Uno dei tanti recuperi di questo anomalo campionato vede di fronte due tifoserie che da ormai qualche stagione hanno tramutato una reciproca antipatia in vera e propria rivalità. Snodo fondamentale il ritorno dalle rispettive trasferte sarde il 3 marzo 2019 – con le due squadre allora militanti in Serie D – e le seguenti tensioni registrate all’aeroporto di Roma Fiumicino.

Il dispositivo di sicurezza messo quest’oggi in atto dalla locale Questura è alquanto imponente, con numerose camionette disposte nei punti nevralgici e funzionari impegnati a puntare le proprie telecamere un po’ ovunque. Come da prassi ormai consolidata, dunque, in questi casi entrare in contatto è impresa ardua e quasi sempre coincide con il fare harakiri. Inoltre – sempre da copione – i pullman dei tifosi irpini vengono intercettati al casello di Frosinone e fatti camminare a ritmo blando, arrivando nei pressi dello stadio a partita iniziata e consentendo ai sostenitori campani di fare il proprio ingresso solo al 15′.

Da registrare l’ennesimo colpo da maestri nella vendita dei tagliandi: trasferta consentita ai soli possessori di Tessera del Tifoso, ma vendita libera (fatta eccezione per i residenti in Campania) in altri settori. Risultato? Un tifoso dell’Avellino residente a Roma o al Nord poteva acquistare un qualsiasi settore di casa e poi mischiarsi ai tifosi nerazzurri rischiando di generare tensioni. A meno che, da persona normodotata, non avesse provato quantomeno ad entrare con i tifosi ospiti, sperando nel buon senso del funzionario di turno. La fine di questa storiella all’italiana la conosciamo tutti e la morale è: “Io ti voglio far desistere dal venire allo stadio, se poi tu sei testardo e ci provi allora forse risolvo il problema che ti ho creato”. Geniali!

Quando le squadre fanno il loro ingresso in campo la Nord è compatta dietro lo striscione Leone Alato. Saranno i buoni risultati della squadra, sarà la partita sentita e sarà l’orario tutto sommato non scomodo giocando in casa, ma numericamente stasera gli ultras del Latina si presentano davvero bene. Peraltro ho apprezzato il ritorno dello striscione del gruppo. Come ho avuto modo di dire su altri racconti, non sono un grande fan delle insegne che riportano il nome della curva o della città. Ne comprendo lo spirito unitario con cui vengono fatti, ma inevitabilmente finiscono per togliere molto dell’anima e della tradizione a cui il movimento ultras italiano ci ha storicamente abituato.

La sfida curvaiola si fa seria e completa solo al quarto d’ora, quando nel settore ospiti fanno capolino i supporter biancoverdi. I biglietti loro venduti sono 255, numero davvero considerevole se si tiene conto del contesto. Lo scambio di insulti è immediato e fitto, cosa che dà la giusta verve sia ai presenti che ad uno spettatore neutrale come il sottoscritto. In un mondo dove tutti si vogliono bene e si cerca sempre la diplomazia (questo poi solo in via teorica, perché la realtà è ben diversa…) ogni tanto fa bene vedere un po’ di genuina acredine su ambo i fronti.

Gli ultras nerazzurri stasera sfoderano una bella prestazione, in cui la compattezza sembra essere il filo conduttore. Tantissime manate e cori a rispondere, oltre a un’ottima intensità che si protrae praticamente per tutti i novanta minuti. Da segnalare tra le fila pontine la presenza dei ragazzi della Pro Cisterna e del Casal Barriera. Meritevole di menzione anche il gruppetto della tribuna scoperta che in più di un’occasione riesce a farsi sentire, facendo rumoreggiare il proprio settore e colorandolo con diverse bandierine.

Sulla prestazione avellinese mi permetto un distinguo: anche in questo caso a livello visivo ho apprezzato la scelta di preferire diverse pezze allo striscione unico. È un qualcosa che assieme ai bandieroni e a qualche bandierina restituisce davvero un bel colpo d’occhio. Tuttavia la prestazione canora è abbastanza altalenante. Intendiamoci, i tifosi campani non smettono mai di cantare (accedendo anche diverse torce) ma per alcuni tratti sembrano farlo con il “silenziatore”, mantenendo una coralità un pochino bassa. Sembra mancare l’entusiasmo o comunque il mordente.

Interessante notare come anche nel capoluogo irpino abbia preso piede il fenomeno del “total black”.

Premesso che rientriamo nel campo dei gusti e dei giudizi personali (pertanto del tutto opinabili) e atteso che non disdegno neanche più di tanto questo stile, mi preoccupa in chiave generale l’omologazione che ormai rischiamo di porre in essere da nord a sud. È verissimo che ultras è anche e soprattutto un fenomeno di costume, un movimento che ha sempre seguito delle mode e dei dress code (persino una tifoseria che va in giro con le ciabatte o con la canottiere ha un suo outfit standardizzato se ci pensate) ma ciò che rendeva tutto ciò molto più affascinante era l’eterogeneità con cui in passato era distribuito nella diverse curve. Spesso e volentieri in rappresentanza di quella che era l’anima della città.

Questo è un discorso che potrei fare anche per i cori, a dirla tutta. Quante volte negli ultimi anni sono incappato in cori o slogan copiati da curve magari lontane geograficamente centinaia di chilometri? Nulla di male, c’è sempre stato. Ma la cosa che mi fa sorridere è il copiarne persino espressioni dialettali o gergali. Insomma, neanche la fantasia di riadattare un minimo qualcosa di già esistente. L’originalità manca come il pane a questo movimento. Gli manca, quindi, ciò che dai suoi albori e per decenni ne è stato cavallo di battaglia. La percezione a volte è che si faccia tutti il proprio compito. Un copione scritto da seguire e recitare, dove la veracità e anche la sana ignoranza vengono meno. E con loro l’euforia che dovrebbe proprio essere alla base di chiunque decida di metter piede sulle gradinate.

Tornando al match, in campo le due squadre si annullano a vicenda, dando vita a una partita scialba e noiosa. Unici sussulti sono dati dall’infortunio dell’arbitro – costretto ad abbandonare il terreno di gioco sostituito dal quarto uomo – e dalla rissa scaturita durante gli undici minuti di recupero in seguito a uno scontro tra il nerazzurro Jefferson e il dirimpettaio Silvestri. Finisce 0-0 ed è un punto che può andar bene al Latina, che allunga la propria striscia positiva, un po’ meno all’Avellino impegnato nel difficilissimo inseguimento della capolista Bari.

In fase di deflusso si registra qualche esuberanza, sebbene il servizio d’ordine funzioni pressoché perfettamente e si sbrighi a condurre i supporter del Lupo verso la strada di casa.

Simone Meloni