Nel “fantastico” serpentone di anticipi e posticipi che – assieme alla sequela di divieti – hanno praticamente fatto a brandelli la nostra Serie C, Latina e Benevento si ritrovano di fronte in un umido venerdì autunnale. La viabilità attorno allo stadio “Domenico Francioni” è regolata da un paio di solerti vigili che cercano di districarsi tra il traffico di chi vuol tornare dal lavoro e i blocchi adiacenti al settore ospiti apposti da polizia e carabinieri. Blocchi che supero agevolmente a piedi, malgrado qualcuno dei nostri impavidi eroi provi ad avvertirmi della pericolosità di quel lembo di terra, dove “tra poco arriveranno i tifosi del Benevento”. Vorrei dirgli che non sono propriamente gli ultras a preoccuparmi, oggi come in passato, ma evito qualsiasi polemica. Ormai ho capito che a quasi quarant’anni è meglio preservare il fiato, vivere qualche mese in più e, quando possibile, eludere semplicemente determinate imposizioni idiote e illogiche!

Raggiungo la porta carraia e, come sempre, entro agevolmente sul manto erboso. Spesso e volentieri ci lamentiamo di società e personaggi che abusano del proprio ruolo o affrontano la propria professione in modo quantomeno superficiale, pertanto credo sia giusto sottolineare come da queste parti svolgere il nostro lavoro sia sempre stato facile e piacevole, mai un problema e mai un ostacolo. Scusate se è poco! Per l’occasione saranno presenti 2.340 spettatori, di cui 352 provenienti da Benevento. Numeri bassi? Numeri alti? Non saprei direi, Latina è sempre un posto difficile da decifrare da questo punto di vista. Gli ultras tirano avanti la carretta per la loro strada, malgrado i tempi siano difficili anche da queste parti e malgrado, soprattutto, siano rappresentanti di una città che storicamente ha sempre avuto difficoltà nell’apportare calore e numeri sulle gradinate dell’impianto di Piazzale Prampolini.

Le motivazioni sono molteplici, alcune facilmente intuibili (città giovane, che solo tra sette anni compirà il secolo di vita), altre prettamente legate allo sviluppo post bellico del capoluogo pontino, perlopiù incentrato sul pendolarismo e sulla presenza di residenti “provenienti “oriundi”. Tantissimi sono gli insegnanti provenienti dalle regioni attigue, per dirne una, così come la presenza dell’aeronautica favorisce un massiccio viavai di militari e persone che lavorano nel campo dell’aviazione. Pertanto, se è vero che nel comune risiedono circa 130.000 abitanti, è altrettanto vero che la maggior parte di essi ha radici altrove o è spesso e volentieri di passaggio. Insomma, in questo quadro non è affatto facile pretendere determinati numeri, sebbene il club nerazzurro possa ormai vantare una delle storie e tradizioni calcistiche più importanti della regione, grazie alla sua costante presenza nel professionismo, nonché ai diversi campionati di Serie B disputati.

Come fatto cenno, questo discorso, ovviamente, non può che ricadere anche sugli ultras e sulla loro militanza. Ma anche sul giudizio affrettato che spesso si ha degli stessi. Un giudizio che, per l’appunto, non tiene conto di tutto il contesto e delle difficoltà di cui sopra. Personalmente ritengo che in questi ultimi anni – anche in virtù delle diffide e della repressione che pure qua non hanno risparmiato niente e nessuno – il Leone Alato non solo abbia tenuto botta, ma sia stato capace di intessere un discorso curvaiolo duraturo e con una sua anima radicata. Anche oggi gli ultras pontini si assieperanno nella zona centrale della Curva Nord, dietro alle consuete pezze, accompagnati dagli amici di Fondi, Viterbo e Casal Barriera, rendendosi autori di una bella prova canora, fatta di tantissime manate, cori a rispondere e canti tenuti a lungo. Devo dire che difficilmente mi è capitato di uscire dal “Francioni” pensando di aver assistito a una loro prova sottotono: il gruppo guida della Nord ha ormai oleato i propri ingranaggi e tra e mura amiche si conferma più che buono nel supporto della propria squadra.

