Un insolito match di cartello, per la Serie B, mi spinge a fare un salto nell’Agro Pontino. Al Francioni di Latina, infatti, i padroni di casa ospiteranno il Trapani. Due matricole terribili che finora hanno dato spettacolo a suon di vittorie e bel gioco, occupando prima del fischio d’inizio rispettivamente il terzo ed il quarto posto in classifica, a pochi punti dalla seconda piazza che vuol dire promozione diretta nella massima categoria.
Che la Serie B da qualche anno sia un campionato pazzo non è una novità, ma quest’anno sembra aver perso davvero ogni cognizione logica, ribaltando, parzialmente, la maggior parte dei pronostici iniziali. Così, se facciamo eccezione per il battistrada Palermo ed il concreto Empoli, a giocarsi la Serie A ci sono un’infinità di squadre che ai nastri di partenza potevano aspirare al massimo ad una tranquilla salvezza. E secondo me anche su questo va fatta un’accurata riflessione.
Le cose fatte in fretta, spesso, sono deleterie, pur dando gioia immediata. Prendiamo il caso del Latina e di una sua eventuale promozione. Ciò creerebbe dei problemi logistici al club nerazzurro. Innanzi tutto per quanto riguarda lo stadio. Il Francioni, che già quest’anno fatica ad affrontare la Serie B (anche in questa gara ci sarà il tutto esaurito a causa dell’esigua quantità di biglietti a disposizione, a fronte di una capienza di 6.500 e di una quota di 1.700 abbonati) non potrebbe sicuramente ospitare le gesta dei Pontini. Ciò comporterebbe due soluzioni: la prima, transitoria, sarebbe l’ovvio trasloco in un altro stadio regionale o attiguo al Lazio (e tra l’altro la cosa non mi pare neanche così semplice, forse solo il Centro d’Italia di Rieti potrebbe affrontare senza colpo ferire la Serie A, ma resta il fatto che il capoluogo sabino e quello pontino non sono propriamente vicini, e questo significherebbe una continua, ed esosa, trasferta per i supporters latinensi), mentre la seconda, ed a lungo andare obbligata, il rifacimento dello stadio Francioni. Ma questo vuol dire un esborso di danaro non trascurabile. Da aggiungere a quello necessario per approntare una rosa in grado di affrontare la massima serie e ad altri oneri che questo salto comporterebbe.
Esperienze passate ci hanno insegnato che affrontare la Serie A non essendone pronti può significare, nel giro di poco tempo, fallimento e scomparsa dal calcio che conta (prendiamo gli esempi di Treviso e Messina, dove chiaramente le ragioni del tracollo sono da cercare anche in altre situazioni). Infine, e solo per ordine cronologico, mettiamoci un aspetto tutt’altro che indifferente. Il Latina, sua sfortuna, fa parte di una regione che cannibalizza letteralmente il calcio a causa della presenza di Roma e Lazio. Questi due sodalizi, oltre a portar via un’ingente fetta di pubblico, ingoiano sponsor, denaro ed interesse mediatico. Se non si è pronti ad affrontarle in maniera sostanziale, si rischia davvero di rimanerne stritolati mortalmente.
In settimana, alcuni quotidiani pontini hanno riportato il progetto, da parte della società, per ampliare lo stadio rendendolo accessibile a 15.000 spettatori. Penso che solamente con un’idea oculata e dei ragionevoli tempi di attesa una squadra laziale possa ambire concretamente alla Serie A senza ritrovarsi, fra qualche anno a questa parte, a ripartire dai bassifondi del calcio italiano. La fretta, si sa, è cattiva consigliera talvolta. Questo almeno è il mio personalissimo pensiero.
Finendo di lavorare alle 13 non posso far altro che scegliere nuovamente la macchina per raggiungere Latina. Fortunatamente non c’è traffico e la Pontina scorre abbastanza veloce fino a destinazione. Già dai giornali, in settimana, avevo appreso del tutto esaurito, preoccupandomi subito sul luogo dove parcheggiare. Devo dire che invece, una volta tanto, ho avuto la prontezza di scovare un vicoletto proprio a pochi metri dall’accesso stampa, dove, tra le varie sterpaglie, lascio la macchina senza dovermi preoccupare di eventuali multe, e mi avvio verso lo stadio.
Manca poco più di mezz’ora all’inizio, ritiro il mio accredito e mi metto in coda. Fortunatamente gli steward accelerano le operazioni di controllo biglietto-documento ed in pochi minuti riesco ad arrivare al tornello superandolo agevolmente. Saliti gli scalini della Tribuna Stampa, il colpo d’occhio è di quelli importanti. Gli spalti sono gremiti di spettatori, mentre nel settore ospiti sono un centinaio i tifosi siciliani, misti tra chi ha affrontato il viaggio dall’isola e chi è invece residente fuori regione. Dopo aver tirato fuori e sistemato la macchinetta, comincio ad effettuare qualche scatto di prova; la bella giornata di sole mi permette di impostare la reflex al minimo delle sue opzioni.
