciali infatti, la maglia da trasferta è parzialmente rosa, colore che nulla ha a che fare con la storia del LASK. Se non bastasse, insomma, altri elementi di protesta vanno ad aggiungersi alla lunga lista di rivendicazioni della tifoseria di Linz.

Quando esco dallo stadio sotto un persistente nubifragio, ripenso alla serata contestualmente agli antefatti e alle mie aspettative. In genere non sono mai entusiasta di viaggiare alla volta di un nuovo stadio, senza storia o peggio ancora costruito solo per la necessità di generare più o nuovi profitti. Ma – e c’è sempre un ma – sono sempre curioso di come la tifoseria di turno possa impattare nell’atmosfera di queste nuove strutture, portando il tipico approccio della propria curva in questi nuovi spazi e cambiando la loro genesi di non luoghi commerciali in zone temporaneamente autonome, come le definiva Hakim Bey, in cui è comunque e sempre la comunità a dettare le regole e non solo a subirle dall’alto di un qualche capriccio economico o commerciale. Ho già visto esempi bellissimi come ad esempio Stoccolma ma anche l’opposto mentre in questo caso specifico, vista la delicata situazione venutasi a creare fra società e tifoseria, la prova di fermezza da parte della curva del LASK, senza derogare in coreografie o altri spettacoli figli dell’entusiasmo, dice già tanto su quanto quanto in profondità affondino le radici e la cultura sportiva di questa piazza. Non resta da sperare che nel futuro quanto più prossimo possano tornare a concentrarsi esclusivamente sul tifo e non che i vari motivi della protesta siano venuti meno.

Jürgen De Meester