C’è da fare un dovuto preambolo. Per chi è di Roma e segue il calcio in maniera spasmodica ed appassionata, fino a qualche anno fa risultava davvero difficile pensare che una squadra oltre le Mura Aureliane riuscisse a scalare le ripide vette della Serie C approdando in cadetteria. Proprio là, ad un passo da Roma e Lazio. È indubbio che questi due sodalizi, negli anni, abbiano quasi sempre letteralmente fagocitato l’interesse degli sportivi laziali, rendendo dura, anzi durissima, la vita a molte squadre storiche, con alle spalle città anche mediamente popolate. Eppure negli ultimi dieci anni qualcosa è cambiato. In principio fu il Frosinone a sdoganare la Serie B al di fuori della Capitale, poi venne il Latina. Curiosa storia questa, per due squadre che, nei rispettivi momenti di ascesa calcistica, venivano da anni di brucianti fallimenti e campionati più o meno anonimi nei bassifondi del calcio regionale ed italiano. Che poi, se proprio dovessimo andare indietro e mettere sotto i riflettori chi, delle province laziali, si avvicinò per primo alla seconda serie in epoca recente, sarebbe obbligatorio citare quella Viterbese presieduta da Gaucci che si arrese solo nella finale dei Play-Off contro il Crotone.
Fatto questo piccolo excursus, non mi faccio sfuggire l’occasione per assistere ad una partita dei Pontini in Serie B. Vista la moria di tifoserie di questa categoria, non è facile operare una scelta. Il calendario tuttavia mi dà una mano. L’anticipo del venerdì contro il Padova coincide perfettamente con i miei orari, quindi perché non provare? Innanzi tutto c’è da superare lo scoglio accredito. Se sin dalla mia prima volta, al Francioni ho sempre e solo scattato in campo, in questa occasione non potrò fare altrettanto. La Lega infatti impone l’iscrizione ai propri registri per scattare in A e B e per me, ancora privo di tessera dell’Ordine dei Giornalisti, la cosa non è possibile. Provo con la Tribuna Stampa e la società nerazzurra, dimostrando un’elasticità ed un buon senso comune a pochi, accetta pur avendo il sopracitato settore stracolmo. Segno che quando non ci sono pregiudizi verso determinate testate, e si ha la volontà di collaborare nella massima serenità, c’è sempre posto per tutti. Sì può dunque partire.
Non essendoci treni per il ritorno, sono costretto a prendere la macchina. E per fare ciò devo passare esattamente da un capo all’altro di Roma. Trovandomi sulla Tiburtina infatti, arrivo a Rebibbia (libertà per gli ultrà), prendo la metro fino all’EUR e poi da là un autobus fino al lavoro di mio padre, dove finalmente posso prendere in consegna la macchina. L’unica cosa buona è che sono ancora le 17:30 e la Pontina non è poi molto lontana da dove mi trovo. Ciò vorrà dire non incappare nel groviglio del traffico di rientro e quindi non correre per arrivare a destinazione. Il tempo non è dei migliori e durante il tragitto nuvole nere si intervallano a timide schiarite, che però non tamponano i goccioloni e la grandine che, di tanto in tanto, si riversa selvaggiamente sulla mia macchina. Comincio a domandarmi se sia stata una scelta giusta ma, fortunatamente, poco dopo il mio arrivo a Latina qualcuno chiude i rubinetti e firma per una tregua che durerà proprio fino a poco dopo il fischio finale.
Manca oltre un’ora al fischio d’inizio e ciò mi dà l’occasione per fare un giro a 360° attorno allo stadio. Come immaginavo alcune cose sono cambiate. Manco a dirlo, ci sono i tornelli istallati in ogni settore e lo stadio sembra essere più presidiato rispetto ai tempi della C. Finito il tour raggiungo la biglietteria e, dopo aver ritirato l’accredito, entro in tribuna. Con tanto di scocciatura di dover mostrare il biglietto unitamente al documento mentre osservo i molti ombrelli che i fenomeni in pettorina gialla hanno costretto a posare in un angolo per poi riprenderli all’uscita. Hai visto mai, a qualcuno venga in mente di aprirne uno nero e portare jella alle squadre in campo. Una volta salite le scalette ecco aprirsi davanti a me lo scenario dell’impianto sportivo pontino. E pensare che la prima volta che vi entrai correva la stagione 2002-2003 ed era un anonimo campionato di Serie C2. Parliamo di un’altra epoca, tanto è vero che ricordo comunque le gradinate alquanto affollate, nonostante i nerazzurri non facessero certo faville.
Stasera il grande pubblico è chiaramente di stanza al Francioni e quando l’inizio si avvicina, i posti vuoti si contano davvero sulle punta delle dita. Si intuisce che la Nord inscenerà una coreografia; sulla balaustra è infatti presente un lungo striscione che recita: “Perché la realtà sia più bella del sogno…crediamoci!”. In tribuna scoperta, sin dallo scorso anno, si sono invece trasferiti i ragazzi di Leone Alato. Un gruppetto non numeroso ma molto combattivo che, con diverse pezze contra la tessera del tifoso, espone chiaramente il proprio pensiero. Nota di colore è la presenza tra le fila patavine di Tommaso Rocchi, sin da subito fischiato dal pubblico di casa. L’ex attaccante di Empoli e Lazio, in estate ha rifiutato di trasferirsi a Latina e ciò non è stato propriamente digerito dai tifosi pontini. Anche se, col senno di poi, possiamo tranquillamente dire che la squadra allenata da Breda non ci ha perso nulla, viste le prestazioni ben al di sotto della media del giocatore.
