Pur non essendo un estimatore assoluto delle festività natalizie, ammetto che uno degli aspetti che mi sempre mi trovava concorde è quello relativo all’interruzione dei campionati. Anche questa sana usanza è ormai caduta in disuso da qualche anno, lasciando spazio al fritto misto di partite, anticipi e posticipi che ormai funestano ogni giorno della settimana. Si gioca, dunque, a ridosso di capodanno e all’Olimpico va in scena una sfida molto importante sotto l’aspetto sportivo. L’Atalanta, prima in classifica, fa visita a una Lazio lanciatissima, che finora può vantare un ruolino di marcia di tutto rispetto, sia in campionato che in Europa. “Ovviamente”, per chi oltre al manto verde guarda questo incontro nella sua sfumatura più folcloristica, si tratta di una giornata monca, alla quale il tifo organizzato orobico non potrà prender parte causa tessera del tifoso.

Ennesima limitazione discriminatoria per gli atalantini, che sinora hanno potuto partecipare solo a tre trasferte. Va ricordato anche come quella di Roma – sponda giallorossa – è stata strumentalmente utilizzata come capro espiatorio per inibire le successive. Il motivo, francamente, non lo sa neanche chi le pensa a certe disposizioni, vale a dire gli ineffabili cervelli che siedono al tavolo dell’Osservatorio del Nulla, ai quali basta mezzo video da cui non si capisce niente per abbattere la loro mannaia repressiva. Sta di fatto che una delle tante rivalità storiche del nostro calcio viene per l’ennesima volta stroncata. In un quadro ormai sempre più disarmante e avvilente. Fa un po’ ridere, tuttavia, pensare che per il ridicolo quadrangolare della Supercoppa a Riyad, non ci saranno limitazioni e divieti, pur trovandosi di fronte bergamaschi, interisti, milanisti e juventini. Questo la dice lunga su molte cose, ma soprattutto su una: davanti al Dio denaro tutto passa in cavalleria (e infatti gli spalti saranno vuoti, sic!).

Tornando a questa serata, gli spalti restituiscono un ottimo colpo d’occhio, con circa cinquantamila tifosi presenti. L’ambiente è carico e già nel prepartita i laziali si esibiscono in un paio di sciarpate per poi mettersi in mostra con una prova vocale davvero ottima, soprattutto nella prima frazione di gioco: tanti bandieroni sempre al vento, manate compatte e cori a rispondere che coinvolgono anche la Tevere. Nella ripresa assolutamente di rilievo la fumogenata che si leva lentamente al cielo, coprendo parte dello stadio con una coltre biancoceleste. Uno spettacolo pirotecnico tutt’altro che comune in queste categorie, che rimanda a qualche lustro fa, quando soprattutto nella Capitale torce e fumogeni rappresentavano un vero e proprio chiodo fisso per entrambe le tifoserie. Nel settore ospiti poco da segnalare, se non la presenza di qualche club che, tuttavia, prima della partita prova a farsi sentire con diversi cori ostili nei confronti dei padroni di casa, come a voler dire che malgrado non ci siano gli ultras, il sentore comune rimane lo stesso anche tra i tifosi non facenti parte dei gruppi.

In campo le due squadre si spartiscono un tempo ciascuno, con la Lazio che trova il vantaggio nei primi minuti e sfiora a più riprese il raddoppio, infiammando l’Olimpico. Nel secondo tempo Gasperini butta nella mischia diversi giocatori, tra cui il fischiatissimo Zaniolo. I lombardi alla lunga escono e dopo diverse occasioni pervengono al pari nel finale. Un risultato tutto sommato giusto, che soddisfa entrambe le tifoserie. Per i padroni di casa c’è tempo per salutare e ringraziare una squadra autrice davvero di un ottimo cammino sinora, mentre non mancano i cori contro i rivali di sempre romanisti, che alla ripresa del torneo saranno dirimpettai in questo stadio, nel primo derby del 2025.

Simone Meloni