Quando le squadre fanno il proprio ingresso in campo, c’è da segnalare come, in tutto lo stadio, sponda nerazzurra, non vi sia neanche una torcia o un fumogeno. In settimana la Questura ha pensato bene di applicare il Daspo nei confronti di un tifoso della Nord che, contro il Padova, aveva acceso una torcia al gol della propria squadra, oltre alle multe fioccate verso sei ragazzi “rei” di aver esposto degli striscioni non autorizzati. Siamo alle solite insomma, non si punisce un qualcosa di realmente o potenzialmente pericoloso, ma si punisce per il gusto di farlo e per spaccare il più possibile le curve ed i movimenti dove si fa aggregazione.
Il cuore pulsante del tifo pontino, ad inizio gara, espone alcuni striscioni recanti i nomi di ragazzi morti in settimana in un incidente stradale, gesto applaudito da tutto lo stadio. Nel settore ospiti invece si fa bella mostra delle sciarpe e spunta persino un pericolosissimo fumogeno. Da segnalare, tra i Siciliani, la presenza dei gemellati corallini. Le due curve cominciano a tifare in maniera più che discreta.
Sponda latinense, la Nord si esibisce con belle manate, cori a rispondere ed i classici canti anti-Frosinone che riescono a coinvolgere buona parte dello stadio. La Serie B ha portato pubblico ma, come spesso accade, la quantità non fa rima con qualità. Ed i lanciacori si dannano l’anima per coinvolgere anche i due lati della Curva che appaiono spesso inebetiti e troppo impegnati a seguire la gara. Tuttavia il blocco centrale, posto sullo striscione “Curva Nord Latina”, fa il suo dovere e riesce anche a colorare il suo settore, facendo spesso roteare le sciarpe sulle note del “Dale Boca”. In Gradinata, come sempre, sono presenti i ragazzi di Leone Alato che si divertono con varie “pogate” e colorano la propria zona con molte sbandierate. Pochi ma continui, su questo penso siano tutti d’accordo.
Capitolo ospiti: era la prima volta in vita mia che mi trovavo di fronte i Trapanesi. Chiaramente il salto tra i cadetti ha portato entusiasmo in una piazza che, solo qualche anno fa, si trovava tra i dilettanti. Al netto di tessere, repressione ed il solito fardello che il calcio moderno comporta, ritengo la loro presenza tutto sommato accettabile. Nonostante una strana disposizione, per lungo più che per largo, il loro dovere lo fanno. Battimani, cori abbastanza continui ed almeno quattro sciarpate durante tutto l’arco della gara. Diversi i cori contro tra le opposte fazioni. Ad aprire le danze sono gli ospiti che, provocatoriamente, insultano i Siracusani, amici dei Pontini. La replica latinense non si fa attendere ed arriva compatta. In Nord da sottolineare anche l’esposizione di uno striscione per i presenti nella trasferta di Brescia: “8-3-14: merito a chi c’era!”.
In campo la gara è equilibrata, anche se con il passare dei minuti sono sempre più i ragazzi di Breda a prendere il sopravvento. Il Trapani contiene e riparte raramente in contropiede. Ma il calcio si sa è sport crudele e, per certi versi, scientifico. Così la scarsa vena realizzativa di Jonathas e, soprattutto, di Paolucci, alla fine viene punita dalla zampata di Pirrone che, al 93°, sfrutta un grossolano errore del portiere latinense. Gol vittoria che fa esplodere il settore trapanese, una bella esultanza con tutta la squadra che va a raccogliere l’abbraccio del pubblico granata. Ancora qualche minuto di recupero e poi il direttore di gara fischia la fine. Sentimenti contrapposti con i Siciliani che festeggiano sfrenatamente ed i Pontini che, nonostante la cocente delusione per una sconfitta francamente immeritata, applaudono comunque i propri giocatori, autori di una buona prova e soprattutto di un campionato a dir poco eccezionale sin qui.
Arriva il momento di abbandonare lo stadio. La furbizia e la sagacia con cui si gestisce il deflusso dei tifosi in Italia fa sì che, per far uscire un’intera tribuna, si lasci aperto un solo cancello con altri due sapientemente sigillati con i lucchetti. Pertanto, dopo una lenta e snervante coda, riesco a riconquistare la strada per la mia macchina. Sorprendentemente imbocco subito la via giusta per prendere la Pontina ed in poco più di un’ora sono nuovamente a Roma. Un altro sabato di calcio e fototifo è andato, tra poche ore sarò di nuovo con la macchinetta in spalla e qualche chilometro da macinare. Perché la domenica era e resta il giorno del pallone.
Testo e foto di Simone Meloni.