Se l’estate è la stagione in cui il pallone smette canonicamente di rotolare, la stessa cosa non si può dire per gli ultras.

Ci ragiono su proprio mentre percorro per la milionesima volta un pezzo della direttissima Roma-Napoli a bordo del solito, scalcinato treno regionale: tutte le botte, gli attacchi e i tentativi di smembramento subiti dal movimento negli ultimi vent’anni avrebbero probabilmente abbattuto chiunque. Il tifo organizzato, invece, si è in un certo qual senso rigenerato, ha saputo resistere e negli ultimi tempi si è rimesso leggermente in sesto.

So che più di qualcuno storcerà il naso. So che le differenze generazionali, i cambiamenti epocali e gli annosi screzi per le diverse vedute hanno creato una sorta di diaspora all’interno dello stesso movimento. Così come, personalmente, non condivido tanti atteggiamenti e tante scelte delle “nuove leve”. Tuttavia sarebbe quantomeno sbagliato asserire il contrario.

Gli ultras sono ancora là e il fatto che ormai la maggior parte delle tifoserie si impegni a organizzare tornei, memorial ed eventi nei mesi estivi è indicativo di quanto i suoi componenti sentano la necessita di fare aggregazione e tenere vivo il fuoco sacro della passione e dello spirito ribelle e anticonformista che da sempre li contraddistingue.

Altra obiezione che farete, ne sono certo: di anticonformista e ribelle questo movimento ha ormai ben poco, avendo raggiunto diversi compromessi per sopravvivere (e anche negare questo sarebbe sbagliato). Vi pongo una domanda: cosa è che, nel 2018, può essere considerato ribelle e anticonformista nel mondo occidentale? Il ricordo patetico-nostalgico dei giocatori anni ’90? I meme sparati ogni due secondi su tutto quello che ci circonda? Le manifestazioni di piazza che ormai raramente preservano un’anima cosciente e di classe (che sia destra o sinistra)? La televisione è ribelle? Stare connessi a internet, per commentare, lamentarsi ed ergersi a politico, allenatore ed economista è anticonformista?

Per certi versi la sola scelta di entrare in uno stadio a 16/17 anni ha oggi un che di rivoluzionario e controcorrente. Pensate solo alle vessazioni cui si è costretti tra biglietti nominali, controlli invasivi, divieti, curve chiuse e, ultimo ma non meno importante, società che puntualmente falliscono a cadenza regolare. Non possiamo pretendere che le nuove generazioni siano come quelle degli anni sessanta/settanta/ottanta semplicemente perché non hanno lo stesso materiale umano e lo stesso contesto sociale a disposizione. E anche perché ognuno è lo specchio della propria epoca. E se decide di mettersi in gioco, dietro uno striscione o in una piazza, va comunque rispettato.

Mi si passi questo sermone iniziale. Ma ho il vizio di riflettere sempre in maniera accurata quando vedo stuoli di giovani conoscersi, frequentarsi e divertirsi assieme malgrado le differenze culturali, geografiche e di appartenenza. Forse è proprio questo eterno saper appianare le differenze che mi porta ancora a frequentare gli ultras e a condividerne molte delle loro idee e delle loro iniziative. Non chiamatela quindi sindrome di Peter Pan (sic!).

Stefanino era proprio uno di questi ragazzi. Uno di quelli che avevano deciso di difendere e onorare la propria città allo stadio, con il suo gruppo. Abbiamo accennato alla sua storia già l’anno passato, quando parlammo della decima edizione del memorial a lui dedicato. La scomparsa improvvisa e dolorosa (aveva 19 anni) ha chiaramente segnato un solco per la tifoseria nerazzurra, che oltre a questo evento tiene sempre vivo il suo ricordo con striscioni e iniziative varie.

Per la prima volta, a fare da proscenio è proprio la “casa” dei tifosi pontini, lo stadio “Domenico Francioni”. Il giorno scelto non è affatto casuale: 30 giugno del 1932 è infatti la data con cui viene convenzionalmente riconosciuta la fondazione di Littoria (Latina dal 1946). Un momento dunque importante per ricordare a una città sin troppo umorale che la sua squadra di calcio e la sua tifoseria sono ancora vive e hanno bisogno di supporto.

In campo scenderanno due formazioni composte da tifosi, giocatori storicamente legati alla casacca nerazzurra (tra cui Corrado Pilleddu, Pietro Mariniello, Emiliano Tortolano, Ruben Olivera e Augusto Del Duca) e due giocatrici del Latina Calcio Femminile. Un evento sicuramente ben pensato, che valica anche il semplice significato ultras e dovrebbe far gola a qualsiasi calciofilo che si rispetti.

Il calcio d’inizio è fissato per le 18. Si temporeggia un po’ nella speranza che la giornata umida si mitighi, speranze che verranno presto riposte: l’estate è arrivata di prepotenza dopo un periodo di stand-by e non vuole sentir ragione di abbassare la propria guardia.

Il settore di gradinata si popola di tanti ragazzi. Oltre a Leone Alato (organizzatore della giornata) sono accorse numerose tifoserie amiche e gemellate. In balaustra si fanno spazio gli striscioni di Siracusa, Viterbese, Como, Regensburg, Morena, Casal Barriera, Aprilia e Minturno.

Una stupenda torciata anni ’80 saluta l’ingresso delle squadre, mentre il battito cadenzato del tamburo dà immediatamente ritmo ai cori. I primi, manco a dirlo, sono proprio per Stefanino. I 60′ del match saranno invece contraddistinti dal tifo per il Latina, per la libertà degli ultras e dalla massiva accensione di torce, fumogeni e bomboni: una vera e propria ode alla pirotecnica!

Al fischio finale vengono accese diverse torce anche dagli stessi calciatori, che portandosi sotto la Gradinata cantano assieme agli ultras onorando la memoria di Stefanino e fondendosi per alcuni minuti con i tifosi. Un momento bello e significativo che – come sempre avviene in queste occasioni – ci restituisce l’immagine di un calcio più a portata di mano e a misura di sentimenti. Ma non di sentimentalismi biechi e opportunisti (come va di moda oggi) bensì di sensazioni vere e sentite da tutti.

Alle 20 il sole splende ancora forte in cielo e il caldo non sembra voler dare tregua all’Agro Pontino. Latina, i suoi tifosi e la sua squadra di calcio si apprestano a vivere la seconda stagione di Serie D, con il dichiarato intento di tornare tra i professionisti. Non sarà un cavalcata semplice e una componente importante dovrà senza dubbio esser rappresentata dai tifosi.

Il movimento ultras nerazzurro, dopo i pesanti provvedimenti subiti nella passata stagione (numerosi Daspo a margine della sfida con il Cassino), non attraversa il periodo più semplice della sua storia. Eppure iniziative come queste possono servire a sensibilizzare e avvicinare nuovi ragazzi allo stadio. Che in fondo rimane uno dei pochi luoghi dove poter andar fieri di qualcosa.

Simone Meloni