Turno infrasettimanale della venticinquesima giornata e per la prima volta decido di seguire il derby laziale tra Latina e Viterbese, uno dei pochi derby in zona contrassegnato da un gemellaggio che dura ormai da diversi anni. La conferma la si ha già nei pressi dello stadio “Domenico Francioni”, dove pontini e viterbesi inneggiano ai loro colori e alla loro amicizia nel classico rito che precede la partita, accompagnando spesso questi momenti con delle torce. Quando mancano una ventina di minuti, i ragazzi si salutano e prendono la via per i rispettivi settori, con gli ospiti che inscenano un minicorteo fino all’entrata.

Calcolando che si gioca di mercoledì e che le due squadre non stanno andando benissimo (pontini che escono ed entrano dalla zona play off, viterbesi con qualche problema in più, penalizzati di due punti per ritardati pagamenti e ultima in classifica, a due punti dalla Fidelis Andria penultima), allo stadio si presenta la dignitosa cornice di un migliaio di spettatori (919 per la precisione, di cui 37 ospiti).

I padroni di casa offrono una coreografia incentrata proprio sull’amicizia tra le due tifoserie, con lo striscione “SPALLA A SPALLA” che prende il posto solitamente occupato da quello del Leone Alato, di cui viene esposto lo stendardo in balconata, accanto a quelli per gli indimenticati Stefanino e Mirko. Un po’ di pirotecnica accompagna l’immagine su di un copricurva di due appartenenti ai due diversi gruppi gemellati che si abbracciano.

Nel primo tempo, a dispetto del numero, comunque in crescita rispetto al recente passato, i padroni di casa si fanno sentire veramente tanto con cori a rispondere alternati ad altri più ritmati, accompagnanti da bei battimani e diverse torce che riscaldano ulteriormente il settore, contribuendo anche a colorarlo assieme a due bandieroni e alcune bandiere, tra le quali anche qualche tricolore. Una sciarpata, a dire il vero non troppo fitta, ma sicuramente gradevole chiude la prima frazione.

I viterbesi fanno tutto quanto in loro potere, alternando cori a qualche pausa, anche se stasera non è semplice farsi sentire, comunque si fanno notare anche per dei battimani e per lo sventolio del bandierone degli ANTICHI VALORI, un paio di bandiere ed uno stendardo. Stoici quei tifosi che nonostante il freddo pungente si mettono a petto nudo per una decina di minuti. Cori di amicizia reciproca vengono intonati su entrambi i fronti.

Nella ripresa i viterbesi espongono uno striscione per ribadire ancora una volta l’amicizia a cui replicano i pontini replicano citando la Canzone del Maggio. I viterbesi continuano ad alternare cori e pause, degni di nota ci sono i grintosi battimani a tutto settore ed il colore garantito dalle bandiere. La partita inchiodata sullo 0-0 non aiuta, ma per tutti l’importante è tifare per sé stessi e per rinsaldare questa bella amicizia. Sicuramente più continui i nerazzurri di casa, compatti al centro e con il lanciacori che li dirige magistralmente, con sostanziosi battimani ad accompagnare i cori.

Quando tutti pensano che la partita stia per terminare con un pareggio che non servirebbe a nessuno, con il Latina ridotto in dieci uomini per l’espulsione di Calabrese all’ottantacinquesimo, spunta il neo acquisto Ganz che in extremis segna il gol che porta al Latina quei tre punti che mancavano da svariate partite. Per i sostenitori viterbesi l’ennesimo boccone amaro di una stagione che sta andando sempre peggio.

Al fischio finale, nonostante la sconfitta, l’ultimo posto ed il penultimo che si allontana ulteriormente, gli ultras gialloblu fanno quadrato e con grande caparbietà cercano ancora una volta di incitare i propri giocatori per trasmetter loro quella grinta necessaria ad incassare qualche punto. Stessa scena dalla parte pontina con gli umori resi più dolce dai tre fondamentali punti per la classifica, con la squadra nerazzurra che sale al nono posto con trentatré punti, gli stessi di Monopoli ed Avellino.

Mentre le squadre ripiegano verso gli spogliatoi, le due tifoserie si scambiano ulteriori messaggi di amicizia, poi si ricongiungono all’esterno per condividere altri momenti di fratellanza. Un derby che è valso la pena vedere, nonostante le squadre, soprattutto quella ospite, non diano quanto sperato dai propri sostenitori, che però si sa, come dice il vecchio adagio, la maglia non la discutono ma la amano.

Marco Gasparri