Il 29 febbraio 2020, a pochi giorni dall’inizio del lockdown, la Lazio di Simone Inzaghi affrontava il Bologna di Siniša Mihajlović in un match che avrebbe poi portato i capitolini alla testa della classifica. I biancocelesti si imposero sugli emiliani grazie alle reti di Luis Alberto e Correa, regalando ai propri tifosi il sogno di vincere il tricolore. Di lì a pochi giorni arrivò però la chiusura del Paese e la relativa sospensione del campionato; alla ripresa la Juve reinserì la quinta marcia e conquistò il suo nono scudetto di fila con buona pace dei sogni di gloria e con qualche immancabile polemica per le scelte operate. 

Questa nuova stagione la Lazio la inizia affrontando proprio il Bologna dell’ex Siniša, ricordato sempre con tanto affetto da queste parti. Rispetto a quella partita, che sicuramente per la classifica era più importante rispetto a quella di oggi, sorprende constatare la presenza di un folto pubblico, soprattutto se si considera che si gioca in prossimità di Ferragosto: sono infatti oltre 50 mila gli spettatori, più dei 40 mila che invece in quella domenica di febbraio assieparono le tribune dell’Olimpico.

Quest’ultimo dato è ancora più sorprendente se poi ci si ferma un attimo al numero di abbonamenti sottoscritti, oltre 25 mila. In questi anni molto è cambiato nel mondo del tifo laziale: gli Irriducibili non ci sono più e la Curva è nelle mani degli Ultras Lazio, che invero hanno molto in termini di continuità storica con il precedente corso. Poco è invece mutato sul fronte societario, con Lotito ancora saldo al suo posto e con una piazza che non riesce a trovare un punto di equilibrio nel proprio rapporto, da sempre teso, con il presidente che ormai da vent’anni guida la società capitolina.

Cosa ha spinto i tifosi a riempire in massa lo stadio in questa calda giornata di agosto? Perché tanti laziali hanno dato fiducia al progetto Sarri, sottoscrivendo oltre 25 mila abbonamenti? Domande alle quali è difficile dare una sola risposta. Probabilmente ha inciso, anche, l’entusiasmo contagioso che la Roma di Mourinho ha creato in tutto l’ambiente giallorosso. A Roma il derby attraversa tutta la stagione, atteggiamento che secondo Sarri denota un approccio provinciale al calcio da parte delle tifoserie romane. Probabilmente c’è un fondo di verità, altrettanto vero però è che il calcio è contrapposizione, in campo e soprattutto sugli spalti e se togli a questo sport lo sfottò e la rivalità, resta ben poco. Ancora meno se poi pensiamo al declino che il calcio italiano ormai da quindici anni sta vivendo, paradossalmente proprio quando ha deciso di “sprovincializzarsi”, diventando sempre più incapace di regalare spettacolo sul campo e lasciando al solo tifoso il compito di continuare ad alimentare la passione verso uno sport che, al di là dei miliardi, resta invece ancora popolare in termini di comune sentire. Insomma, volendo azzardare una lettura, la tifoseria laziale (forse) come forma di reazione epidermica all’entusiasmo proveniente dalla sponda opposta del Tevere, ne ha voluto dimostrare altrettanto, nonostante una campagna acquisti che, se si eccettua l’arrivo di Romagnoli, non è che sia stata particolarmente entusiasmante.

Curva Nord e Distinti sold out, tribuna Tevere completamente gremita. All’ingresso in campo lo stadio si colora di una fitta sciarpata con bandiere a fare da sfondo. Da segnalare in Curva l’esposizione del nuovo striscione “No bullshit”. Nonostante lo svantaggio iniziale il tifo non molla un colpo e diventa lo stimolo perfetto per spingere gli atleti in campo ad una vittoria che inizialmente (dopo l’espulsione del portiere Maximiano) non sembrava così scontata ma che poi è arrivata grazie al gol del solito Ciro Immobile, ormai idolo incontrastato del popolo laziale e che, con questa marcatura, raggiunge Batistuta al dodicesimo posto dei marcatori della Serie A di tutti i tempi. Da segnalare che nel corso della seconda frazione di gioco la zona occupata dagli Ultras Lazio ha assistito alla partita a petto nudo, scelta dettata non da forme di folklore non universalmente apprezzate ma dal caldo soffocante. 

Sul fronte ospiti da Bologna arrivano circa 200 tifosi che riescono a farsi sentire in non poche occasioni, beccandosi a più riprese con il pubblico di casa. Sul finire della prima frazione di gioco dalla Curva Sud, per l’occasione aperta al pubblico di casa, un tifoso biancoceleste riesce a sottrarre ai bolognesi una pezza che comunque non riportava sigle ufficiali dei principali gruppi avversari. Il gesto scalderà ulteriormente gli animi già bollenti per il clima torrido, ma il servizio d’ordine riuscirà a portare nuovamente la calma. Al triplice fischio gli ospiti salutano la propria squadra volendole offrire fiducia al netto – anche qua – di un rapporto a monte con la società che non è proprio del tutto idilliaco.

Michele D’Urso