La Lazio ospita il Bologna per il posticipo della domenica sera, con l’intento di dare continuità all’ottima serie di risultati che attualmente la mantengono in scia alla prima posizione e ampiamente in corsa tra le contendenti del gruppone di testa. Per i felsinei è la seconda gara disputata all’Olimpico nell’arco di pochi giorni, dopo la vittoriosa trasferta contro la Roma, prima della sosta per le nazionali. Tra biancocelesti e rossoblù una rivalità che affonda le proprie radici ai primordi del movimento ultras – un tempo rinfocolata anche dal gemellaggio che legava gli emiliani ai romanisti – e che sicuramente mette sempre un po’ di sale in più alle sfide, ormai quasi sempre asettiche, che contraddistinguono la nostra massima divisione.
Durante gli inni che precedono il calcio d’inizio viene esposto uno striscione per Pedro, che fa eco alle dichiarazioni con cui il giocatore spagnolo ha in settimana “ringraziato” la Roma per averlo ceduto all’altra sponda del Tevere. “Pedro: la Roma ti ha tradito, la Lazio ti ha capito”: una frase ripresa da un altro celebre striscione mostrato a metà anni settanta dai laziali per Ciccio Cordova, anche lui all’epoca passato dai giallorossi ai biancocelesti (pratica sostanzialmente rara nella Capitale).
Messaggio anche sul muretto del CML, che una settimana prima (il 14 novembre) ha festeggiato i cinquantatré anni di attività. Una storia – quella del Commandos Monteverde Lazio – iniziata parallelamente ai primi vagiti dell’epopea Maestrelli, che quell’anno riporterà in Serie A i romani grazie ai gol di Chinaglia, alle invenzioni di un giovane D’Amico e a gente come Wilson e Martini. L’ossatura di quella squadra che, tre anni più tardi, si laureerà Campione d’Italia per la prima volta, sempre sotto la guida del tecnico pisano. All’epoca un lungo striscione rappresentava un gruppo che negli anni si è poi sempre riconosciuto dietro il suo acronimo, mettendosi in mostra con numerosi striscioni ironici, soprattutto nei derby (un tempo campo di battaglia incontrastato per l’esilarante e “becera” ironia capitolina).
Quando le due squadre si dispongono sulle rispettive metà campo e danno via alla contesa, anche sugli spalti inizia lo spettacolo del tifo. Con le due tifoserie che si tengono testa a suon di cori, bandiere e manate. Nella ripresa viene esposto, nello stesso momento, uno striscione per il giovane Samuele, quarta vittima del terribile incidente stradale che ha coinvolto gli ultras del Foggia di ritorno da Potenza. Entrambe le tifoserie cessano il tifo per sessanta secondi, onorando la sua memoria ed evidenziando ancora una volta l’inumanità di un sistema calcio a dir poco marcio e senza il minimo rispetto per una vita spezzata così presto. Questo sempre per ricordare chi, costantemente, si permette di fare morali agli ultras e vorrebbe “insegnare” ai tifosi da stadio “come si campa” o come si rispettano veramente i valori dello sport. Una distanza che non aveva bisogno di essere confermata, ma che ancora un volta dipinge questi grigi burocrati senza anima per ciò che sono.
In campo, dopo un primo tempo che finisce a reti bianche e con il Bologna in dieci uomini, la Lazio dilaga nella ripresa, infliggendo ai dirimpettai un secco 3-0 che la conferma ancora saldamente tra le prime posizioni, mentre ridimensiona il club felsineo, che dopo la storica qualificazione in Champions dello scorso anno, in questa stagione deve fare i conti con l’affanno del concorrere su tre competizioni.
Testo Simone Meloni
Foto Agenzia