Nel settore ospiti per ora ci sono una ventina di tifosi biancoscudati, che verranno raggiunti da un altro manipolo di supporters veneti a partita iniziata. In totale il contingente della Fattori si aggira attorno alle quaranta unità. Le due squadre fanno il proprio ingresso in campo con Curva Nord e Tribuna scoperta che accendono migliaia di stelline di Capodanno. Una scenografia non particolarmente elaborata ma non per questo brutta. Nella zona di Leone Alato vengono accese diverse torce ed esposto lo striscione “Questo calcio schifo ci fa… fieri di essere ultras!”; il tutto sortisce davvero un bell’effetto, con il fumo che lentamente si dirada nella zona centrale del campo.
Pronti, via. Si parte. Gli ultras pontini si mettono subito in evidenza con belle manate e tanta voce. Dalla zona centrale della curva parte il tifo ed i coristi sono molto bravi a tenere vive anche le aree più periferiche scuotendo i presenti a cantare. Buona anche la prestazione in Tribuna Scoperta, con continue sbandierate, una sciarpata e frequenti battimani. Buona la partecipazione del resto dello stadio. È evidente che la Serie B ha portato parecchio entusiasmo.
Capitolo ospiti: a parte qualche coro a rispondere ed un paio di manate nei primi dieci minuti, i Padovani seguiranno la partita senza praticamente tifare. L’esigua presenza dovuta al momento della squadra e alla gara di venerdì sera ci può stare, ma francamente mi risulta sempre molto complicato decifrare il perché diverse tifoserie si facciano tanti chilometri per poi non tirar fuori tutta la voce possibile. Padova è una città che a livello calcistico ha davvero tradizione da vendere e da amante del calcio, prima che tifoso, spero sinceramente che la sua squadra riesca ad uscire indenne da questa impasse.
In campo non c’è storia; dopo i primi minuti di studio è sempre più il Latina a comandare il gioco, fino a trovare il vantaggio con il bomber Jonathas, uno che il salto di categoria non l’ha proprio sentito e sta facendo le fortune della squadra nerazzurra. Breda ha schierato una formazione che gioca molto bene al calcio, sopperendo alle assenze tecniche con una coralità che in questo genere di tornei è fondamentale. Nella ripresa arrivano anche il raddoppio, sempre di Jonathas, ed il punto esclamativo dell’ex Viviani. Il gioiellino, in prestito dalla Roma, realizza un bellissimo gol con una staffilata da fuori area. Il tutto chiaramente esalta l’ambiente.
La Nord è in ebollizione e mette in mostra una bella sciarpata prima di intonare i classici cori contro Frosinone. Il finale è tutto rivolto alla prossima trasferta, quella di Brescia. Viene esposto uno striscione per invitare i sostenitori latinensi a recarsi in Lombardia e diversi sono i cori contro gli ultras delle Rondinelle, ai quali si aggiungono anche quelli contro i gemellati milanisti. Finisce con la festa del popolo nerazzurro e la rabbia dei tifosi veneti.
Chiariamo subito quanto successo nel finale, giusto per correggere il tiro dei soliti giornalacci da quattro soldi che si auto proclamano quotidiani di alto rango (leggasi Repubblica e Gazzetta su tutte): gli ultras biancoscudati nel finale gridano “giocate senza la maglia”, senza tuttavia richiamare la squadra sotto la curva. Dopo il fischio finale sarà il tecnico biancorosso Serena (come dichiarato dallo stesso successivamente) ad invitare i propri giocatori a recarsi dai propri tifosi per prendersi la responsabilità della vergognosa prova (peraltro iniziativa più che lodevole, una volta tanto). Dopo un pacifico conciliabolo, in cui i tifosi espongono giustamente tutta la propria delusione, i calciatori lasciano le maglie sotto al settore ospiti. Quindi, tutti questi giornalettisti da strapazzo la dovrebbero smettere di piantare titoli denigratori e non veritieri come “Gli ultras fanno togliere le maglie ai giocatori”, perché non è semplicemente vero. Indossare la maglia di una squadra vuol dire assumersi oneri ed onori nei confronti della tifoseria che c’è dietro. Troppo facile esaltare i tifosi quando si vince e sputargli addosso quando si perde.
Ciò detto, posso riporre la macchinetta ed avviarmi verso l’uscita. I tuoni cominciano a riecheggiare sul cielo dell’Agro Pontino e, da là a poco, le prime gocce torneranno a scendere. La Pontina è vuota, ma un vero e proprio nubifragio nei pressi di Aprilia mi costringe a fermarmi per alcuni minuti in una piazzola di sosta. Poco male, almeno durante la partita il tempo ha retto. Torno a casa tutto sommato in poco tempo. Ci sarà forse l’occasione per vedere altre partite a Latina. Il bello di avere una squadra della propria regione in Serie B, è, in fondo, anche questo.
Testo e foto di Simone Meloni.