Prosegue la serie “special guest”: in questi articoli ospitiamo questo segno di riconoscenza da parte dei ragazzi della rivista tedesca Blickfang-Ultra a cui abbiamo dato supporto logistico per il loro viaggio in Italia. Queste che seguono sono le loro impressioni e le loro foto delle partite che hanno visto.

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Davanti ai miei occhi si apre una giornata piena di emozioni. Il mio piccolo sogno di vedere i cavesi all’opera si sta per realizzare. Il celebre video “Dale Cavese”, con oltre un milione di visualizzazioni, ha fatto da preludio al mio esordio al “Simonetta Lamberti”. Certo oggi, con gli aquilotti sì al primo posto ma in Serie D, la curva non sarà piena come ai bei tempi, anche se i parallelismi con il tifo argentino saranno facilmente riconoscibili.

Per raggiungere Cava de’ Tirreni ci affidiamo come sempre al treno regionale in partenza da Salerno. Arrivando a destinazione mi aspettavo di trovare una città dormiente e svuotata, invece le strade brulicano di gente nei caffè e nei bar e la cittadina risulta assere alquanto carina e godibile. Lo stadio è a pochi passi dal centro storico e, dopo qualche giretto, lo raggiungiamo. Come prima cosa acquistiamo una fanzine degli Acid Boys, gruppo storico posizionato nei Distinti, depositando qualche spicciolo nella loro scatola per la raccolta dei fondi. Notiamo che fuori ci sono anche gli ultras della Curva Sud “Catello Mari” che stanno preparando il materiale e i tamburi. Catello Mari, per i meno informati, è un giocatore scomparso nel 2006 in seguito a un incidente stradale, mentre anche lo stadio evoca una faccenda triste: Simonetta Lamberti è infatti una bambina “accidentalmente” uccisa dalla mafia nel 1982.

Ovviamente è ben diverso vivere la gara dal vivo, rispetto ai tanti video che ho avuto opportunità di osservare in rete. Ogni dettaglio sembra più veritiero, dalle montagne che circondano lo stadio ai palazzi costruiti attorno. Essere in tribuna coperta ti permette di respirare a pieni polmoni le emozioni di questi tifosi. Ed è una delle cose migliori che ti possa capitare se sei un amante del calcio, delle curve e degli ultras.

Da un punto di vista numerico, lo stadio non è gremito. A fronte di 15.000 posti disponibili sono presenti circa 1.500 tifosi, con la curva relativamente vuota. Anche se sotto questo profilo mi aspettavo qualcosa in più, va sempre ricordato che parliamo di Serie D.

Come per magia la Sud prende improvvisamente forma a inizio gara, con una coreografia fatta di palloncini bianchi e blu, bandierone centrale e striscione che saluta l’ingresso in campo delle squadre. Questo mi ha ricordato una vecchia trasferta dei tifosi del Ruch Chorzow a Katowice, con 3.000 persone in tribuna.

Una volta scomparsi i palloncini ecco arrivare lo spettacolo pirotecnico, con tante condoglianze per chi ha dovuto inalare l’acre odore dei fumogeni. L’intero panorama alle spalle della curva scompare momentaneamente, mentre gli ultras cominciano a cantare con il corista che sale sulla recinzione a spronarli. Fantastico, in Germania sarebbe stato impensabile vedere un qualcosa di simile!

I restanti 80 minuti non sono certo meno interessanti. La Cavese doveva vincere per continuare a competere per il primo posto. E alla fine, dopo una gara tirata e ricca di contrasti duri in campo, i campani riescono a portare a casa la vittoria con il risultato di 2-1. Oggettivamente quello che si è visto in campo non è certo dei migliori spettacoli; poco male, in compenso la prestazione della curva è stata eccellente. Non saprei neanche come descrivere l’intensità, la qualità e la coerenza dei cori.

Anche il settore degli Acid Boys si è messo in mostra con un bel tifo, condito dall’utilizzo della pirotecnica. Ovvio che, considerando i loro numeri (40-50 ragazzi a tifare), non è stato facile farsi sentire, nonostante non abbiano smesso un minuto di tifare.

Al termine della gara il solito spettacolo con la squadra a festeggiare assieme al pubblico. Uscendo dallo stadio l’ultima emozione: i diversi murales, tra cui lo storico “Di padre in figlio”. Lascio lo stadio con la consapevolezza che questa sia stata “l’atmosfera migliore che io abbia vissuto”. Rimarrà nella mia mente anche la scritta “Ultras nella vita, non solo alla partita”.

È giunto così il momento di andar via. Direzione Napoli, dove, dopo un paio di birre, andiamo a dormire in attesa della giornata successiva.

Testo di Blickfang-Ultra.de
Foto di Kristina Cerniauskaitė.