Va anche sottolineato come quest’anno, gli ultras pontini, abbiano deposto l’ascia di guerra con la società, che ha promesso di rivedere alcuni aspetti critici, tra cui quelli relativi al logo e alle maglie. Su queste ultime permettetemi un commento caustico: fanno parte di quella cerchia di tenute da gioco che qualcuno ha ben pensato di trasformare in una sorta di mosaico, ai suoi occhi bello perché storicamente evocativo. Personalmente non vedere la classica casacca a strisce nerazzurre è un cazzotto nell’occhio, soprattutto se sostituita da cotanta opera kitsch e pacchiana. Mi chiedo sempre chi abbia queste idee malsane, sicuramente qualcuno non in grado di capire che nel pallone – un mondo fondamentalmente conservatore e attaccato alle tradizioni – ci vuol davvero poco per accontentare i tifosi: sarebbe sufficiente farsi gli affari proprio e riversare stranezze e virtuosismi da quattro soldi in altri ambiti lavorativi, dove sicuramente verrebbero apprezzati!

Capitolo ospiti: gli ultras beneventani fanno il loro ingresso a partita iniziata, disponendo tutte le pezze sulla ringhiera e cominciando a sostenere la Strega. Il Girone C, da un punto di vista di piazze e ambizioni sportive, è forse il più tosto e complicato di tutta la categoria, quindi per i campani anche la partita odierna rappresenta una tappa fondamentale per non perdere contatti con la vetta della classifica, attualmente occupata dalla Salernitana. Non vedo i sanniti all’opera da un paio di stagioni e sono molto curioso di testare con mano le loro ultime evoluzioni. Comincio con il dire che numericamente la presenza è senza dubbio buona, considerato il giorno lavorativo e tutte le difficoltà del caso. Continuo, poi, sottolineando come complessivamente mi faranno davvero un’ottima impressione – anche rispetto ad altre occasioni in cui avevo avuto modo di osservarli, anni addietro – sia da un punto di vista canoro che nel modo di approcciare alle gradinate. La scelta, fatta da qualche tempo, di rimettere assieme tutte le anime del tifo giallorosso, sia al Santa Colomba che in trasferta, ha dato e sta dando giocoforza i propri frutti in termini di unione e compattezza. Sta di fatto che la loro performance canora sarà di ottimo livello, contraddistinta da cori tenuti a lungo, battimani e bandieroni dei gruppi costantemente al vento.

In campo saranno i padroni di casa a gioire, conquistando una fondamentale vittoria grazie al gol realizzato nella ripresa da Ekuban. Tre punti d’oro per i nerazzurri, che al triplice fischio chiamano i giocatori sotto al settore per festeggiare insieme e incoraggiarli in vista del lungo e difficile campionato. Sotto al settore ospiti vanno anche i calciatori del Benevento, che vengono accolti dall’eloquente slogan “Noi non vi lasceremo mai”, sintomo, anche qui, di quanto ci sia coscienza sulla difficoltà del torneo. Sebbene in passato non siano mancati sfottò tra le due fazioni, stasera non c’è nulla da registrare da un punto di vista di offese e provocazioni, le tifoserie penseranno più che altro ai loro colori. Da segnalare il gruppetto in Gradinata, che segue la partita in piedi lanciando di tanto in tanto qualche coro. Una presenza che, in un certo qual senso, rispecchia le tradizioni di quell’angolo di stadio, dove anche nel lontano passato erano soliti formarsi gruppetti e compagnie, magari senza la pretesa di essere propriamente ultras, ma sempre con la voglia di divertirsi un po’ fuori dalle righe, spesso provocando i dirimpettai per mero e piacevole passatempo. Che poi, a pensarci bene, questa è una tipicità tutta italiana, che soprattutto nel passato contribuiva in modo segnante nell’alzare i toni e creare tensioni, sovente goliardiche e al limite della comicità!

Lo stadio si vuota e anche per me è tempo di uscire e tornare a casa. Ripasso nella zona del settore ospiti, proprio in mezzo agli ultras sanniti, ma stavolta nessuno si preoccupa di descrivermi ciò come uno scenario potenzialmente di guerra o un posto dove, ad andar bene, posso beccare una mina anti uomo. Tutti sono impegnati nello scortare la carovana giallorossa fuori città. Meglio così, per una volta mi sono risparmiato qualche concetto demenziale da parte degli innominabili!

Simone Meloni